giovedì 14 aprile 2022

 

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2. Introduzione e considerazioni generali


Introduzione


Insieme ad alcuni collaboratori che mi hanno aiutato nel presente lavoro vorremmo trarre qualche prima impressione d`insieme sui riscontri che ci sono pervenuti in risposta al questionario proposto.

Le persone che hanno compilato ed inviato la scheda da noi predisposta sono 434. Non siamo  invece in grado di quantificare il numero totale di coloro che hanno ricevuto il questionario, perché  abbiamo notizia di frequenti inoltri da parte dei destinatari a noi noti verso altri loro contatti che ci rimangono del tutto sconosciuti. Già il target a cui il questionario è stato inizialmente indirizzato è  comunque abbastanza vario e comprende: persone residenti nelle parrocchie che ho in cura e attive nei social locali; persone residenti altrove ma frequentatrici abituali della nostra zona dove spesso hanno la seconda casa o dove comunque si recano per trascorrere le vacanze; persone con cui sono venuto in contatto per motivi pastorali vari (battesimi, matrimoni, condivisione spirituale, incontri di approfondimento su temi di fede ecc.).

Il “campione” a cui facciamo riferimento in questa analisi è dunque composto da 434 persone.

 


Considerazioni generali


Un esame più analitico e specifico sarà condotto prendendo in considerazione le risposte date alle  singole domande. In questa sezione ci limitiamo ad alcune considerazioni generali relative alle tendenze emerse.

Abbiamo notato innanzitutto una persistente tendenza a qualificarsi “credenti cattolici” anche da parte di molti interlocutori che riferiscono in realtà di essersi allontanati dalla Chiesa, o di non farne parte pur vedendone, in certi casi, la positività. (cfr. a seguire il grafico del paragrafo 5.1).

 

È evidente il radicamento culturale che ancora la Chiesa Cattolica esprime nella nostra società, almeno a livello di appartenenza formale, magari legata al Battesimo ricevuto o ad una educazione familiare più o meno significativa. Si evince, inoltre, come una parte di coloro che  si definiscono agnostici, atei o credenti non aderenti ad alcuna religione, provengano in realtà da un ambiente cattolico dal quale si sono successivamente allontanati (cfr. a seguire il grafico del paragrafo 5.2).

Un altro tratto che ci sembra interessante segnalare è l’evidenziarsi di un sentire religioso molto variegato, tutt’altro che monolitico e granitico. Non ci sembra però appropriato parlare di fluidità, poiché si tratta di modi di interpretare la vita di fede e di Chiesa che hanno comunque un centro. Essi infatti si organizzano, pur con una certa libertà, intorno a contenuti, forme di pensiero e prassi condivisi nella loro sostanza. Come cercheremo di dire meglio in seguito, questa varietà è evidente non solo in relazione alla diversa posizione in rapporto alla fede e alla Chiesa che il questionario chiedeva di indicare (per esempio credente cattolico, credente allontanato dalla Chiesa, agnostico, ateo...ecc.), ma sfumature di pensiero molto diversificate emergono anche fra coloro che dicono di  collocarsi nella stessa posizione rispetto alla fede o alla realtà ecclesiale. Per esempio, fra coloro che si dichiarano cattolici pienamente a loro agio nella Chiesa, sono in realtà presenti modi diversi di rapportarsi con i temi legati alla morale o alla dottrina; così pure esistono varietà di posizioni anche fra coloro che si qualificano cattolici senza tuttavia condividere pienamente gli orientamenti del Magistero…ecc.

A questa ricchezza di sfumature ci pare collegato un processo in atto che ci è sembrato dispiegarsi  sotto i nostri occhi, almeno stando al “campione” da noi analizzato. Non siamo in grado di darne un'interpretazione quantitativa e meno che mai generalizzabile. È  un'impressione tratta dalla lettura attenta delle singole schede, condotta per capire, al di là dei numeri e delle percentuali, anche il pensiero espresso nelle parti argomentative, quelle dove liberamente si dispiegano le voci di ciascuno. Per inciso aggiungiamo che tale lettura capillare, che ha richiesto tempo e pazienza, è stata per noi un esercizio di ascolto che abbiamo cercato di condurre in umiltà e in spirito di fratellanza e che abbiamo sentito come doveroso e dovuto a fronte dell’impegno e della cura con cui molti hanno ritenuto di contribuire a questo momento di condivisione. Questo impegno e i frequenti ringraziamenti manifestati da parte dei nostri interlocutori per l’opportunità loro offerta di esprimersi, di far sentire la loro voce, riteniamo doveroso che siano letti nel quadro di una evidentissima richiesta di un maggiore coinvolgimento propositivo nella vita della Chiesa.

