giovedì 25 novembre 2021

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA DI DOMENICA 28 NOVEMBRE 2021

VIGILANTI CONTRO LA BARBARIE

Luca 21, 25 - 36

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.
Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;
come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".


Come abbiamo già notato domenica scorsa, i liturgisti cattolici che hanno individuato le letture bibliche per ogni anno, continuano a tagliare i passi del Vangelo come fossero parmigiano reggiano.
Vi suggerisco perciò di leggere l'intero brano, anzi, l'intero capitolo.


Tra desolazione e disperazione
Lo scenario storico al quale più si fa riferimento è quello della caduta di Gerusalemme ad opera delle truppe romane. Il contesto spirituale è quello al quale accennavo commentando Marco 13 domenica scorsa. Tutto sembrò loro crollare e l'orizzonte si fece cupo.
Adottando un linguaggio apocalittico, l'evangelista vuole aiutarci a comprendere in quale  "clima" i discepoli del nazareno fossero venuti a trovarsi. E non fu un'impresa da poco riprendere fiato e rimettersi in cammino quando tutte le speranze di Israele, di cui si sentivano forti, sembravano svanite, dileguate, scomparse nel nulla.
Per loro diventa essenziale rifarsi all'insegnamento ed ancor più al vissuto di Gesù: davanti ai "crolli", alle delusioni, agli sconvolgimenti più profondi, Gesù aveva prima di tutto approfondito la sua fiducia radicale in Dio, aveva approfondito le sue radici nel silenzio, nella preghiera.
Non era fuggito dalla realtà e non si era lasciato paralizzare. Luca riflette sul passato e scrive al futuro, ma in realtà parla e scrive per la sua comunità che vive ancora tramortita ed incapace di guardare avanti con fiducia. Egli sintetizza l'insegnamento di Gesù in poche parole: "Drizzatevi e alzate le vostre teste".
Si trattava di uscire dalla paralisi, dalla prigionia del passato e dagli incubi del presente, assumendosi la responsabilità di guardare avanti.


Dentro questo oggi
Non possiamo comporre facili equivalenze, ma anche il nostro tempo registra molti "crolli", molte cadute di orizzonti. Forse possiamo dire che il nostro cristianesimo, se non si rimette fortemente in discussione e in stato di conversione, si riduce sempre più ad una setta spiritualista, madonnara, miracolista, reazionaria, nostalgica del tempo che fu.
Abbiamo una grande responsabilità: se ripetiamo semplicemente ai nostri figli le formule del "Catechismo della Chiesa Cattolica", possiamo diventare i becchini della loro fede.
Siamo eredi di una tradizione cristiana in cui esistono anche "pagine" stupende scritte e vissute da quelle donne e da quegli uomini che hanno sempre tentato di rinnovare la loro fede, la loro presenza nel mondo, di reinventare il linguaggio della loro testimonianza.
Oggi forse ci siamo molto impigriti: ci ripetiamo, trasmettiamo formulette fuori dal tempo, senza che esse coinvolgano i nostri cuori.
"Alzatevi": l'invito è forte. Non possiamo vivere la nostra vita "sdraiati", cioè passivi, o davanti al televisore, ai teatrini di certi politici o alle prediche di molti parroci o vescovi.
Se stiamo lì in attesa dell'imbeccata, se non impariamo a cercare, a documentarci, a farci idee nostre, siamo cittadini passivi e credenti abitudinari. Tutto sommato, uomini e donne monotoni, più robot che persone vive e vere.
Certo, alzarsi, non essere gente che si inchina al capetto, mantenere alta la nostra dignità è difficile, ma costituisce anche una fonte di gioia profondissima. E' tempo di dircelo chiaramente: contro la barbarie bisogna che la fede diventi lotta anche in questa Italia. In questi giorni siamo chiamati/e a coinvolgersi  in ogni forma di lotta rispetto alla violenza contro le donne, assumendo questa cultura delle relazioni paritarie nella chiesa, nella società e nel mondo delle nostre relazioni. Questo significa concretamente rialzare le nostre teste e sapere che si possono fare tanti piccoli passi verso "cieli nuove e terre nuove".


Coraggio e dignità

Ci vuole dignità nella vita per non lasciarsi menare per il naso dai signori di turno.
Per nostra fortuna nella chiesa risuonano anche tante voci umili e quotidiane che ci richiamano, ci invitano ad alzarci, ad assumere le nostre responsabilità.
C'è ancora un'altra stimolante "pennellata" evangelica: "alzate le vostre teste", cioè guardate avanti, rimettevi in viaggio, non guardate solo nell'orto di casa vostra.
Se vogliamo davvero, se non ci nascondiamo dietro montagne di difficoltà reali ed immaginarie, ognuno di noi può fare qualcosa sul sentiero dell'onestà, della solidarietà, della pace, del superamento dei pregiudizi. Papa Francesco, pur con tutti i suoi limiti, è un testimone di questo spirito evangelico. 


Chiamati e chiamate alla responsabilità

Come si fa a dire che di fronte ai soprusi di chi vuole un "processo breve" per sottrarsi alla giustizia o di fronte a chi vuole "purificare" il proprio paese dagli stranieri, non c'è niente da fare?
Ognuno può dire la sua parola, prender parte a momenti collettivi di protesta. E voi, cari confratelli, che cosa aspettate a tuonare dal pulpito contro queste bestemmie?
Troppa gente nella società e nella nostra chiesa tiene la bocca chiusa e la schiena curva oppure batte le mani ai venditori di illusioni.
L'esortazione delle Scritture è consegnata ai nostri cuori. Possiamo rifiutarla o possiamo lasciarci "rialzare" per un cammino più consapevole e più fiducioso.
Se ci arrendiamo, se ci diciamo che "intanto non cambia nulla", che "io non posso farci niente", ci siamo cercati un alibi tanto di moda e abbiamo buttato nel cestino o nella pattumiera questa pagina del Vangelo.
Ma il nostro cuore è più felice se accoglie l'invito di Dio e si lascia coinvolgere. 
Non possiamo attendere che qualcuno risolva i problemi se non ci mobilitiamo insieme. A Taranto come in Toscana e in Liguria constatiamo i frutti della devastazione del territorio, dello sfruttamento delle risorse, del disprezzo della salute dei lavoratori. Chi ci governa vuole ridurre la vita delle donne e degli uomini a lavoro e mercato.  La crisi produce disoccupazione , disperazione senza fine e colpisce sempre i più deboli. Come unico farmaco ci propongono ogni giorno un mercato di infinite  illusioni.

La predicazione del Vangelo non  può lasciarci neutrali o indifferenti. Si può essere discepoli del nazareno senza alzare la fronte contro questi soprusi?

Tutti gli Hitler di questo mondo sono arrivati nel tempo dell'addormentamento delle coscienze. Se non alziamo la fronte oggi davanti alla distruzione etica della solidarietà, alla persecuzione dello straniero, alla chiusura dei porti ai migranti….è segno che ci siamo già rassegnati a tutto. La barbarie ha già trovato accoglienza nei nostri cuori. 

Ma il Vangelo è un invito al gioioso impegno di coinvolgimento. La gioia più profonda delle nostre vite, la gioia che è a portata di mano per ciascuno e ciascuna di noi, sta nel prendere sul serio il fatto che Dio ci accompagna nel nostro cammino di impegno e di lotta per la giustizia.