A Saluggia e Trino le scorie nucleari italiane
Claudio Geymonat
L'Eco delle Valli Valdesi 3/2021
A
un'ora scarsa da Pinerolo i due comuni della provincia di Vercelli,
Trino e Saluggia, conservano da quasi quarant'anni, in depositi definiti
temporanei, circa il 90% delle scorie radioattive italiane, prodotte
durante la breve fase nucleare del nostro paese.
Ciò perché Trino ospitava una centrale elettronucleare e Saluggia un impianto volto a riprocessare il combustibile nucleare.
"Si
tratta di due siti pericolosissimi: uno per la sua collocazione a
pochi metri dalla dora Baltea (Saluggia) e poco a monte dei pozzi del
più grande acquedotto regionale che serve oltre 100 comuni in 1200 km²,
l'altro per essere sulla riva del Po (Trino)" racconta Gian Piero Godio
per anni presidente di Legambiente Vercelli e oggi vice di Enrica Busti.
Nel
territorio sono fiorite nel tempo moltissime organizzazioni che si sono
battute contro i depositi, nel timore che da temporanei diventassero
definitivi con l'alluvione del 2000 si sfiorò quella che il premio Nobel
Carlo Rubbia definì "una catastrofe planetaria" spiegando che se il
livello delle acque fosse salito ancora di pochi centimetri ci sarebbe
stato lo sversamento nella Dora e nel Po di materiali radioattivi, che
avrebbero quindi invaso la Pianura Padana e il Mar Adriatico.
Per
questo hanno suscitato costernazione in molti le parole del sindaco di
Trino Daniele Pane che una volta preso atto che il suo comune non
rientra nell'elenco dei 67 siti ritenuti idonei a ospitare il deposito
unico nazionale, ha comunque avanzato la candidatura del suo municipio,
in nome delle compensazioni previste e della presunta sicurezza del
luogo.
"Sicurezza smentita non da
associazioni di parte, ma da una relazione tecnica dell'Ispra,
l'Istituto superiore per la protezione la ricerca ambientale, da cui
deriva probabilmente la scelta di escludere il primo dall'elenco"
commenta in una nota la sede locale di Legambiente.
Fessurazioni
e piccole perdite si sono rivelate ancora negli ultimi anni. Insomma
non si tratta di sindrome NIimby ma ne va della sicurezza di tutti.