Tornando all`impressione di cui parlavamo, ci è sembrato di cogliere la tendenza ad uno  spontaneo superamento dei punti più critici e storicamente datati della Tradizione, sia in rapporto alla morale che in rapporto alla dottrina. Molti punti anche di quest'ultima vengono in  qualche modo “risignificati”, liberamente reinterpretati così da renderli, nella mente di chi li ha riformulati, meno confliggenti con la sensibilità contemporanea e le esigenze di “ragionevolezza” che, senza misconoscere il “Mistero”, i saperi del nostro tempo sollecitano. Rileviamo anche la serena presa d’atto di una sensibilità etica molto cambiata che richiede maggiore attenzione nei confronti di ogni diversità.

Non entriamo qui nel merito della valenza concettuale o filosofica o teologica delle posizioni  espresse. Ci colpisce invece il fatto che tutto ciò si esprima, molte volte, senza alcun intento  polemico, ma nella convinzione che la Chiesa abbia già compiuto tali passi nel senso del cambiamento. Non pochi infatti sono giunti a contestare le domande proposte nelle nostre schede e il loro riferimento a dottrine o indicazioni morali espresse tuttora dalla Chiesa, perché a loro parere farebbero invece riferimento ad una realtà ecclesiale superata, che non c'è più. Molto ricorrente è il richiamarsi alla “Chiesa di Papa Francesco”, attribuendole una portata rivoluzionaria che va molto oltre gli indubbi passi in avanti che la persona del Papa ha mosso in taluni ambiti, primo fra tutti (e assai apprezzato da numerosi nostri interlocutori) la presa di distanza dal “potere”, espressa anche a livello di immagine e di modalità comunicativa e relazionale.

Certo non mancano anche espressioni più consapevolmente ed esplicitamente critiche, che  chiedono con forza un superamento della condizione di staticità attribuita alla Chiesa a tutti i livelli. Piuttosto comune è comunque una certa indifferenza al dogma e alla dottrina, talvolta ignorati nelle loro reali formulazioni, e spesso ritenuti, in ogni caso, non determinanti ai fini dell’espressione di una fede matura.  È evidente invece l’accento posto sulla concretezza del vivere da cristiani, talvolta dimenticando che molte indicazioni morali e attinenti alla sfera pratica sono desunte dalla Chiesa proprio attingendo al deposito dottrinale; analogo distacco dalla centralità di quest'ultima dimensione è il frequente richiamo ad una Chiesa meno dogmatica e più “spirituale”.

Occorre dire, come anche il supporto grafico ci indica e come vedremo meglio in sede analitica, che questa evidente spinta al rinnovamento convive accanto ad una tendenza conservatrice (nel  nostro “campione” minoritaria) che si esprime il più delle volte in modo fideistico, cioè preferendo all’argomentazione la riproposta pura e semplice del dato dottrinale, o dogmatico, o afferente alla morale, sostanzialmente proclamandone la validità indiscussa sulla base del principio di autorità o, talvolta, attraverso citazioni evangeliche che rivelano il totale misconoscimento (non sappiamo quanto intenzionale) anche di quelle acquisizioni dell’esegesi più recente che ormai quasi generalmente vengono accettate e condivise. Ci sembra di qualche interesse segnalare anche la tendenza (non generalizzata) espressa da diversi interlocutori, che dicono di riconoscersi pienamente negli insegnamenti morali e dottrinali della Chiesa, ad una certa aggressività verbale e ad una decisa intolleranza verso chi si pone diversamente rispetto alle posizioni “ufficiali”.

Un’animosità che si manifesta, fra l’altro, nell'evidente rifiuto del dialogo e nella qualifica di eresia, quando non perfino di opera satanica attribuita all’impostazione stessa della presente indagine. Anche queste posizioni riteniamo che vadano accolte e considerate attentamente, cercando di capire, se possibile, i motivi del disagio e dell’opposizione che esprimono, e considerandole comunque come voci che hanno una loro parte nella vita della Chiesa.

Per compiutezza di informazione aggiungiamo che un analogo fondamentalismo si riscontra qua e là, ma in modo molto più circoscritto ed occasionale, anche in altri soggetti che, per lo più da un punto di osservazione esterno rispetto alla realtà ecclesiale dalla quale dichiarano esplicitamente di aver già preso le distanze, esprimono giudizi derisori e in sé non costruttivi al fine di un dialogo sereno che pure sia aperto all'accoglienza di ogni eventuale critica, osservazione, suggerimento. Tuttavia anche tali voci sono segno di un malessere e forse di una cattiva esperienza di Chiesa che sarebbe ingiusto non considerare seriamente.


Concludiamo osservando però che la grande maggioranza dei contributi si sono rivelati ispirati, anche nella critica eventuale, ad uno stile dialogante supportato da argomentazioni stimolanti, motivate e articolate.

A tutti, indistintamente, desideriamo esprimere il nostro più vivo ringraziamento.


(continua 3, il 16 aprile)