lunedì 7 aprile 2025

Gesù perde le staffe davanti al mercato del tempio

 

Noi oggi diremmo che lo spirito profetico di Gesù suscitò in lui un moto incontenibile. In qualche modo “perse le staffe” davanti a questa profanazione. In questo egli conosce lo sdegno che troviamo nelle pagine di Isaia, Geremia, Amos e Michea.

Mentre Gesù, nei Vangeli di Marco, Matteo e Luca, accusa di aver fatto della “casa di preghiera” una spelonca di ladri, Giovanni parla di “una casa di commercio”, cioè una bottega.

 

Oggi come ieri

Storia di ieri e storia di oggi. Accanto alle grandi chiese, ai santuari e alle basiliche, la bottega è il commercio prosperano. Quando si inventa qualche apparizione o si proclamano nuovi santi o sante, ormai esiste già un commercio ben consolidato. I santi e le madonne sono i grandi “bottegai” della chiesa cattolica è procurano sempre un bel giro d’affari... Seguire Gesù vuol anche dire lottare contro i mercanti del tempio, oggi tanto incoraggiati dalle gerarchie vaticane.

 

Liberazione dal tempio

Ma il redattore del Vangelo di Giovanni non vuole soltanto offrirci un’informazione storica: egli, collocando l’episodio all’inizio del Vangelo, intende conferirgli il significato di “una porta di ingresso”, di “una chiave di lettura” dell’intero evangelo.

Per Giovanni questa è la cacciata dei venditori, è la “purificazione del tempio”, ma ancor più è la liberazione dal tempio. Il tempio, con le sue strutture e le sue gerarchie, con le sue regole e i suoi ritualismi, presume di essere la casa di Dio, il luogo centrale o addirittura esclusivo della fede.

Questo linguaggio, che mette a nudo le perversioni del tempio, che lo desacralizza, non costituisce soltanto una motivata polemica contro le presunzioni e le oggettive ipocrisie delle “strutture religiose”’, ma rappresenta un “manifesto della libertà” dal tempio.

La fede non è perimetrata da qualcuno che “governa” gli spazi del sacro, che stabilisce chi è fuori e chi è dentro. Siamo liberi/e dal tempio e dai suoi funzionari perché la fede è oltre il tempio.

Non è il caso di perdere tempo in sterili polemiche contro “i governatori e i sommi sacerdoti del tempio” e delle chiese, ma, senza escludere nessuno dal dialogo, occorre coltivare un cammino di fede che non accetti le categorie del fuori e del dentro dettate dall'alto, imposte dall'alto.

 

Il dono della libertà

Proprio mentre mi è arrivato improvviso il provvedimento vaticano, la mia comunità ha ringraziato con me Dio per la libertà che in questi anni ci ha donato e verso la quale ci accompagna ogni giorno.

Sento, al-di-là di ogni diktat vaticano, la gioia di continuare a fare il prete come ho sempre fatto nella celebrazione dell’eucarestia, nella predicazione, nell’amministrazione dei sacramenti. In questi giorni  ho constatato che, purtroppo, esiste ancora qualche faraone ecclesiastico che si illude di impedirmi l'esercizio di un ministero che sento “piantato nel mio cuore” come un albero dalle radici profonde. Voci che lascio cadere nel nulla.

La liberazione interiore dal “dominio del sacro” e dal potere paralizzante degli apparati ecclesiastici conferisce alla nostra vita una gioia profonda e alla nostra testimonianza spazi nuovi. Quando l’evangelo libera i nostri cuori, davvero l’unica autorità che conta è la Parola di Dio e l’unico sentiero che ci coinvolge è il dialogo, la solidarietà, la pace.

Lo “spazio di Dio” è davvero altro dai recinti spesso chiusi, dottrinari, monotoni, custoditi dalla casta gerarchica. Il vero “santuario”, ci dice Giovanni, è là dove si fa corpo con Gesù, con la sua strada, con la sua preghiera, con la sua fiducia in Dio, con la sua prassi quotidiana di condivisione.

Questo “santuario” vive un po" ovunque, senza confini, nelle parrocchie, nelle comunità di base, nelle vie del mondo, tra gli scomunicati e i sospettati, tra i gruppi che le gerarchie emarginano...

Gesù proclama questa sovrana libertà e ci libera dalla dipendenza dal sacro oppressivo. Quando sento nella chiesa che qualche gerarca traccia perimetri e confini, oggi serenamente sorrido.

 

Una strada più impegnativa

Ma questa è una strada insieme liberante ed impegnativa, perché occorre vivere fuori dalle tutele dell’autorità la propria dedizione all’evangelo e le proprie responsabilità. Amo sempre pensare che, come cristiani/e, siamo invitati a vivere sulla soglia, sulla strada, sulla poîta di casa.

