venerdì 3 giugno 2022

La Terza Guerra mondiale in pezzi

AFGHANISTAN

Le immagini del disastroso ritiro Usa dall'Afghanistan hanno colpito l'opinione pubblica internazionale, tornata a occuparsi del Paese dopo un lungo disinteresse. Né prima del ritorno dei Talebani a Kabul, né dopo, però, la popolazione civile afghana viveva una condizione di pace e sicurezza. Secondo i dati Onu, dal 2001, anno dell'invasione internazionale per punire il regime dei Talebani che aveva ospitato al-Qaeda, sono state almeno 172 mila le vittime del conflitto. Il Watson Institute della Brown University stima che dal 2001 al 2022, le vittime civili sono state almeno 47 mila.

Dopo il ritiro della coalizione, qual è la situazione? Un attentato a Kunduz, a metà aprile, ha causato 33 vittime, ma in generale lo scenario sembra congelato. "Fa riflettere che Emergency sia arrivata nel 1999 nel Paese, con i Talebani al potere, e si ritrova nel 2022 nella stessa situazione", commenta Luca Radaelli, dell'ong fondata da Gino Strada. Per anni ha guidato l'ospedale di Kabul, uno dei tre di Emergency nel Paese. "Al momento si registra una sostanziale inversione della tendenza degli ultimi anni: mentre è sempre stato quello dell'Helmand il fronte più duro, oggi è in Panshir che si registrano focolai di resistenza ai Talebani. Che non sono mai andati via, anzi, erano sempre presenti, per anni con un governo-ombra. Alla fine, per i civili afghani, quelli delle aree rurali, i pastori e i contadini, finisce per essere un sollievo e anche le nostre attività, nonostante un primo momento di panico di tante persone in Afghanistan di fronte alla caotica evacuazione delle truppe internazionali, ha ripreso una parvenza di normalità – spiega Radaelli – il problema, però, da decenni nel Paese, è il fiume di armi che circola. Nonostante qualche iniziativa dei Talebani di sequestrarle, sono ovunque, in ogni casa. La guerra non è solo nei combattimenti militari, ma anche nelle liti familiari.

L'Afghanistan, continua l'operatore della ong fondata da Gino e Teresa Strada con Carlo Garbagnati, «già da prima del 2001, è un laboratorio che ha generato odio e divisioni, conseguenze di lungo periodo, che vediamo ogni giorno nei nostri ospedali. E adesso, con il crollo degli aiuti umanitari, la condizione dei civili è ancora più disastrosa, lo vedi dalla malnutrizione con la quale i nostri pazienti arrivano da noi».

 

Christian Elia - MILLENNIUM maggio 2022