La samaritana e il
samaritano
GESÙ: UN DISTURBATORE
Commento alla lettura biblica - domenica 1° febbraio 2009
21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio
di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22Ed erano
stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e
non come gli scribi.
23Allora un uomo che era nella sinagoga,
posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24«Che c'entri
con noi, Gesù Nazareno?
Sei
venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
25E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da
quell'uomo».
26E lo spirito immondo, straziandolo e
gridando forte, uscì da lui.
27Tutti furono presi da timore, tanto che
si chiedevano a vicenda:
«Che
è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli
spiriti immondi e gli obbediscono!».
28La sua fama si diffuse subito dovunque
nei dintorni della Galilea (Marco 1, 21-28).
Diciamo la verità: nel Vangelo di Marco, così fresco e
stringato, ci sono versetti che si leggono e si rileggono con crescente
meraviglia. Per me, nella rilettura degli anni della mia vita, è come se
ritornassi su un dipinto già visto. Ogni volta scopro una pennellata, un
colore, un particolare inedito. Ne resto sorpreso. Credo che capiterà anche a
te, caro lettore e cara lettrice di queste poche e semplici righe. Gesù, più lo
guardi, più lo ascolti, più cerchi di seguirne le tracce, diventa ogni giorno
più vivo, più “autorevole”, più significativo. Quello che di lui, delle sue
parole e della sua vita quotidiana riusciamo a sapere, interpella sempre di più
i nostri cuori, entra sempre più in profondità nella nostra esistenza. In un
mondo in cui i palazzi dei poteri sono pieni di persone loquaci, frivole e
prive di spessore morale e intellettuale, le parole e i gesti di Gesù ci
aiutano a ridefinire, a ritrovare il senso di questa parola: “autorità”. Come
ci suggerisce la stessa radice latina, è autorevole la persona che “fa
crescere”, la cui vita diventa per noi un invito al cambiamento, alla
maturazione nella responsabilità, un riferimento di qualità di cui senti di
poterti fidare. Noi, proprio dentro la vita di ogni giorno, avvertiamo a volte
l’autorità che certe persone incarnano, senza essere socialmente collocate in
posti di prestigio e di potere. Esiste, quindi, anche una autorità che è
puramente burocratica, cioè priva di autorevolezza. Pensate a tanti “burattini”
che abbiamo al governo e nella chiesa.
A
Cafarnao
Per ben due volte gli ascoltatori, meravigliati rilevano - ci
dice il testo - l’autorità di Gesù. Più volte nei Vangeli si fa accenno o si
sottolinea l’autorità di Gesù. La sua predicazione “autorevole” non è un
“bla-bla” generico, ripetitivo, astratto, fumoso. Egli parla a persone concrete,
in situazioni precise, di fronte a persone che ascoltavano maestri lontani dal
loro vissuto o ripetitori pedissequi di leggi e di tradizioni. Forse queste
persone avevano più volte ascoltato dei maestri ciarlieri, dei venditori di
fumo e di illusioni. Molto spesso anche a Cafarnao il popolo aveva subito i
lunghi discorsi delle autorità politiche e religiose. Quante promesse mai
realizzate..., quante leggi e leggine imposte e ribadite... C’era di peggio
nell’esperienza di questi abitanti di Cafarnao. Più volte avevano dovuto
constatare il disinteresse delle autorità per la gente semplice e ricordavano
benissimo i nomi di tante persone costituite in autorità che si erano
arricchite sulle spalle del popolo.
Avevano approfittato della loro posizione per costruirsi dei
privilegi. Tutto questo era, purtroppo, molto vero e pesante, molto evidente ai
cittadini di Cafarnao. In realtà avevano anche conosciuto, sia pure più
raramente l’altra faccia della medaglia. Qualcuno ricordava di aver ascoltato
Giovanni, il profeta battezzatore.
Quello davvero era un uomo “autorevole”, un uomo coerente,
dedito alla causa del popolo e alla causa di Dio. Così pure alcuni maestri
della legge e alcuni farisei erano dei veri esempi di vita nella fedeltà a Dio
e ai poveri. In Gesù questa dedizione a Dio e al popolo brillava di luce tutta
particolare. In lui questa gente di Cafarnao vide i tratti concreti di una
persona autorevole. Si potrebbe dire che in Gesù videro il ritratto dell’autorità
in senso biblico, costruttivo, liberante. Il testo non è poi così lontano da
noi. dai nostri problemi di oggi.
Sei
venuto a rovinarci?
Questa frase va situata e letta nel contesto culturale del
tempo. L’uomo con uno spirito immondo nel linguaggio biblico rappresenta una
persona sofferente, bloccata, segnata da qualche vissuto angosciante... Gesù lo
incontra, vuole proporgli una via d’uscita, vuole sollecitarlo a riprendere in
mano la sua vita. Gli addita la possibilità di una liberazione (Esci..."),
ma gli rivolge anche un forte appello alla responsabilità.
L’immagine dell’uomo posseduto dallo spirito immondo designa,
sempre nel codice linguistico del tempo, la situazione di chi è insieme schiavo
e complice delle proprie angosce, sofferenze, abitudini, immaturità,
indecisioni. Ci si può accomodare, ci si può ritagliare una nicchia anche
dentro le proprie sofferenze e ci si può rassegnare ad una esistenza schiava di
abitudini, di routine, di luoghi comuni, priva di slanci verso un futuro
diverso. Forse potremmo dire che oggi il più grave e diffuso “spirito immondo”
è lasciare che altri pensino e decidano per noi, accodarci alle maggioranze,
lasciarci svuotare l’anima e il cervello dai ciarlatani che fanno di tutto per
distoglierci dalle nostre responsabilità, impedirci il pensiero critico e
invitarci al “lasciamo le cose come stanno”.
Disturbatore
della quiete
Incontrare davvero Gesù significa fare i conti con un
insuperabile disturbatore delle nostre pigrizie, delle nostre facili comodità,
dei nostri accomodamenti. La parola di Gesù ci raggiunge nelle pieghe più
nascoste e profonde del nostro animo e non ci dà tregua. Illumina quegli angoli
che noi vorremmo lasciare nel buio per non fare fino in fondo i conti con noi
stessi. Davvero Gesù è un disturbatore che sconquassa, scopre altarini,
privilegi, presunte virtù. Il suo messaggio non ci dà scampo e il suo invito al
cambiamento scatena in noi uno sconvolgimento, un travaglio, una
destabilizzazione che spesso vorremmo risparmiarci. A volte ci diciamo:
“Stavamo meglio prima... il Vangelo esige da noi un cammino piuttosto scomodo e
disturbante”.
Se vogliamo aprirci al messaggio del Vangelo e togliere dai
nostri cuori gli “spiriti immondi” dell’egoismo, della superficialità, della
rassegnazione, dei pregiudizi, delle pigrizie... dobbiamo accettare questo conflitto,
questa dimensione “disturbatrice” della fede. Credere nel Dio biblico è un po’
sempre rimetterci in viaggio come Abramo.
Certo, la fede conosce e ci regala spesso l’esperienza della
gioia, del conforto, del sostegno. È più che mai vero. Ma resta necessario non
sottrarci al salutare “travaglio della liberazione” che Gesù testimoniò prima
con la sua vita che con il suo insegnamento.
__________________
Aiutami, o Dio
O
Dio,
aiutami
ad aprire il cuore alla Tua parola di profonda consolazione e di calda compagnia.
Ma stammi vicino quando, per amore di una falsa pace, faccio orecchie da
mercante per non mettere in discussione quei “territori” della mia vita che non
voglio convertire al Vangelo, all’amore, alla solidarietà.
(continua)