lunedì 6 giugno 2022

La Terza Guerra mondiale in pezzi

SOMALIA

L'instabilità risale alla caduta del regime di Siad Barre e l'ultima fase è iniziata nel 2006, quando al governo internazionalmente riconosciuto si sono ribellati prima l'Unione delle corti islamiche e poi i gruppi Al-Shabaad, legati ai network internazionali del radicalismo islamista. A oggi, nonostante il dispiegamento di missioni militari internazionali e dell'Unione Africana, il governo controlla a fatica solo parte del Paese. Nel 2014 è partita l'Operazione Oceano Indiano, finalizzata a riconquistare gli ultimi territori controllati dai ribelli.

Dal 1991 si stima siano morte a causa del conflitto circa 500 mila persone. Dal 2006 al 2009 si è registrato il coinvolgimento diretto delle truppe etiopi e kenyane, in sostegno del governo di transizione. Ancora oggi, l'esecutivo di Mogadiscio tiene solo grazie all'aiuto dei militari di altri stati africani. Nel 2017 il presidente Usa Trump firmò un decreto per dichiarare la Somalia "area di ostilità attive", autorizzando così il comando militare degli Stati Uniti in Africa a eseguire operazioni antiterrorismo con minore tutela verso i civili. Così accanto alle operazioni mirate – compresa l'eliminazione del leader di Al-Shabaad – ci sono state diverse stragi di innocenti. In questi mesi, la crisi del grano russo-ucraino e la feroce siccità del Corno d'Africa stanno portando allo stremo la popolazione civile.

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

Nonostante l'accordo di pace firmato a febbraio 2019 dal governo e dai gruppi armati, la violenza è continuata senza sosta in molte parti del Paese. Secondo Msf, sebbene ci siano stati meno attacchi su larga scala ai civili, migliaia di persone vivono ancora esposte ad attacchi, violenze e omicidi, senza accesso all'assistenza sanitaria o ad altri servizi di base.

Alla fine del 2019, oltre 687.000 persone erano sfollate all'interno del Paese, mentre il numero di rifugiati centrafricani oltre confine era salito a 592.000. Il 19 aprile, il Tribunale penale speciale ha aperto il suo primo processo rispetto ai crimini di guerra e contro l'umanità commessi dal 2003. L'ultimo conflitto ha origine nel 2012, tra la coalizione di governo e le forze ribelli Séléka ed è ancora in corso. I ribelli accusavano il governo di non riuscire a rispettare gli accordi di pace firmati nel 2007 e nel 2011.

Nel 2014, con i Séléka che avevano vinto militarmente, si discusse della partizione del Paese su base etnico-religiosa, ma la comunità internazionale ha impedito la scissione. È forte l'interesse russo: Mosca finanzia un giornale e una stazione radiofonica, eventi culturali e corsi di lingua all'università. Ad aprile si sono tenuti colloqui di pace senza risultati, mentre per la guerra in Ucraina il governo di Bangui teme la partenza dei reparti della compagnia Wagner che ha reclutato.

Christian Elia MILLENNIUM maggio 2022