mercoledì 27 luglio 2022

LA PAROLA CRISI


Al liceo il mio docente di Religione ci spiegò che «crisi» derivava dal verbo greco «craomai», «cresco», credo per dare un senso positivo ai turbamenti dell’adolescenza e, grazie a questa falsa etimologia (la derivazione sarebbe da «crino», «discerno»), guardo alle crisi come ad occasione, appunto, di crescita. Imparerò più tardi che, se di crisi politiche si tratta, a crescere saranno i problemi solitamente per il cittadino. Eppure, proprio in questi giorni mi è capitato di imbattermi in una discussione: in Italia, si diceva, le crisi sono tutte pilotate e, giuro, non si parlava del solito Covid-19, che ho imparato a sfuggire come argomento così come contagio. No, si parlava di siccità. Ebbene, una signorina dall’aria dolce e timida mi si è trasformata in pochi minuti in una orsa pronta a difendere, mordendo, i propri cuccioli: pecoroni! (Le metafore faunistiche abbondano con l’immancabile: «E chiedo scusa agli animali»). Attendevo l'illuminata spiegazione giacché è una ovvia constatazione che non piove, che i fiumi sono in secca e tutti gli altri argomenti che alcuni sempliciotti come me osavano portare ad esempio. No, non esiste alcuna siccità, sono i mass media che ingannano noi ignoranti, proponendo ciclicamente nuove crisi. Le fake news, eccole! E perché verrebbero inventate? Ma perché è il governo che lo vuole. 

Colpa mia che perdo tempo ad ascoltare chi si è poi rivelato anche no-vax, no farmaci, no scienza, lo so, ma mi stupisce scoprire perché nascano certe convinzioni: la signorina proclamava il suo diritto a riempire una piscina per l’amato cagnolone in cui farlo sguazzare ogni dì e non sopportava che venisse limitata nei suoi diritti di abitante di un Paese ormai avviato alla tirannide. Ho motivi validi per non apprezzare Draghi & Co, ma non piove, governo ladro, per favore, no.

LARA CARDELLA L’Espresso 24 luglio