mercoledì 8 giugno 2022

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      di ERNESTO AYASSOT (continua)
 

Il che viene a dire: abbiamo chiesto alla scienza di darci una risposta, nella speranza che la risposta fosse positiva, ma siccome è negativa lasciamo alla scienza i suoi dubbi e i suoi «no» e ci atteniamo alla nostra fede, poiché, in fondo, per il cattolico si tratta di un problema di fede. Rispettiamo, anche se non lo condividiamo, il problema di fede, ma perché allora interpellare la scienza? Per accettarla solamente nel caso ci dia la risposta che già abbiamo «per fede»?

Ma come si formarono le immagini, anche se si tratta di ipotesi che la scienza non si sente di sostenere?

Non facciamo che dare un rapido elenco delle soluzioni proposte, preferite l'una o l'altra dai sindonologi, delle quali però, come già abbiamo detto, nessuna soddisfa gli stessi sindonologi che passano spesso dall'una all'altra, quando l'una o l'altra non sia per loro sufficiente.

 

1. La prima ipotesi, quella che per molti anni sembrò ottenere la preferenza dei sindonologi, fu battezzata «processo vaporigrafico» o, più semplicemente, «vaporografia», dal primo suo sostenitore il dott. Vignon, assistente alla Sorbona e biologo, docente all'«Institut Catholique» di Parigi. Secondo questa teoria, la spiegazione delle impronte al negativo sul lino sarebbe, molto sommariamente, questa: il corpo di Gesù, sepolto in fretta dopo la crocifissione, doveva emanare sudore e sangue, ambedue liquidi organici che contengono urea e, pertanto, ammoniaca allo stato potenziale. Orbene uno degli aromi con i quali erano stati imbevuti i panni funebri era l'aloè che ha tendenza ad ossidarsi in presenza di sostanze alcaline. La vaporizzazione dell'ammoniaca, prodotta appunto dal sudore e dal sangue, avrebbe prodotto i segni visibili sul lenzuolo, che sono di color ruggine. Ci limitiamo a questa riduzione ai minimi termini di un processo che non è il caso di illustrare e che il Vignon cercò di riprodurre in laboratorio con scarso successo. La teoria infatti non merita più lungo esame perché completamente insostenibile per varie ragioni.

La prima è che, come ha fatto osservare il prof. Dezani dell'Università di Torino:

 

per ottenere una figura così uniforme, come quella che si osserva nella Sindone, sarebbe necessaria una emanazione regolare di ammoniaca che è impossibile spiegare biologicamente, poiché la disposizione delle ghiandole sudoripare non è uniforme nel corpo umano, né sono uniformi le loro attività, né la composizione del liquido secreto17.

 

Lo stesso, aggiungiamo noi, potrebbe dirsi per le ferite dalle quali poteva emanare vapore ammoniacale proveniente dal sangue. Al che si aggiunga la difficoltà che un processo chimico-fisico come quello che si presumerebbe abbia potuto compiersi, in assenza del grado di calore minimo che esso richiede, ossia 20°C. (di notte, in una tomba, nel mese di marzo!) e per un tempo così breve come fu quello della permanenza di Gesù nel sepolcro. Negli esperimenti di laboratorio, nelle condizioni ottimali, si richiese un tempo assai maggiore.

Ma l'obiezione perentoria, che esclude senz'altro questo fallito tentativo di spiegazione «scientifica», è che le emanazioni di vapore si diffondono in ogni direzione, e non soltanto ortogonalmente. L'effetto della vaporizzazione avrebbe potuto essere di aloni più o meno intensi, a seconda della distanza del telo dalla sorgente dell'emanazione stessa, ma non in forma di un disegno con linee precise anche se sfumate. Il tutto anche ammettendo (cosa impossibile) che il telo fosse rimasto ben teso, sopra e sotto al corpo da cui provenivano le emanazioni.

 

2. Una seconda ipotesi è stata formulata dal prof. Romanesi, direttore dell'Istituto di medicina legale di Torino, il quale ha compiuto i suoi esperimenti di ricerca sindonologica servendosi di cadaveri che la legge gli aveva affidato (riteniamo) per ben altri scopi. Egli dimostrò ad un congresso di sindonologia di avere ottenuto alcune impronte servendosi dell'azione dell'acqua su una mistura di «aloe e di mirra» (i due aromi menzionati dal Vangelo di Giovanni), con un processo la cui complicazione esclude a priori, come riconosce egli stesso, che sia praticamente raggiungibile «una concordanza perfetta di tutte le condizioni favorevoli»18.

