mercoledì 9 giugno 2021

Il guineano di Ventimiglia
Suicida nel Cpr, un testimone: "Chiedeva aiuto"


Grida disperate, per tutta la notte. Arriva da dentro il Centro di permanenza per il rimpatrio una testimonianza sulle ultime ore di Moussa Baldi, il ventitreenne della Guinea che si è tolto la vita domenica nel Cpr di Torino. Il giovane era stato vittima di una brutale aggressione a Ventimiglia, il 9 maggio, e aveva ancora sul corpo i segni e le ferite delle sprangate inferte da tre italiani. Venerdì aveva incontrato il suo avvocato, Gianluca Vitale, ed era apparso remissivo e molto sofferente: non voleva nemmeno farsi fotografare la ferita alla testa: «anto è tutto inutile» gli ha detto, continuando a ripetere solo che voleva «uscire di lì». È ancora da chiarire cosa abbia dettato la decisione di trasferirlo, sabato, nella zona "rossa" del Cpr, in isolamento nell'ospedaletto, da dove, secondo un altro ospite del Cpr si sarebbero udite le sue richieste disperate di aiuto, senza che tuttavia venisse visitato da un medico e che potesse essere controllato attraverso spioncini. Musa Balde non aveva compagni nella stanza in cui era stato recluso. Sarà la procura a chiarire se la testimonianza sia attendibile e a far luce su eventuali responsabilità sul suicidio del migrante che aveva bisogno di un supporto psicologico. Il fascicolo è stato aperto ipotizzando un reato che possa permettere di effettuare l'autopsia ed eventuali accertamenti. Intanto altri reclusi hanno iniziato lo sciopero della fame per protesta contro la morte di Balde e per le loro condizioni. s.mart

Nota bene
Andando a trattare con la Libia stiamo imitando le prigioni, gli isolamenti e le torture di questo "paese amico". Siamo straordinariamente veloci nell'imitare il peggio.
Chi è quel magistrato che ha deciso il suo crudele isolamento? Pagano sempre gli innocenti.
Franco Barbero