sabato 22 luglio 2017

IL SOGNO DI PROIBIRE LE ARMI NUCLEARI



Nel silenzio assoluto presso il Pa lazzo di vetro di New York si sta  consumando un passo impor tantissimo per la storia dell’uma nità. Se ne parla sottotraccia, quasi clandestinamente, soprat tutto in Italia perché a quanto pare que sta linea del silenzio è stata adottata dal le potenze nucleari cui l’Italia è fedelmen te allineata ospitando sul proprio suolo depositi di armamento nucleare statuni tense in ambito Nato e di cooperazione militare.

Le grandi potenze sono assolu tamente contrarie a quanto sta avvenen do in sede Onu ma, non essendo materia del Consiglio di Sicurezza, non possono nemmeno opporre il diritto di veto. Pe raltro giova ricordare che le nazioni che possono giocare quell’incomprensibile Jolly antidemocratico del diritto di veto corrispondono esattamente alle potenze storiche che producono e detengono ar mamenti nucleari.

Comunque la sessio ne, che terminerà il 7 luglio, vuole dare compimento a una Risoluzione dell’As semblea Generale del 23 dicembre scor so che stabilisce di avviare negoziati col compito di adottare «uno strumento le galmente vincolante per proibire le armi nucleari e volto alla loro totale proibizio ne». Peraltro resta incomprensibile come sia stato possibile che, pur all’indomani di Hiroshima e Nagasaki, in cui le armi nucleari si rivelarono come le uniche armi realmente di distruzione di massa, ci si sia concentrati (pur lodevolmente) sulle armi batteriologiche (messe al bando nel 1972) e quelle chimiche (1993), sulle mine antipersona (1997) e sulle cluster bombs (2008). Ma – giova ribadirlo – le armi nucleari sono le più devastanti di tutte, le più inumane perché in grado di colpire aree molto vaste, in maniera indiscrimi nata, ovvero senza discriminare l’obiettivo e procurando effetti e conseguenze de leterie anche per il futuro degli uomini e dell’ambiente.

Per tutte queste ragioni l’obiettivo della discussione in corso al l’Onu meriterebbe le prime pagine di tut te le testate. È un appuntamento storico: «Diventeranno legge internazionale di sposizioni come il divieto di stazionare armi nucleari in Paesi terzi che è stato incluso nel nuovo testo – fa notare Ange lo Baracca, docente di Fisica all’universi tà di Firenze e storico militante della non violenza -. Tali disposizioni creeranno dif ficoltà per i Paesi Nato che, come l’Italia, ospitano sistemi nucleari americani sul proprio territorio. I Paesi non nucleari, e l’opinione pubblica mondiale, avranno co munque a disposizione un fortissimo strumento di pressione giuridica e mora le e potranno stigmatizzare di fronte alla storia l’atteggiamento criminale di colo ro che non si adegueranno ali’ obbligo di eliminare le armi nucleari».

Una grande soddisfazione se si pensa che l’iniziativa di mettere al bando le armi nucleari non è nata da qualche governo ma dall’opinio ne pubblica, a cominciare da un piccolo gruppo di esperti, l’IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War) che nel 2006 lanciò l’iniziativa glo bale ICAN (in inglese «Io posso», ma acro nimo di International Campaign to Abo lish Nuclear Weapons), che ha coinvolto più di 440 organizzazioni in un centinaio di Paesi, e ha esercitato una forte pres sione sui rispettivi governi, approdando il 7 dicembre 2015 alle Nazioni Unite, fa cendo proprie le finalità della campagna e istituendo un apposito organismo (Open-ended Working Group). Noi con tinueremo a strappare questo tema cru ciale e vitale al silenzio perché il maggior numero di persone sappia.

(Tonio Dall'Olio, Rocca 1 luglio)