 

3. Una terza ipotesi è stata avanzata dal prof. Cordiglia, il quale ipotizzò che l'immagine sulla Sindone avesse potuto essere prodotta da «raggi mitogenici di Gurwitsch», ossia da quei raggi che vengono originati dall'attività dei tessuti e che si irradiano verso l'esterno. Poiché le cellule del corpo di Gesù non furono soggette a decomposizione, dopo la sua morte (in vista della sua risurrezione), i suoi tessuti avrebbero potuto continuare ad emettere tali radiazioni, tanto più se attivati dal precedente assorbimento di radiazioni solari a causa della lunga esposizione del corpo nudo sulla croce. Tali raggi emanati dai tessuti avrebbero prodotto, per azione fisico-chimica, una reazione nell'aloè di cui era impregnata la tela…19. Purtroppo, nonostante i vari esperimenti fatti a comprovare la tesi, tutti risultarono completamente negativi. Ciò non stupisce affatto, perché sarebbe stato veramente miracoloso che, per l'occasione, questi raggi si fossero tutti rivolti ad angolo retto nell'unica direzione ortogonale, per formare un disegno su di una tela che certamente non era regolarmente tesa, ma ovviamente irregolare e spiegazzata, sotto per il peso del corpo e sopra, perché sostenuta in ondulazioni irregolari seguenti le forme del corpo. Come abbiamo già osservato per l'ipotesi della «vaporografia», anche i raggi, quando non vengano appositamente diretti o concentrati, si irradiano in tutte le direzioni.

 

4 Una quarta ipotesi, che più che scientifica potremmo chiamare fantascientifica, è stata proposta nel 1974 dal medico inglese David Willis, il quale sostenne che i raggi che avrebbero agito sul lino, sensibilizzato dagli «aromi», dovrebbero essere stati raggi di calore. Ma come supporre raggi di calore in una tomba dove c'è solo un cadavere? La sua risposta è altrettanto semplice quanto fantasiosamente suggestiva:

 

la trasformazione fisica del corpo di Gesù nella risurrezione avrebbe scatenato una breve, ma violenta, esplosione di qualche radiazione differente dal calore - forse non identificabile scientificamente e forse identificabile - che bruciacchiò la tela...; una irradiazione o incandescenza, parzialmente analoga al fuoco, nei suoi effetti...20.

 

Risparmiamo al lettore, anche se a malincuore, la continuazione dell'articolo apparso sul «The Examiner», che immagina analogie tra la presunta «esplosione» di energia che si scatenò nella trasformazione del corpo di Cristo da «corpo naturale in corpo spirituale» (e che si era già manifestata in modo ridotto e parziale nella «trasfigurazione») e l'energia scatenata dalle reazioni nucleari a Hiroshima... Tutto un campo di fantascienza, non privo di poetiche, anche se macabre, suggestioni... ma nulla più.

Per il salesiano Etxeandia, che abbiamo già citato, la conclusione sarà questa:

 

Ridda di ipotesi e nulla più... soltanto ipotesi inattuabili alla prova... ho dovuto forzatamente andare oltre alle umane possibilità... (p. 137),

 

in altre parole: attribuire le immagini sulla Sindone ad una azione miracolosa, ad un intervento della volontà divina, «anche se essa si è servita di mezzi che la scienza non conosce». Ciò significa: fare un salto di qualità e, fallito ogni altro tentativo, portare il discorso sul piano della fede.

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17 Prof. S. DEZANI, La genesi della Santa Sindone di Torino, pubblicato sulla «Gazzetta sanitaria», Milano, 1933.

18 Prof. Romanese, citato da J. L. C. ETXEANDIA, op. cit., pp. 131-133.

19 Prof. Judica Cordiglia, in «Relazione della Comm. di esperti» cit., p. 98. È autore anche di un trattato: L'uomo della Sindone è il Gesù dei Vangeli?, Torino, 1941.

20 Articolo apparso sul settimanale londinese «Tablet» e ripreso dal «The Examiner» del 6 aprile 1974.


(continua)