lunedì 4 giugno 2007

E’ UNA DONNA CORAGGIOSA

Tra Gesù e questo parroco c’è davvero un abisso... ma poi subentra un po’ di ripensamento.

Ma mi preme sottolineare il coraggio di questa giovane persona che vuole manifestare la sua identità di donna nonostante un corpo di ragazzo.

Ecco la notizia così come è comparsa su L’Unità di domenica 3 giugno 2007:


Bari - RAGAZZO SI SENTE E SI VESTE DA DONNA E IL PARROCO RIFIUTA LA COMUNIONE

Sembra un filma di Almodovar. Vite diverse. Immagini in bilico fra l’allegria, la voglia di combattere anche contro natura, e il dolore.

Ma è una storia vera, uno spaccato di vita difficile anche da raccontare (lo ha fatto con cautela e riguardo la Gazzetta del Mezzogiorno). Un vita difficile da vivere ad Adelfia, periferia di Bari.

C’è un ragazzino che ha un corpo “nemico”. In conflitto con l’anagrafe, con evidenti tratti femminili. Ma in pace con il cuore: si sente donna.

Un caso anche medico, non unico, monitorato dal policlinico barese. Per affermare questa sua indole a volte esagera. A 15 anni capita.

L’altro giorno lo ha fatto presentandosi in chiesa “con due seni iper caricati, in minigonna, con passo marcatamente femminile”, dicono dalla parrocchia.

Lo conoscono, quel ragazzo. Perché lui cerca riferimenti: è molto religioso. E’ anche molto povero, una famiglia che fa il possibile ma è dura.

Con quel passo ondulante si è avvicinato all’altare, al momento della comunione. Il parroco si è rifiutato di dare l’ostia: “Torna vestito in modo decente. Così no”. Così non si partecipa alla mensa del Signore.

Forse il Signore non avrebbe fatto differenze. Non avrebbe imbarazzato, davanti ai fedeli, un ragazzo che vive quotidiane umiliazioni e violenze, se è vero che il comune lo segue con un assistente sociale e con uno psicologo.

Però sono attimi, in cui le reazioni non sono allenate a situazioni inedite. Più del fatto, spiace che nel raccontare l’accaduto uno dei parroci di Adelfia (non quello coinvolto) insista in un paragone che rivela radicate maldisposizioni: “Quel ragazzo era vestito come Luxuria… ma come si fa…”.

L’onorevole Vladimir Luxuria. Un esempio usato come condanna. “Sembrava Luxuria”. E lui, il deputato - sempre sulla Gazzetta - si fa però consumare dalla voglia di commentare: “La Chiesa esclude, emargina, criminalizza, insulta. Bussate e troverete chiuso”. Non sempre.

Quel ragazzo ha bussato, e ha trovato aperto, tanto che è spesso in Chiesa. La sua famiglia ha trovato spesso chiuso: disoccupazione, disperazione. Le porte sbarrate di una politica che non funziona, che non arriva ovunque.

Dice altre cose Luxuria, testimone di un’emancipazione riuscita. Ricorda umiliazioni, regala una frase: “Il modo migliore di essere transessuali è di lasciare che anima e corpo si uniscano”.

Il parroco - don Peppino - e il ragazzo si sono chiariti. “Vestiti da donna, ma in modo sobrio, come quando vai a scuola”.

“Ci vuole molta delicatezza nell’esaminare i fatti”, dice adesso don Vito Marotta, della Diocesi di Bari-Bitonto. “Preferiamo rimanere in silenzio - ha concluso - e cercare di capire”. A volte capire è difficile.

m. buc.

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