mercoledì 8 giugno 2022

La Terza Guerra mondiale in pezzi

YEMEN

In Yemen non c'è pace dal 2011, quando sull'onda delle rivolte che scossero quasi tutto il mondo arabo, venne messo in crisi il regime di Saleh, che era al potere dalla riunificazione del Paese nel 1990. La situazione, però, è diventata drammatica dopo la presa del potere degli Houti, gruppo a forte prevalenza sciita, e una coalizione di otto Stati, guidata dall'Arabia Saudita, è intervenuta nel 2015 temendo che il Paese finisse nell'orbita d'influenza dell'Iran. Dal 2 aprile vige una tregua. Secondo Acled sono almeno 100 mila le vittime del conflitto, ma secondo le Nazioni Unite, se alle morti violente si aggiungono quelle correlate, a dicembre 2020 le vittime del conflitto sono 233 mila. Massacri di civili sono perpetrati con razzi e droni, molti dei quali prodotti in Italia. Thomas Curbillon è appena tornato dall'ennesima missione per Medici Senza Frontiere, che opera nel Paese dal 1996. «La situazione è sempre peggio, dal punto di vista umanitario, ma anche economico. Su 30 milioni di persone, 10 hanno bisogno di aiuto per sopravvivere, ci sono 3,5 milioni di sfollati, alcuni dei quali hanno dovuto spostarsi tre o quattro volte negli ultimi anni».

Dalla fine del 2019 «ci sono sempre meno fondi internazionali per lo Yemen e vediamo le conseguenze», racconta Curbillon. «Il prezzo della benzina è aumentato, molte cliniche hanno chiuso per mancanza di fondi, nei nostri centri medici spesso i pazienti non arrivano perché non sanno come pagare il viaggio, o arrivano troppo tardi. Anche l'accesso al cibo, costoso e importato, è sempre più complesso. Nonostante la tregua, che pure è una buona notizia, non si vede una via d'uscita. Il tessuto economico e sociale è inesistente, da ricostruire, le guerre non sono mai solo la fase bellica. Anche se domani ci fosse la pace, quanti potranno tornare nelle loro case? Un conflitto così lungo e violento lacera le società, lasciando tracce per decenni».  

 

PALESTINA

È con la nascita di Israele, nel 1948, che sono iniziate le guerre arabo-israeliane. I Paesi arabi non sono più intervenuti direttamente dopo che l'esercito israeliano ha occupato la Cisgiordania e Gaza (da quest'ultima si è ritirato nel 2005). A combattere per la nascita dello Stato di Palestina è rimasta l'Olp, l'organizzazione militare delle fazioni palestinesi, ancora oggi attiva anche se indebolita, con la sua componente principale Al Fatah che ha rinunciato alla lotta armata e gli altri gruppi che agiscono in ordine sparso. In questo vuoto ha acquistato peso Hamas, insignificante fino agli anni Ottanta, che oggi controlla Gaza.

Dopo una prima intifada pacifica negli anni Ottanta, nel 2000 è iniziata la seconda, militare e violenta, che per circa cinque anni ha causato la morte di almeno 6 mila persone, 5 mila delle quali palestinesi. Da allora si sono susseguite nove operazioni militari israeliane su Gaza, l'ultima ad agosto 2021, e una serie di attacchi palestinesi in Cisgiordania. Ad aprile la tensione è tornata a salite con azioni palestinesi – sempre meno coordinate e legate a formazioni politiche ufficiali – alle quali l'esercito israeliano fa seguire punizioni collettive e restringimenti alla libertà di circolazione. Intanto a Gaza si lanciano razzi nel tentativo di Hamas di prendere il controllo delle proteste in Cisgiordania.

 

Christian Elia MILLENNIUM maggio 2022