domenica 23 luglio 2017

NON BASTA UNA LEGGE SE NON CAMBIA LA NOSTRA TESTA


Nonostante il moltiplicarsi delle leggi e delle denunce, delle raccomandazioni e delle campagne di prevenzione, il problema dei femminicidi e, più generalmente, delle violenze contro le donne è ormai strutturale in Italia. Da un lato, non cessano di aumentare gli uomini che, forse perché insicuri della propria virilità o fratturati narcisisticamente, non sopportano di essere contraddetti, non accettano alcuna critica, reagiscono con l'irrazionalità della violenza a qualunque tipo di disaccordo o contestazione.
Dall'altro, non diminuiscono le donne che, incerte anch'esse sul proprio valore e con poca fiducia in se stesse, finiscono per ritrovarsi invischiate in relazioni perverse, vittime prima ancora che della violenza fisica dei propri compagni o mariti delle loro manipolazioni e bugie.

Ormai lo sappiamo da tempo: nel nostro Paese manca non solo una cultura del rispetto della dignità umana e del valore dell'alterità. Ma anche la capacità di riconoscersi reciprocamente, imparando fin da piccoli l'importanza di accettare se stessi e gli altri non solo per quello che si è e quello che si ha, ma anche, e forse soprattutto, per quello che non si è e quello che non si ha. «Persone» e non «cose », dunque. Che meritano di autodeterminarsi e di rivendicare i propri desideri e la propria libertà.
Senza che qualcun altro decida al posto nostro, cerchi di controllarci, e ci distrugga quando non ci lasciamo sottomettere.

Quando si capirà che, senza la promozione di una cultura della tolleranza e dell'accettazione reciproca, la violenza non sarà mai arginata?
Quando si comincerà a proteggere davvero le vittime finanziando in maniera adeguata i centri anti-violenza, che da anni chiedono risorse? Quando si affronterà il problema della presa in carico psicologica degli uomini che maltrattano le donne?
Quando si deciderà di introdurre nelle scuole un'educazione mirata a disinnescare comportamenti violenti e alla gestione dei conflitti?

(Michela Marzano, Repubblica, 15 luglio)