sabato 9 ottobre 2021

Bellezza e giustizia: periferie

Se vogliamo riportare la periferia – cioè tutti gli Zen di cui sono circondate le nostre città – all'interno di un discorso di bellezza e dignità, dobbiamo riconoscere che la ragione per cui i margini urbani si generano attualmente è strutturale al modo in cui stiamo insieme nella nostra società. E cominciare a discuterlo.

Per questo chi progetta spazi non può affrontare la questione della bellezza senza essere consapevole del suo diretto rapporto con la giustizia. Tra queste due esigenze c'è un legame che non può essere disgiunto e ciò che è bello, se vuole essere etico oltre che cosmetico, non può prescindere dalla tensione costante a essere anche giusto. Se quello che definiamo bello nelle nostre città viene in realtà dall'accettazione dell'ingiustizia come elemento strutturale dello stare insieme moderno, reiterare quel tipo di bellezza significa progettare ancora le premesse perché sorgano ulteriori luoghi di emarginazione. Ricominciare a pensare in termini di bellezza e giustizia degli spazi umani significa anche tornare a prenderci cura dei luoghi marginali che ci sono ora, che abbiamo ereditato o creato e non possiamo abbattere, ma di cui dobbiamo ridefinire l'ossatura, affinché quello squilibrio di pieni e vuoti non continui a determinare lo squilibrio sociale tra le persone di serie A e persone di serie B.

 Michela Murgia, Futuro interiore, Einaudi 2016, pagg. 60-61