La fenomenologia della prugna secca
Paolo Pigozzi
Il Manifesto
11.03.2021
Se,
restrizioni Covid permettendo, gironzolate in queste settimane tra
campi e colline noterete facilmente la fioritura delle Rosacee. Ciliegio
selvatico, biancospino, prugnolo saltano facilmente all’occhio perché i
fiori abbondanti, bianchi con una punta di rosa, si stagliano su siepi e
boschi non ancora verdeggianti. Il prugno o susino appartiene alla
stessa famiglia botanica ed è un albero assai diffuso negli orti e nei
giardini. Per i frutti freschi c’è ancora da aspettare, ma le prugne
secche sono regolarmente disponibili nella dispensa di molti, da
consumare come golosità ma anche come rimedio intestinale. L’esperienza
popolare lo conferma da sempre e da qualche tempo è anche ufficialmente
scritto nero su bianco in etichetta, dopo sei anni di studi
approfonditi, con il consenso dell’EFSA-European Food Safety Authority,
l’organismo della Ue che si occupa di sicurezza alimentare: le prugne
secche contribuiscono «al mantenimento delle normali funzioni
intestinali». È noto che la regolarità intestinale è legata anche a un
adeguato apporto di fibre nella dieta.
In Europa generalmente
l’assunzione di fibre è inferiore alle dosi raccomandate (non meno di
30-35 grammi/giorno), mentre in Italia l’assunzione giornaliera media
per un adulto è inferiore a 20 grammi. Le fibre provengono da frutta,
verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi: è quindi importante
includere un’ampia varietà di questi alimenti nella dieta quotidiana.
Cento grammi di prugne secche (8-12 prugne) forniscono circa 7-8 grammi
di fibre, quasi il 25% dell’apporto raccomandato. Nelle prugne secche ci
sono anche altri preziosi nutrienti: caroteni (precursori della
vitamina A) e vitamina K, potassio, calcio, fosforo, magnesio, rame,
sostanze antiossidanti e quantità significative (oltre 15 grammi per
100) di sorbitolo, uno zucchero che trattiene molta acqua nell’intestino
e rende più efficace, in alleanza con le fibre, l’azione lassativa
delle prugne. Le prugne secche snocciolate si possono masticare
lentamente e tenere in bocca anche a lungo così come sono, al naturale.
Tuttavia l’attività regolatoria intestinale migliora molto se le prugne
sono messe in ammollo prolungato (almeno una notte) in acqua, da
mangiare e bere al mattino successivo a colazione. Oppure si possono
cuocere brevemente in acqua o succo di mela e poi assaporarle tiepide.
Una delizia da consumare anche ogni giorno, se necessario: le prugne non
danno assuefazione.