Siria, Bashar trionfa nelle elezioni farsa: rieletto presidente con il 95% dei voti
La Repubblica
28 MAGGIO 2021
DAMASCO
- Il presidente siriano Bashar al Assad è stato eletto per un nuovo
mandato presidenziale di sette anni alla guida del Paese arabo con il
95,1 per cento dei voti nelle elezioni di mercoledì. Lo ha annunciato il
presidente del Parlamento siriano, ripreso dall'agenzia ufficiale Sana.
La tornata elettorale, dall'esito scontato per la mancanza di
trasparenza nella compilazione delle liste elettorali, l'accesso alle
candidature e la validità dello spoglio, è stata oggetto di critiche da
parte di diversi Paesi occidentali.
Italia,
Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania - in una nota congiunta
dei rispettivi ministri degli Esteri Luigi Di Maio, Antony Blinken,
Jean-Yves Le Drian, Dominic Raab e Heiko Maas - hanno criticato la
decisione di organizzare le elezioni. "Denunciamo la decisione del
regime di Assad di tenere un'elezione al di fuori del quadro descritto
nella risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e
sosteniamo le voci di tutti i siriani, comprese le organizzazioni della
società civile e dell'opposizione siriana, che hanno condannato il
processo elettorale come illegittimo", si legge nella relativa nota
ufficiale.
Assad si prepara così ad un nuovo mandato di sette anni, alla
testa di un Paese dilaniato da un conflitto che dura ormai da dieci
anni, ha fatto almeno 600 mila morti e ha costretto alla fuga dalle
proprie case la metà dei 22 milioni di cittadini siriani.
Di
tono opposto rispetto a quelle occidentali sono le dichiarazioni
arrivate da Russia e Iran, i due Paesi il cui sostegno militare ha
consentito ad Assad di restare al potere: entrambi si sono congratulati
con Assad per la "schiacciante vittoria". "Consideriamo le elezioni come
un affare sovrano della Siria e un passo importante per rafforzare la
sua stabilità interna - si legge in particolare nella nota diffusa da
Mosca - A questo proposito, consideriamo le dichiarazioni fatte da
alcune capitali occidentali sull'illegittimità delle elezioni, rese
ancor prima del loro svolgimento, come un elemento di rude pressione
politica su Damasco e un ulteriore tentativo di interferire negli affari
interni della Siria, con l'obiettivo di destabilizzarla: nessuno ha il
diritto di imporre ai siriani quando e a quali condizioni devono
eleggere il loro capo di Stato".