Da una parte è fecondo mantenere salde radici nel solco della esperienza ecclesiale, dall'altra il vivere sulla soglia ci permette di ascoltare le voci della strada, di partecipare al “moto della vita"’, di vedere oltre i “sacri recinti”’.

 

Ringraziamo Dio

C'è davvero di che benedire Dio. Un numero crescente di donne e uomini credenti non ha più bisogno di essere riconosciuto, approvato, autorizzato e benedetto da un’autorità gerarchica. Sa compiere le proprie scelte e assumere le proprie decisioni dentro una reale pratica del dialogo, ma senza più chiedere permesso a poteri sacrali e burocratici. La chiesa è là dove si ascolta la Parola di Dio e ci si muove sulle tracce di Gesù. Nessuna autorità umana può circoscrivere l’azione di Dio nei  cuori delle persone.

Il teologo cattolico Eugen Drewermann ce lo ricorda in modo semplice e tagliente: “Sta solo a noi vivere quel poco di verità che sentiamo, pensiamo, conosciamo e di cui, pertanto, siamo pure responsabili. Un singolo essere umano sarà pure fallibilissimo. Eppure merita  infinitamente più fiducia di un Magistero che sbaglia tutto già per il fatto che pretende di essere infallibile. Nessuna libertà, finché crede di essere bisognosa di un permesso da parte di una qualche autorità ecclesiastica, può essere considerata reale. Nessuna obbedienza di gruppo... promuove l’umanità “ (La fede inversa, Edizioni La Meridiana, pag. 94).

Forse dobbiamo lavorare e pregare più intensamente perché, anche nelle chiese cristiane, cresca la libertà dei figli e delle figlie di Dio, sapendo che purtroppo “l’istituzione si allontana dalla discrezione di Dio e si arroga un potere che mira a rendere Dio visibile nella sua organizzazione” (Christian Duquoc). Se il cammino da una chiesa dominata da una gerarchia ad una comunità ecclesiale in cui le differenze siano accolte e valorizzate nel dialogo e nel confronto è ancora lungo, è anche vero  che esso è inarrestabile ed ha bisogno dell’impegno di ciascuno/a di noi.

Chi sente sopra di sé e dentro di sé il sole della libertà che viene da Dio, chi accoglie la Sua azione trasformatrice, non cerca nessuna benedizione umana e cammina fiducioso sulla strada di Gesù.

 

Franco Barbero, Savigliano 1969

Lettera ai Governi

Basta con l’invio degli F-35 a Israele

 

Con una lettera cofirmata, 230 organizzazioni della società civile internazionale - che hanno sede in un Paese partner del programma militare Joint Strike Fighter (JSF) per l'acquisto e l'assemblaggio dei cacciabombardieri F35 della Lochieed Martin - hanno chiesto ai propri governi di interrompere la collaborazione militare (in particolare relativamente agli F35) con Israele e «hanno intrapreso anche azioni legali per mettere i propri governi di fronte alle proprie responsabilità sulla complicità nei crimini di Israele a Gaza».

La lettera denuncia un uso massiccio illegale dei velivoli su tutta la striscia e anche in Ccisgiordania; sottolinea i silenzi dei paesi alleati di fronte alle varie e gravi forme di violazione del diritto internazionale perpetrate da Israele anche con questi aerei; alcuni governi partner del Programma F35 (Canada, Danimarca, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito) si sono sentiti costretti a limitare le forniture di armi a Israele, consapevoli del loro impiego nel genocidio dei gazawi.

Per parte italiana hanno firmato l'appello Reti Italiana Pace e Disarmo, Amnesty International Italia, ARCI, Associazione Percorsi di pace, ACLI, AssoPacePalestina, Beati i costruttori di pace, Centro Studi Sereno Regis, CIPAX, CNCA, Emmaus Italia, Fondazione Finanza Etica, Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, Movimento Internazionale della Riconciliazione, Movimento Nonviolento e Un Ponte Per… Per la lista completa delle organizzazioni aderenti: https://t.ly/LTPcG. Di seguito il testo della lettera.

 

Vi scriviamo come gruppo di Organizzazioni dei Paesi partner del programma globale del cacciabombardiere F-35 - insieme ad altre Organizzazioni che sostengono questa nostra presa di posizione - per chiedere ai nostri Governi di fermare immediatamente tutti i trasferimenti di armi, diretti e indiretti, a Israele compresi quelli relativi agli aerei da combattimento F-35, i loro componenti e le loro parti di ricambio.

