La "Moschea" Un iter faticoso,
qualcuno
si è messo anche di traverso
PINEROLO
«È stato un
percorso
molto travagliato,
in
certi momenti anche ostacolato con una punta di cattiveria, ma stiamo
gradualmente vedendo la famosa luce in fondo al tunnel». A parlare
così del lungo iter – oltre
tre
anni - che ha visto impegnati i promotori del centro
culturale
islamico è il suo
progettista,
Abdelhak Kchiblou, Abde per gli amici, il
geometra
38enne di origini
marocchine,
ma da 34 residente nel Pinerolese. Dimostra buon carattere e tanta
pazienza
questo tecnico nel
ripensare
ai tanti ostacoli incontrati: «È vero che da alcune forze politiche
e pseudo
testate
giornalistiche ci hanno messo più volte i bastoni
tra
le ruote, sembrava volessimo aprire un bordello anziché un luogo di
pace e preghiera - ci dice - ma il vero
problema
è che in Italia manca una normativa che regoli
la
costruzione di una vera
Moschea,
cioè di una sede
per
il culto islamico, come invece è previsto per altre fedi,
come
quella valdese o cattolica». Il che ha comportato
una
serie di inconvenienti
tecnici,
lungaggini e maggiori spese, come riferisce ancora il progettista:
«Uno degli
aspetti
più importanti, ad
esempio,
è che noi, a differenza dei luoghi di culto che
sono
esonerati, gli oneri di
urbanizzazione
li abbiamo
dovuti
pagare, oltre 60mila
euro
per la costruzione del
centro,
questo perché siamo
considerati
semplice associazione culturale.
Molti
problemi si sono avuti,
anche
la pratica di valutazione antincendio, che l'Amministrazione voleva
firmata
dai
Vigili del Fuoco, ma per una struttura come la nostra,
che
non ha impianti, non è
prevista»,
Fortunatamente
l'Amministrazione
di Pinerolo si è dimostrata collaborativa, «giustamente rigorosa ma
collaborativa e ora abbiamo potuto dare il via ai lavori».
Intanto, è già stato realizzato il cappotto termico, «E anche in questo caso come associazione - sottolinea il geometra Kchiblou - non abbiamo potuto accedere ad alcun incentivo o sgravio. Ora fondi permettendo si procederà con le opere interne. Non è facile per noi questa realizzazione, poggiata tutta sul lavoro volontario e sui contributi donati dalla comunità islamica del Pinerolese e della bassa Val Chisone, che però non è enorme, dobbiamo andare avanti un po’ per volta».
La
sede dell'associazione si
sviluppa
su circa 300 metri
quadrati:
«Ci saranno locali
per
pregare, altri per incontrarsi e parlare: il centro culturale
attuale, anche se estremamente piccolo è infatti già
un
luogo di riferimento anche per i tanti giovani africani soli o
dell'Est, come bosniaci e albanesi, che cercano lavoro o che
solamente
cercano
qualcuno con cui fare amicizia, un luogo che offra loro il riflesso
della loro
cultura».
Nell'intenzione dell'associazione c'è anche la possibilità di organizzare momenti di incontro e scambio con la città: «Questo sarà un centro culturale trasparente, aperto alla città, dove si potrà comunicare la nostra cultura, allestire mostre, organizzare corsi, conferenze e dove i nostri bambini potranno apprendere la lingua dei loro padri e dei nonni: tanti non la conoscono più, sono infatti davvero molte le famiglie immigrate che in casa oramai con i figli che vanno a scuola parlano solo più italiano.
Intoppi
permettendo, il progettista Abdelhak Kchiblou,
ipotizza
che entro l'estate il
nuovo
centro culturale islamico del Pinerolese potrebbe
essere
Concluso.
SOFIA
D'AGOSTINO, L’Eco del Chisone 17 novembre