mercoledì 1 giugno 2022

LAVORO NERO E REDDITO DI CITTADINANZA

 Lavoro in nero e reddito di cittadinanza

Revocati duemila assegni in tre mesi

Il malcostume dilaga e sono sempre più numerosi i furbetti smascherati durante i controlli della finanza I titolari dello “stipendio Inps” sono 101.995: due piemontesi su cento. E a Torino la percentuale sale fino al 7

di Carlotta Rocci

Ricevevano il reddito di cittadinanza, una media di 500 euro tutti i mesi, e anche lo stipendio, ma chiaramente in nero. Un barista e un pizzaiolo di Chivasso sono finiti nei guai, insieme ai loro titolari perché la finanza ha scoperto il doppio gioco, che è ormai un vero e proprio malcostume ricorrente.

Il bar è in via Torino, centro pedonale di Chivasso, qui si sono presentati venerdì pomeriggio, all’ora dell’aperitivo i finanzieri e hanno scoperto i due lavoratori in nero. Uno però ha attirato in modo particolare il loro interesse, l’addetto al servizio al bar, 60 anni, infatti, risultava tra i percettori del reddito di cittadinanza. Lo stesso è successo poco dopo, in un pub con pizzeria appena fuori dal centro: due lavoratori in nero, uno che si fingeva disoccupato per ottenere gli aiuti statali. Entrambi i furbetti del reddito sono stati segnalati in procura e ora dovranno restituire le somme che hanno percepito indebitamente, all’Inps è già arrivata la comunicazione per sospendere l’erogazione. Succede ogni volta che i controlli fanno emergere qualche anomalia, ma la maggior parte delle volte — mette in evidenza la banca dati dell’Inps — succede per «mancanza dei requisiti di residenza e cittadinanza». Dall’inizio dell’anno a fine marzo sono già 2.101 gli assegni revocati in Piemonte dove i titolari di reddito di cittadinanza sono 101.995, due piemontesi su cento, ma in provincia di Torino la percentuale sale al 7 per cento. Tra chi ha perso il diritto al reddito ci sono, ad esempio, i furbetti incastrati dalle indagini del reparto operativo speciale della polizia municipale di Torino che a febbraio avevano scoperto una maxi truffa da 6 milioni di euro e segnalato in procura 960 persone. Le indagini erano partite un controllo su un cittadino rumeno, sorpreso a un bancomat a effettuare prelievi con diverse carte di pagamento elettronico. Un controllo a tappeto sui dati forniti dall’Inps aveva fatto emergere come tutti gli intestatari dichiarassero un Isee pari a zero e la residenza in via della casa comunale 3, a Torino. Oltre trecento persone finite in quell’inchiesta risultavano vivere fuori dal territorio nazionale. Molti avevano altre fonti di reddito, ovviamente non dichiarate.

Vivevano invece a Chivasso i due lavoratori controllati ieri dalla finanza. Dovranno restituire quanto non avrebbero mai dovuto percepire dallo Stato ma saranno assunti dal datore di lavoro che aveva accettato di assumerli in nero: la legge prevede infatti una multa per i titolari delle attività e l’obbligo di metterli in regola.

La Regione ha lavorato a un progetto per mettere un freno alle situazioni irregolari. A novembre 20mila percettori del reddito, infatti, avevano firmato un patto per il lavoro accettando di essere chiamati a frequentare percorsi di formazione per un massimo di 200 euro per aiutarli a cercare un lavoro, un progetto finanziato con quattro milioni di euro e gestito con la collaborazione dei centri per l’impiego, i cui corsi si stanno attivando in questi mesi.

La Repubblica, 22 maggio