venerdì 1 ottobre 2021

SI ARRIVA AL PROCESSO

Si arriva al processo

Le indagini sui pestaggi del Carcere di Santa Maria Capua Vetere arrivano a processo.

L’orribile mattanza porta a processo almeno 120 persone e sono state superate le complicità che inducevano al silenzio.


L’orribile mattanza

Durante il primo lockdown, deciso per contenere il contagio da Covid-19, in carcere non ci sono mascherine, acqua potabile, biancheria e arriva anche il virus che contagia un recluso. Lo stato risponde con un pestaggio generalizzato, con un abuso di potere.

Una violenza definita “orribile mattanza” da Sergio Enea, giudice per le indagini preliminari nell’ordinanza con cui ha disposto 52 misure cautelari (arresti e interdizioni) per agenti e dirigenti, incluso il provveditore regionale per le carceri della Campania, lo scorso giugno. I video di quella mattanza hanno confermato le denunce e le nostre inchieste inchieste giornalistiche sugli eventi del 6 aprile nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere.

Quel giorno 283 agenti della polizia penitenziaria hanno partecipato alla caccia ai detenuti, una repressione furiosa, contro persone disarmate e inermi del reparto Nilo, quello dove sono presenti prevalentemente persone con problemi di tossicodipendenza o disturbi mentali.

“Li abbattiamo come vitelli”, “domate il bestiame”, “chiave e piccone”, dicono gli agenti penitenziari nelle chat finite agli atti dell’inchiesta della procura, guidata da Maria Antonietta Troncone che ha coordinato l’indagine insieme al procuratore aggiunto Alessandro Milita (pm Daniela Pannone e Alessandra Pinto). 

Un’inchiesta che ora arriva a un punto di svolta con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, preludio della possibile richiesta di rinvio a giudizio.


Domani 3/09