venerdì 23 luglio 2021

COMMENTO BIBLICO AL BRANO LETTO DOMENICA 25 LUGLIO 2021

   Non c'è vera conversione senza condivisione

1 Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, 2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. 3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5 Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». 6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. 7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». 8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. 11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. 12 E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». 13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». 15 Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. (Giov. 6, 1-15).

Collocare questo testo nel contesto biblico

Anche questa pagina ricorre, con alcune varianti, in tutti i vangeli. Nei due Testamenti spesso Dio viene presentato come Colui che, tramite i Suoi profeti, sazia il Suo popolo. L'Esodo ci parla della manna con cui Dio nutre la carovana che, sfuggita alla tirannia del faraone, cerca una terra in cui abitare in pace. Nei libri dei Re, i profeti Elia ed Eliseo sono operatori e soccorritori dei poveri, come ci narra l'episodio della vedova di Sarepta.

Gesù, che per noi cristiani è il testimone di Dio per eccellenza, è molto attento ai problemi concreti della gente che incontra nella sua itineranza da villaggio a villaggio. I profeti non sono mai dei sognatori astratti e spiritualisti, non scrivono messaggi  sublimi fuori dalla realtà. Essi parlano e sono testimoni di un "Dio della vita" e per loro "il regno" è una esistenza in cui si realizzi la giustizia, il sogno di Dio per le Sue creature.

Allora si capisce bene perché Gesù si prenda cura di chi soffre nel corpo e nello spirito, di chi è emarginato, solo, bollato, privo di salute e di lavoro. La fede in Dio che Gesù ha vissuto e di cui ci ha dato testimonianza implica sempre un cambiamento che parte dal cuore e poi trasforma i nostri comportamenti quotidiani.

Gesù s'accorge

Ecco il primo passo. Gesù è stanco e cerca un po' di pace, ma vede la folla che lo insegue e pensa ai bisogni più elementari della gente: come fare in modo che possano mangiare? Tutta la vita di Gesù, che guarda le persone con gli occhi del cuore, è fatta di questa attenzione. La domanda che rivolge a Filippo è il segno che Gesù coinvolgeva i suoi discepoli in questo atteggiamento di premura e di cura.

La disattenzione genera una terribile cecità. Vediamo le persone come "realtà estranee", come pezzi a parte, esistenze lontane. Si tratta di persone che non diventano mai "il nostro prossimo". Esiste un distacco, un disinteresse, una distanza che potremmo chiamare "la morte del prossimo". Filippo ed Andrea, come ci documenta questa pagina evangelica, si lasciano contagiare da questo atteggiamento di cura e di solidarietà di Gesù.

Penso che se noi, dopo anni e anni di cammino cristiano, non abbiamo risvegliato in noi l'attenzione operosa verso chi manca del pane (casa, lavoro, salute, affetti), siamo rimasti fuori dal cammino di Gesù, fruitori di riti, ma non partecipi della pratica di vita che qualifica un discepolo del nazareno. Ogni giorno ritrovo in me tanta disattenzione e sta davanti a me un sentiero di conversione in cui sono molto manchevole. Devo guarire questa mia "distrazione", questo mio frequente disimpegno.

Rassegnarsi nell'impotenza?

Se, come ben sappiamo, queste pagine non sono cronache o resoconti precisi di un evento, ma costruzioni letterarie e teologiche che offrono a noi nuove prospettive di vita, possiamo lasciarci provocare dalla trama del raccconto: come risolvere questo enorme problema?

Gesù si rivolge a Filippo: dove possiamo comperare il pane necessario? Filippo fa la conta delle possibilità: non bastano duecento denari. Andrea ha pur visto che c'è un fanciulIino (così dice il testo greco) che ha cinque pani d'orzo e due pesciolini, "ma che cos'è questo per così tanta gente?".

Rivolgersi a qualche magnate della zona o ricorrere a qualche benefattore? Oppure rassegnarsi all'impotenza e lasciare le cose come stanno?

C'è qui un fanciullino

Gesù sta individuando un percorso, una strategia. Parte proprio da questo fanciuIlino, da questi cinque pani e da questi due pesciolini.

