Al liceo il mio docente di Religione ci spiegò che «crisi» derivava dal verbo greco «craomai», «cresco», credo per dare un senso positivo ai turbamenti dell’adolescenza e, grazie a questa falsa etimologia (la derivazione sarebbe da «crino», «discerno»), guardo alle crisi come ad occasione, appunto, di crescita. Imparerò più tardi che, se di crisi politiche si tratta, a crescere saranno i problemi solitamente per il cittadino. Eppure, proprio in questi giorni mi è capitato di imbattermi in una discussione: in Italia, si diceva, le crisi sono tutte pilotate e, giuro, non si parlava del solito Covid-19, che ho imparato a sfuggire come argomento così come contagio. No, si parlava di siccità. Ebbene, una signorina dall’aria dolce e timida mi si è trasformata in pochi minuti in una orsa pronta a difendere, mordendo, i propri cuccioli: pecoroni! (Le metafore faunistiche abbondano con l’immancabile: «E chiedo scusa agli animali»). Attendevo l'illuminata spiegazione giacché è una ovvia constatazione che non piove, che i fiumi sono in secca e tutti gli altri argomenti che alcuni sempliciotti come me osavano portare ad esempio. No, non esiste alcuna siccità, sono i mass media che ingannano noi ignoranti, proponendo ciclicamente nuove crisi. Le fake news, eccole! E perché verrebbero inventate? Ma perché è il governo che lo vuole.
Colpa mia che perdo tempo ad ascoltare chi si è poi rivelato anche no-vax, no farmaci, no scienza, lo so, ma mi stupisce scoprire perché nascano certe convinzioni: la signorina proclamava il suo diritto a riempire una piscina per l’amato cagnolone in cui farlo sguazzare ogni dì e non sopportava che venisse limitata nei suoi diritti di abitante di un Paese ormai avviato alla tirannide. Ho motivi validi per non apprezzare Draghi & Co, ma non piove, governo ladro, per favore, no.
LARA CARDELLA L’Espresso 24 luglio