martedì 23 maggio 2017

Un centro di ricerca per studiare la spiritualità

Agli studenti non basta imparare nozioni e passare esami. Devono coltivare anche la spiritualità. Le religioni sono un fattore positivo e di unione, così come l'etica laica. Ne è convinta la docente di diritto ecclesiastico Ilaria Zuanazzi, che con altri prof ha dato vita, in Università, al «Centro di ricerca Studi di spiritualità». Il primo atto sarà un questionario per studenti, prof e personale sulla dimensione spirituale. Il centro dispone già di un finanziamento della Fondazione Crt, 15 mila euro per borse di studio, e sarà presentato oggi al Campus Einaudi con un convegno dal titolo provocatorio: «Spiritualità, a che serve?».
Un giurista, un matematico, un filosofo, una biologa, un medico, una mediatrice culturale e un medico delle piante, di varie religioni, racconteranno l'importanza della spiritualità nelle loro professioni. «In altre occasioni parleremo della spiritualità atea. La nostra prospettiva è assolutamente laica, per il confronto e il dialogo», aggiunge Zuanazzi. Che lamenta come negli atenei italiani la spiritualità sia un tema poco trattato «per il pregiudizio che laicità significhi assenza delle religioni». Il centro è stato approvato ("all'unanimità", sottolinea la prof) da tre dipartimenti: Giurisprudenza, che già organizza il corso di diritto comparato nelle religioni cristiana, hindu, ebraica e musulmana, Filosofia e Scienze dell'Educazione, e Agraria. Se arriverà l'ok dal cda, diventerà un centro interdipartimentale. Ma cosa c'entra la spiritualità con l'agricoltura? «C'entra - dice Luca Battaglini, docente di sistemi di allevamento -. L'attenzione all'ambiente, ad esempio nei pascoli di montagna che richiamano anche giovani, ha componenti spirituali, che non ci si aspetterebbe nei contesti più intensivi. Ne parla anche l'enciclica Laudato Si».
Il centro avrà un approccio diverso dallo studio della storia delle religioni: sarà sull'attualità. «Immagino incontri itineranti con gli studenti, in cui a turno ciascuno invita gli altri nel proprio luogo di culto». Ma cos'è la spiritualità? «Una definizione univoca non c'è - ammette -, la considero il contatto con la dimensione più profonda di sé. Poi ognuno ci trova risposte diverse». Tra le attività già in programma ci sono laboratori su bioetica, ambiente, relazioni famigliari e sul rapporto tra religioni e donne. «Potremmo parlare anche della violenza che usa la religione per giustificarsi». L'indagine partirà a breve, con un questionario al Campus Einaudi. Sarà un censimento, spiega la coordinatrice, la sociologa Stefania Palmisano, delle esigenze spirituali della popolazione universitaria. Si chiederà se c'è l'esigenza di sala di preghiera, se l'università influenza la fede, se si vuole che si parli di questi temi in un'aula accademica. L'iniziativa ha già ottenuto varie collaborazioni, dal Sermig ai valdesi, ai centri di cultura islamica. «Ottimo - dice don Luca Peyron, responsabile della pastorale universitaria -. In un luogo in cui si coltivano i saperi, è giusto che sia considerata la dimensione spirituale». [F. ASS.]

(La Stampa 17 maggio)