giovedì 14 aprile 2022

"VI FARO' USCIRE DAI VOSTRI SEPOLCRI"

Ez 37,1-14


In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro.
Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: “Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti”. Perciò profetizza e annuncia loro: “Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. 
L’ho detto e lo farò”». 

NOTA
Questo testo, così ricco di simboli e di immagini, è stato scritto nel sesto secolo A.C dal profeta Ezechiele in un contesto in cui i deportati a Babilonia e tutto l'Israele disperso non aveva più alcuna speranza. Ormai si sentivano come prigionieri, con il "destino" della fine di ogni speranza. In questa situazione Dio invia il profeta a compiere un annuncio che sembra una totale illusione, un progetto impossibile. 
Questo linguaggio simbolico susciterà in alcuni deportati la speranza di una vita nuova che, in qualche misura, si realizzerà con l'editto di Ciro di Persia sulla liberazione dei deportati a Babilonia.
Il linguaggio, tipico della cultura del tempo, veicolava un messaggio di fiducia verso il futuro e suggeriva di fidarsi ancora della compagnia di Dio nei momenti difficili della storia, quando sembra non esserci più speranza  di cambiamento
Non abbiamo anche noi bisogno di uscire dai nostri sepolcri ? Quali sono i nostri sepolcri?
Franco Barbero