lunedì 28 marzo 2022

UN BENE INDISPENSABILE E COMUNE

 Il giorno dell’acqua pubblica, no alla legge del profitto

Luca Martinelli
Il Manifesto
23.03.2022


Acea – la multiutility romana quotata in Borsa – ha chiuso il 2021 con un fatturato di quasi 4 miliardi di euro, più 18% sul 2020, e utili pari a 313 milioni di euro. 
Dopo l’assemblea dei soci, dovrebbe staccare un dividendo da 0,85 euro per azione. La «sorella lombarda», A2a, ha registrato un utile netto di oltre mezzo miliardo di euro, +38% rispetto al 2020.
SONO I NUMERI della privatizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui c’è il servizio idrico integrato, contro qui in occasione della Giornata mondiale dell’acqua è tornato a prender parola il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che insieme a decine di altre sigle ha lanciato l’appello «Fermare il Ddl Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia». «Come se la pandemia non avesse evidenziato i fallimenti del mercato e la necessità di una radicale inversione di rotta, il governo Draghi accelera nell’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, riforma messa in campo per poter accedere ai fondi europei del Pnrr» si legge nell’appello.

L’ARTICOLO 6 DEL DECRETO, in particolare, viene identificato come «un manifesto ideologico che, dietro la riproposizione del mantra “crescita, competitività, concorrenza” si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali».

L’ART. 6 DEL DISEGNO DI LEGGE è quello che prevede la delega al governo stesso per provvedere entro sei mesi al «riordino della materia dei servizi pubblici locali», adottando eventualmente un testo unico. L’affidamento al mercato viene segnalato come necessario con la finalità di «rafforzare la giustizia sociale, la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, la tutela dell’ambiente e il diritto alla salute dei cittadini». Si va oltre, poi, prevedendo che sia residuale la gestione del servizio da parte dell’ente locale in forma diretta (in economia), tramite un apposito ente pubblico (azienda speciale) ma anche mediante una società, formalmente di diritto privato, ma integralmente controllata dallo stesso ente locale, cioè l’affidamento in house.

«ABBIAMO RACCOLTO tantissime adesioni, anche in modo inaspettato rispetto al momento che attraversiamo. Questo rappresenta un segnale confortante dell’interesse e della voglia di mettersi in gioco» racconta al manifesto Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, di ritorno da un convegno al Senato. «Il provvedimento è molto pericoloso: come movimento abbiamo evidenziato fin da subito che non fosse come tanti altri, promossi, approvati o presentati nel corso degli ultimi undici anni, dopo il referendum “2 sì per l’acqua bene comune”, perché mira a ridefinire un quadro organico per i servizi pubblici e lo fa con un approccio molto pericoloso» continua Carsetti. Il tema è che con l’articolo 6 della ddl Concorrenza è il mercato con ogni gestione pubblica vista come opzione residuale e da giustificare. «Si ribalta completamente l’impostazione che c’è stata finora, che permetteva comunque agli enti locali di scegliere» conclude Carsetti. Ieri, nella Giornata mondiale dell’acqua, il Comune di Roma ha approvato la mozione con cui si chiede lo stralcio dell’articolo 6 del ddl Concorrenza.

LO AVEVANO GIÀ FATTO anche altri enti locali, che si trovano ad affrontare «un attacco senza precedenti, che espropria le comunità locali dei beni comuni, dei diritti e della democrazia e che stravolge il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, azzerando la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni, trasformati in enti il cui ruolo diviene unicamente quello di predisporre la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali» come spiega l’Appello.

L’ATTACCO È COMPLEMENTARE a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata, che amplifica le diseguaglianze fra i territori. Con queste nuove norme sulla concorrenza si amplificano le diseguaglianze fra gli abitanti all’interno di uno stesso territorio. Secondo i firmatari dell’Appello, il governo Draghi ha deciso di imporre le politiche liberiste, utilizzando il clima di emergenza e contando sulla rassegnazione sociale: «Veniamo da un periodo di emergenza sanitaria, siamo immersi dentro una drammatica crisi eco-climatica e dentro un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone ed ora anche dentro una nuova guerra in Europa. Affrontare queste sfide richiede un radicale stop a un modello sociale basato sui profitti. Sono in gioco i nostri diritti fondamentali e a un futuro diverso per tutte e tutti. Non possiamo consegnarlo agli indici di Borsa».