sabato 23 settembre 2017

LA SIMBOLICA TRINITARIA: NON TRE PERSONE DIVINE


Trentacinque anni fa nel quaderno di catechesi “Il vento di Dio”, scrivevo: “La valenza, il dinamismo triadico così vivamente presente nell'unico evento salvifico sono tutt'altro che insignificanti.
Il Dio biblico non è solipsista, chiuso nella sua “monarchica” torre d'avorio: Dio è per noi relazione, dialogo, amore che si comunica e trabocca. L'unità-unicità del Dio biblico è quella sorgività inesauribile che ci inonda con le sue acque salutari.
Nello stesso tempo Dio è movimento che spinge a uscire dalla prigione narcisistica del proprio io. Dire Dio significa dire relazione, comunione, apertura al tu. In certo modo possiamo dire che il cristiano non può, se entra nella via di Gesù, non aprirsi a questo ritmo triadico per far posto al dinamismo di Dio.
Solo l'ossessione maschile e l'ossessione teologico-razionalistica hanno potuto fare, del Dio uno, un Essere “monarchico”, autoritario, sessista, prodotto ad immagine e somiglianza di una chiesa che ha troppo spesso la presunzione di possedere la carta d'identità di Dio stesso e che da secoli è prigioniera della maschilità. Forse bisogna riprendere la via umile del linguaggio biblico che è allusivo, “femminile”, simbolico.
Si può parlare di Dio solo con parole povere, con parole deboli. La “simbolica trinitaria” è essenziale nelle sue valenze per la nostra fede: essa allude, contempla e tenta di esprimere la realtà profonda di Dio attraverso la Sua azione. La unità di Dio è unità aperta, conviviale , unificante. (pag. 67).
Franco Barbero 1982