lunedì 24 novembre 2014

QUANDO LA MANIPOLAZIONE BIBLICA CREA UN DOGMA

Nel corso biblico che svolgo a Torino ho dato grande rilievo al lavoro ermeneutico ed esegetico che da secoli si svolge attorno al Vangelo di Giovanni.
Nelle ultime settimane avrete trovato su questo blog alcuni studi che ho citato per collocare le espressioni controverse in un contesto interpretativo corretto.
L'espressione del Vangelo di Giovanni al capitolo 10, 30 suona così: "Io e il Padre siamo una cosa sola". Spesso si è letto questo versetto come la identificazione di Gesù con il Padre, sul piano ontologico. Così si è costruito il castello dogmatico di Gesù ontologicamente divino, cioè Dio sul piano dell'essere.
Il senso, come l'esegesi più seria e rigorosa documenta, è funzionale. Si tratta, come il contesto evidenzia, di illustrare l'intimità profonda di Gesù con il Padre, il suo aderire pienamente alla volontà di Dio. Gesù cercò in tutta la sua esistenza umana di realizzare la volontà di Dio e l'evangelista registra il fatto che in lui si poté constatare la perfetta unità di intenti con Dio.
Gesù non è quindi sostanzialmente Dio, ma realizza la volontà di Dio, per noi cristiani, in modo unico ed esemplare.
Roger Haight nel suo "Gesù simbolo di Dio"(Campo dei fiori Ed.), riprende costantemente il teocentrismo di Gesù e il fatto che la metafora "figlio di Dio" esprima la missione particolare che Dio ha affidato a Gesù.
Franco Barbero