Trentacinque
anni fa nel quaderno di catechesi “Il vento di Dio”, scrivevo:
“La valenza, il dinamismo triadico così vivamente presente
nell'unico evento salvifico sono tutt'altro che insignificanti.
Il
Dio biblico non è solipsista, chiuso nella sua “monarchica”
torre d'avorio: Dio è per noi relazione, dialogo, amore che si
comunica e trabocca. L'unità-unicità del Dio biblico è quella
sorgività inesauribile che ci inonda con le sue acque salutari.
Nello stesso tempo Dio è movimento che spinge a uscire dalla
prigione narcisistica del proprio io. Dire Dio significa dire
relazione, comunione, apertura al tu. In certo modo possiamo dire che
il cristiano non può, se entra nella via di Gesù, non aprirsi a
questo ritmo triadico per far posto al dinamismo di Dio.
Solo
l'ossessione maschile e l'ossessione teologico-razionalistica hanno
potuto fare, del Dio uno, un Essere “monarchico”, autoritario,
sessista, prodotto ad immagine e somiglianza di una chiesa che ha
troppo spesso la presunzione di possedere la carta d'identità di Dio
stesso e che da secoli è prigioniera della maschilità. Forse
bisogna riprendere la via umile del linguaggio biblico che è
allusivo, “femminile”, simbolico.
Si può parlare di Dio solo con
parole povere, con
parole deboli. La “simbolica
trinitaria” è essenziale nelle sue valenze per la nostra fede:
essa allude, contempla e tenta di esprimere la realtà profonda di
Dio attraverso la Sua azione. La unità di Dio è unità aperta,
conviviale , unificante. (pag. 67).
Franco
Barbero 1982