Si noti che i diminutivi sono d'obbligo perché sono presenti nel testo greco che, evidentemente, ha voluto sottoIineare la sproporzione tra il dato di partenza e il cibo che ha saziato cinquemila persone con relativi avanzi. L' osservazione di Andrea, tra candore e sgomento, è pienamente giustificata. Chi mai ha sfamato cinquemila persone con cinque pani e due pesciolini? E chi mai, in una situazione collettiva in cui si presenta un enorme problema, si rivolge ad un fanciuIlino?

La provocazione non dovrebbe cadere nel vuoto.

Noi troppo spesso pensiamo che solo i grandi deIla terrra, solo con enormi risorse, solo con macroscopiche imprese si possano affrontare i problemi della convivenza umana. Dio, come ci testimonia Gesù in questa pagina, ci sospinge su una strada diversa: le chiavi del futuro, la possibilità di cambiare le situazioni di diseguaglianza, di sofferenza, di disagio stanno ancora neIle mani dei "fanciuIlini" e di tutti coloro che hanno solo cinque pani e due pesciolini.

Dio agisce dal basso

Se milioni di "fanciulIini", cioè di persone piccole e povere, aIla Iuce delIa Parola di Dio, che ci chiama alIa disponibilità, mettono insieme ciò che Dio ha posto nel loro cuore e tra le loro mani, si compiono "miracoIi". 

La vita di Gesu lo testimonia a chiare lettere. Egli si è attorniato di gente "fanciullina ", ha riposto fiducia in persone impotenti, imperfette, ininfluenti. Le donne e gli uomini del suo gruppo erano in larga misura privi di potere e di "grandezza". Lui stesso ha percorso un sentiero umile, nascosto, senza grandi mezzi. Grande fu in lui soltanto la fiducia in Dio e l'apertura a tutte le persone che incontrava.

Dico questo non per coltivare I'idolatria del "piccolo è bello" ma perché, mentre i grandi del mondo sono impigliati nei corridoi dei vari palazzi, sono ancora le donne e gli uomini po veri e piccoli che vivono il "miracolo" deIla condivisione e affrontano con concretezza, con lucidità e con coraggio i problemi delIa vita quotidiana. Penso che saranno ancora loro, con il grido delle loro sofferenze, a farci capire che l' attuale globalizzazione è il travestimento di nuove e vecchie oppressioni se non imbocca il sentiero della condivisione.

 Se la politica, intesa come cura del bene comune, vuole rinascere davvero "e ce n'è tanto bisogno", essa deve ascoltare il grido, i bisogni, i diritti della "gente fanciullina", dei popoli e delle persone meno fortunate.

Dunque

Questa pagina viene tradita se la leggiamo come il gioco di un Gesù mago che fa uscire all'infinito pane e pesci da una cesta. 

Liberiamoci da questa lettura ingenua, miracolistica, deviante, che non richiede se non ammirazione per il prestigiatore. Il vero "miracolo" è avvenuto nel cuore di queste persone che hanno accolto l'invito di Gesù a mettere in comune le loro povere scorte di viaggio.

 Il vero "miracolo" avviene ogni volta che noi, creature spesso "tentate" dall'egoismo, ci decidiamo a fare qualche scelta concreta di condivisione. Mi piace pensare che quelle persone, sedute sull'erba, guardandosi negli occhi, fossero addirittura stupite per quella bella cena che, su proposta del profeta di Nazareth, avevano potuto realizzare senza che nessuno rimanesse a stomaco vuoto. A volte, quando leggo tante piccole esperienze di microcredito, di Emergency, di associazioni e gruppi....vedo che con "cinque pani e due pesciolini" si fanno miracoli, si possono porre i "segni" concreti del regno di Dio, germi e semi di una umanità nuova.

Grazie, o Dio

Aiutami , o Dio, a vedere i segni, a tendere l'orecchio, ad aprire i cuori e le mani.

Anche in me c'è un fanciullino che può mettere a disposizione qualcosa  delle sue piccole scorte,

che poi sono i Tuoi doni, le opportunità che ci offri nel viaggio della nostra vita.