Dopo 466 giorni di offensiva militare israeliana a Gaza, accogliamo con favore il cessate il fuoco limitato entrato in vigore il 19 gennaio e chiediamo ai nostri Governi di sostenere ogni sforzo per porre fine in modo permanente alle atrocità in corso. Gli ultimi 15 mesi hanno dimostrato con devastante chiarezza che Israele non si impregna a rispettare il diritto internazionale. La fragilità del cessate il fuoco a Gaza evidenzia il rischio di ulteriori violazioni e dunque la necessità di interrompere le esportazioni di armi verso Israele, compresi gli F-35. Ciò è sottolineato anche dal continuo uso illegale da parte di Israele di aerei da combartrimento militari nella Cisgiordania occupata, in particolare a Jenin.

I Paesi partner del programma F-35 non sono riusciti, individualmente e collettivamente, a impedire che questi aerei venissero utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, in particolare con evidente chiarezza nei Territori Palestinesi occupati, crimini internazionali, nonostante le prove schiaccianti a riguardo. Gli Stati non sono stati disposti a rispettare i loro obblighi legali internazionali e/o hanno sostenuto che la struttura del programma F-35 implica l’impossibilità di applicare controlli nei confronti di qualsiasi utente finale, rendendo così l’intero programma incompatibile con il diritto internazionale.

Il bombardamento e la distruzione senza precedenti di Gaza da parte di Israele hanno portato a incommensurabili sofferenze umane, devastazioni ambientali e catastrofi umanitarie. La Corte internazionale di giustizia (CIG) ha ordinato a Israele misure provvisorie per prevenire il genocidio contro il popolo palestinese a Gaza nel gennaio 2024.

Nel dicembre 2024, um’indagine di Amnesty International ha concluso che Israele ha commesso e sta commettendo un genocidio contro i palestimesi di Gaza e Human Rights Watch ha riferito che «le autorità israeliane sono responsabili del crimine contro l'umanità di sterminio e di atti di genocidio».

Un cessare il fuoco temporaneo non significa la fine delle violazioni del Diritto internazionale da parte di Israele né annulla il rischio consolidato che i trasferimenti di armi a Israele possano essere utilizzati per commettere o facilitare tali violazioni. Ciò include, ma non si limita a, l'occupazione e l’annessione in corso di Israele dei territori Palestinesi, che la Corte internazionale di giustizia (CIG) ha già concluso essere illegale.

Israele ha ucciso più di 46.707 persone a Gaza e si stima che i resti di altre 10.000 persone siano ancora sotto le macerie.

...Tu, il Signore anche dei miei desideri

 

O Signore, davanti a Te

metto ogni mio desiderio,

come dice il salmista.

Trovo nel mio cuore

tanti deesideri, tantissimi.

Sono un uomo, e Tu lo sai,

che ha molti desideri.

Ebbene, prima di tutto

non Te li nascondo,

ma te li "apro" davanti.

Voglio mettere davanti a Te

questo mio cuore

pasticciato e pasticcione.

So che non tutti

sono desideri buoni;

ce ne sono di medicri

e di cattivi.

Ma, Signore, davanti a Te

vorrei essere un libro aperto,

senza fingere o nascondere.

 

Guarda, o Padre,

questi miei desideri

e fa' che io accetti

di confrontarli

con la Tua volontà.

 

Soprattutto che io accetti

anche la conversione profonda

e radicale dei miei desideri.

Anche'essi hanno bisogno

di essere evangelizzati

e salvati da Te,

nel confronto continuo

con la vita di Gesù,

Tua Parola vivente.

Se i desideri del mio cuore

sono bassi e meschini,

Tu puoi cambiare corso

alle acque profonde e inquinate

che trovi in me.

Se i miei desideri sono buoni,

mi libererai dall'illusione

di scambiarli con la Tua volontà.

che e' ancora sempre oltre,

che è sempre ancora altro da me.

Signore, Dio appassionato,

Dio dell'amore smisurato,

fa sgorgare nei nostri cuori

torrenti di desideri

secondo la Tua volontà.

 

Con il trascorrere degli anni

in me il prato dei desideri

è rimasto sempre fiorito.

Grazie, o Padre,

di questo dono dolcissimo!

Ti prego per tutti coloro

che non desiderano più nulla,

che hanno visto inaridirsi

l'albero dei desideri.

Signore, Dio della vita,

ripianta ed innaffia

il Tuo giardino.

 

Grazie della parola di Gesù':

"Beati quelli che desiderano ardentemente

quello che Dio vuole:

Dio esaudirà' i loro desideri".

Signore, accetto la Tua signoria

su tutti i miei desideri;

anche se essa comporterà

un conflitto dentro di me.

Possa essere così

con il Tuo aiuto.

Signore, fammi vivere

con il desiderio appassionato

di cercare e di compiere

la Tua volontà.

 

Scritta con queste mie mani nel 1979 e stampata nel 1987 nel libro Essere semplici è possibile.