Clima, il diritto dei figli
di Luigi Manconi
La Repubblica 6/5
Per
una volta, il termine “epocale”, di cui si fa un indecoroso abuso, non
suona eccessivo se accostato alla sentenza della Corte costituzionale
tedesca del 24 marzo scorso, resa nota alcuni giorni fa. La pronuncia,
radicalmente innovativa, salva la questione climatica dal rischio di
perdersi nella retorica unanimistica e nella leziosità mondana: e la
impone — grazie alla sua autorità di più alta giurisdizione — come
assoluta priorità dell’agenda politica.
La
Corte, infatti, ha dichiarato parzialmente incostituzionale la legge
del 2019, che prevede una riduzione del 55% delle emissioni di CO 2
entro
il 2030: ciò risulterebbe insufficiente rispetto all’obiettivo, voluto
dagli Accordi di Parigi (2015), della neutralità climatica per il 2050.
Secondo la Corte la normativa ha l’effetto di scaricare sulle
generazioni future gli impegni più onerosi per portare quasi a zero le
emissioni di anidride carbonica, rendendo necessari tagli molto più
gravosi nei vent’anni successivi al 2030. E quelle misure si
tradurrebbero in un sacrificio eccessivo e sproporzionato dei diritti
fondamentali dei cittadini dei prossimi decenni.
È
una novità davvero rivoluzionaria (così l’hanno definita i media
tedeschi). Prendiamo un topos letterario di gran successo — al quale, lo
confesso, ho fatto ricorso anche io — come: “La Terra non ci è stata
lasciata in eredità dai nostri padri, ma ci è stata data in prestito dai
nostri figli”. Il Tribunale costituzionale tedesco fa suo quello che
pare fosse in origine un motto dei nativi d’America, rielaborato da Alex
Langer per un convegno dei primi Verdi italiani nel 1985: e lo incarna
nella materialità dell’esperienza della vita sociale, facendo i conti,
prendendo le misure, calcolando le percentuali. Traduce, cioè, quella
antica saggezza in obiettivi e tempi, vincoli e obblighi. E in precise
responsabilità per governi e assemblee rappresentative.
E, così, per la
prima volta in Europa il principio della “responsabilità
intergenerazionale” assume prescrittività giuridica, riconoscendo a
quelle stesse nuove generazioni la titolarità di diritti esigibili già
oggi. Dunque, la tutela del clima viene affermata come diritto
fondamentale, e l’argomentazione è, anch’essa, innovativa: le drastiche
riduzioni delle emissioni nocive, afferma la Corte, «riguardano
potenzialmente qualsiasi libertà, dal momento che tutti gli aspetti
della vita umana sono collegati al peggioramento del clima e quindi
minacciano forti limitazioni dei diritti fondamentali dopo il 2030».
È
il rovesciamento radicale di tutte le declamazioni di ambientalismo
abborracciato, udite negli ultimi mesi, in particolare, dopo
l’istituzione del ministero della Transizione ecologica. In una sorta di
euforia new age , l’ecologia sembra spuntar fuori in qualsiasi discorso
pubblico, ma con il ruolo che ha il richiamo alla fame nel mondo quando
si parla di ristoranti stellati: un ornamento, una paillette , una
decorazione sbrilluccicante.
E invece, dice la Corte costituzionale
tedesca, e dice il pensiero ambientalista più accorto, l’ecologia è
fondamento di qualunque idea di ben essere e di ben vivere.
L’ecologia
è, deve essere, strettamente intrecciata a ogni progetto di economia
capace di ribaltare i criteri meramente quantitativi e consumistici dei
sistemi produttivi contemporanei; ed è correlata intimamente, appunto, a
«tutti gli aspetti della vita umana». Di conseguenza, l’ecologia non è
un obiettivo da aggiungere a un tradizionale programma politico — cambia
poco se in capo o alla fine di esso — bensì un punto di vista
qualificante l’intera attività sociale: dall’organizzazione dei
trasporti alla tutela del paesaggio, fino alla cura per la bellezza
naturale e per quella realizzata dalle mani dell’uomo.
Infine,
di questa vicenda, due elementi, propri dell’ordinamento giuridico
tedesco e assenti in quello italiano, vanno sottolineati. Nella
Costituzione tedesca si trova scritto che «lo Stato tutela, assumendo
con ciò la propria responsabilità nei confronti delle generazioni
future, i fondamenti naturali della vita e gli animali». Una proposta
per inserire nella nostra Costituzione una specifica previsione a tutela
dell’ambiente e della fauna è attualmente in discussione nella
Commissione Affari costituzionali del Senato, ma il suo cammino è
pesantemente insidiato da quasi 250.000 emendamenti presentati dalla
Lega.
Il secondo fattore di differenza
riguarda le modalità attraverso le quali si attivano le rispettive Corti
costituzionali.
In Germania gli individui e le associazioni possono
chiedere alla Corte di pronunciarsi sulla costituzionalità di una legge.
Ed è ciò che è avvenuto in questo caso, su iniziativa di quattro
cittadini, sostenuti da Fridays For Future, Bund e Greenpeace. Il che la
dice lunga su quanto, in Italia, la qualità della partecipazione
democratica sia tuttora assai mediocre.