sabato 26 luglio 2014

UNA RISPOSTA

Caro Saverio,

come lettore molto attento mi scrivi che, mettendo a confronto cinque miei commenti di uno stesso brano biblico, hai trovato cinque riflessioni assai diverse. Le hai apprezzate ma sottolinei, con una certa sorpresa, la loro diversità a partire dal medesimo testo.

Credo abbia compiuto una  constatazione documentata che condivido volentieri. Ma perché succede questo? Per il semplice fatto che la Scrittura è la testimonianza di persone credenti sempre storicamente situate. Noi lettori e lettrici siamo, a nostra volta, situati in contesti diversi.

Una parabola, un gesto di Gesù, un detto... non possono essere semplicemente "riprodotti", scopiazzati. Faccio un esempio: seguire Gesù oggi vuol dire mettere la sua fede e la sua opera a fondamento del nostro cammino. Ma nel mio quotidiano non posso copiare Gesù: debbo tradurre nell'oggi, con creatività, l'indicazione orientativa di Gesù, non copiare i suoi comportamenti. Questa è la responsabilità che porta ad una lettura consapevole della Bibbia. La parola biblica cresce con chi la legge. In questo senso, scrivevo 40 anni fa che la fede va reinventata.

Ad ogni stagione storica l'albero della parola biblica rifiorisce e noi piantiamo il granello di senape in terreni diversi, con interrogativi diversi. Siamo uomini e donne diversi dal tempo di Gesù.

Una stessa pagina della Scrittura produce fecondità in mille modi differenti, se la legge un giovane nel pieno delle forze, una donna umiliata, un ecologista, una persona malata, una comunità della liberazione... Le parabole, se posso esprimermi un po' semplicisticamente, raccontano un panorama, un quadro umano. Ebbene, un panorama ed un quadro non trasmettono sempre le stesse emozioni e riflessioni a chi li osserva. Abbiamo occhi, domande, bisogni, sensibilità diverse. Ognuno/a di noi è un piccolo universo in permanente mutazione e Dio, il Suo mistero, ci affascina, ci inquieta, ci parla in modi sempre diversi.

Anni fa, nel mio libro Mistica e politica, mi occupai del processo interpretativo con un altro rischio, quello della attualizzazione ad ogni costo, che incontrano certe esperienze, pur altamente positive, di lettura biblica. Prendere sul serio la storicità di un testo e la nostra responsabilità di oggi è operazione necessaria per non ridurre la Bibbia ad un manuale pronto all'uso. Attualizzare, nel senso di ricavare direttamente dalla Bibbia i nostri comportamenti o le risposte ai nostri problemi, costituisce un'operazione impropria.

Caro Saverio, in un prossimo "dialogo" ti proporrò una considerazione più approfondita. La Bibbia è un pozzo: più vai in profondità e più trovi l'acquafresca.


Ti abbraccio forte.

don Franco