domenica 24 luglio 2022

FARE QUALCOSA DI CONCRETO OLTRE I DECRETI

 Decreto contro la siccità, arriva il commissario per gestire l’emergenza


di Giorgio Dell'Orefice
Il Sole 24ore

1 luglio 2022

Un Commissario straordinario per il contrasto e la prevenzione della siccità. È quanto previsto dalla bozza di decreto allo studio del Governo per fronteggiare la gravissima emergenza idrica che sta contrassegnando il paese e in particolare le regioni settentrionali. Il provvedimento circola sui tavoli dei ministeri (sono coinvolti il ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, quello della Transizione ecologica, Politiche agricole, ministero per la Pubblica amministrazione, quello per gli Affari regionali oltre al ministero dell'Economia) e delle regioni ma ancora non è stato esaminato dal Consiglio dei ministri perché preliminarmente occorre che tutte le regioni interessate (quelle settentrionali più l'Umbria) dichiarino lo stato d’emergenza.
Al momento hanno provveduto a dichiararlo la Lombardia e l’Emilia Romagna mentre è in via di approvazione in Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Il Commissario straordinario sarà chiamato a individuare insieme con i ministeri delle Infrastrutture, Transizione ecologica e Politiche agricole, nonché con le regioni «gli obiettivi correlati - si legge nella bozza di decreto - alla necessità di garantire una sufficiente risorsa idrica anche nei periodi di siccità. Inoltre, coordina e sovraintende le attività di programmazione e realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e promuove il potenziamento e l'adeguamento delle strutture idriche». Il Commissario dovrà poi adottare uno o più piani straordinari degli interventi privilegiando quelli di rilevanza interregionale o comunque quelli immediatamente cantierabili ma, soprattutto, «su proposta del ministero delle Infrastrutture, dovrà individuare almeno venti interventi prioritari da realizzarsi entro il 31 dicembre 2024».
Oltre al potere di definire gli interventi il Commissario straordinario alla crisi idrica potrà incidere anche sulla gestione della risorsa acqua mediante la definizione dei criteri con i quali le Autorità di bacino adottano la pianificazione dell’economia idrica e potrà verificare l’adozione da parte delle regioni delle misure per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi della risorsa idrica.
Per operare in emergenza il Commissario potrà poi contare su un corposo pacchetto di semplificazioni burocratiche. Innanzitutto, alla stregua della Protezione civile in caso di dichiarazione dello stato di emergenza potrà operare mediante ordinanze «in deroga a ogni disposizione di legge escluse quella penale, le leggi antimafia, il codice dei beni culturali e i vincoli legati all'appartenenza alla Ue». Robusto anche il pacchetto di poteri legati alla realizzazione delle opere infrastrutturali. In particolare, per assicurare la realizzazione della lista di interventi definiti prioritari «al Commissario - si legge ancora nella bozza del provvedimento - spetta l’assunzione di ogni determinazione ritenuta necessaria per l’avvio o la prosecuzione dei lavori anche sospesi». La nuova figura legata all’emergenza idrica potrà nominare sub commissari e varare una propria struttura commissariale con una squadra composta di trenta unità.
Sarà inoltre autorizzata una contabilità speciale intestata al Commissario straordinario per le spese di funzionamento per la realizzazione degli interventi e avrà una dotazione finanziaria per gli anni fino al 2024 anche se l’entità ancora non è stata determinata. La scelta di un piano d'emergenza è stata spiegata ieri dallo stesso Presidente del Consiglio. «Nel bacino padano – ha detto il Premier, Mario Draghi – si sta vivendo la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni. Una crisi che ha due cause: da un lato il deficit di pioggia che ha investito almeno gli ultimi tre anni. Una situazione per giunta peggiorata poi dall'aumento delle temperature e più in generale dal cambiamento climatico. Ma le difficoltà di oggi hanno anche delle cause strutturali legate alla cattiva manutenzione dei bacini e della rete che spetterebbe ai concessionari. Registriamo perdite straordinarie attorno al 30% della risorsa mentre in Israele la percentuale è del 3% e in altri paesi europei si aggira tra il 5 e l'8%. Per questo ci vuole un piano d’emergenza».
«Lunedì saremo pronti ad approvare le dichiarazioni d’emergenza delle regioni - ha aggiunto il premier - oltre agli interventi di emergenza occorrerà predisporre un grande piano per l’acqua. Va detto che molti interventi sono già previsti dal PNRR che per questi obiettivi stanzia circa 4 miliardi. Occorrerà aumentare ancora gli stanziamenti e arrivare a coordinamento massiccio dei tanti enti preposti all'amministrazione dell'acqua in Italia».