lunedì 10 settembre 2007

INTERVISTA - COMUNITA', CHIESA, GERARCHIA

Riporto di seguito una mia intervista pubblicata a Cagliari dal giornale Mediapolis (http://mediapolis.wordpress.com/).


D) Qual è lo spirito da cui nascono e che continua ad animare le Comunità cristiane di base?

R) Le comunità cristiane di base nascono dalla consapevoleza che la chiesa è popolo e non gerarchia e che Gesù ha condiviso la condizione dei più deboli mentre l'istituzione ufficiale cattolica è parte integrante dei poteri di questo mondo.

La chiesa dei privilegi e del Concordato corre il rischio di mettere al centro se stessa e non il vangelo.

Ho esposto più dettagliatamente questo spirito della chiesa di base nel mio ultimo libro "Il dono dello smarrimento" (Edizioni Il segno dei Gabrielli).


D) Lei come vive la comunità di cui è parte nel suo quotidiano?

R) Prima di tutto mi interessa vivere onestamente da uomo e da prete. Nel mio impegno di volontariato privilegio i più deboli e mi occupo molto di tossicodipendenti e sofferenti mentali.

Come teologo cerco di sviluppare una riflessione e di tradurre in pratica pastorale un orizzonte di liberazione delle coscienze perché ciascuno/a possa vivere secondo ciò che è.

Per questo da oltre 30 anni mi sono fatto quotidianamente compagno di viaggio di omosessuali, lesbiche, transessuali, separati, divorziati, scomunicati, preti innamorati e loro compagne.

Amo molto il lavoro quotidiano fatto di dialogo, di studio, di preghiera, di gruppi, di viaggi, di scritti. Il centro per me resta sempre l'incontro con le persone nello spirito del reciproco accompagnarci, lontano dal tipico dirigismo cattolico.


D) Ci aiuti a capire la sua posizione nella differenziazione tra Chiesa e gerarchia ecclesiastica?

R) La chiesa è la comunità delle donne e degli uomini che cercano di orientare la loro vita nella direzione dell'esistenza di Gesù: fiducia in Dio e collocazione dalla parte dei più deboli.

La chiesa così intesa ha bisogno di ministri, di pastori, di preti che possano essere indifferentemente uomini e donne.

La gerarchia, che è nata in seguito e che falsamente si fa risalire a Gesù, è invece una struttura di potere che decide da sola il cammino di tutti. Essa è una struttura gerarchica, piramidale, patriarcale, presume addirittura di essere infallibile.

Il fatto che sia solo maschile costituisce un dato patologico che semina l'incapacità di rapportarsi al vissuto affettivo, amoroso, sessuale. La gerarchia maschilista è chiaramente segnata da sessuofobia e omofobia.

Si cita la Bibbia come legittimazione di questa gerarchia, ma si tratta di versetti estrapolati dal contesto e si arriva a pensare che Benedetto XVI sia il successore di Pietro, il pescatore di Galilea.

Le gerarchie, come poteri sacri e assoluti, sono retaggi culturali di una società autoritaria che fanno pensare alle dinastie faraoniche, all'impero romano e agli ultimi stati assolutistici.


D) In un'intervista apparsa su Repubblica ha affermato che la fede, quale dono di Dio, è superiore alla legge ecclesiastica e in quanto tale permette di liberarsi dall'obbedienza della norma... Ci può aiutare a comprendere in maniera più profonda questo punto?

R) Guardi che io sono per natura alieno da polemiche e per età lontano dalle posizioni rigide. Ma come teologo ho sviluppato, con molti di altri, una riflessione che mi pare addirittura scontata: spesso, per essere fedeli al vangelo, occorre disobbedire al potere che si crede infallibile.

Gesù disobbedisce al potere politico e al sinedrio, e il mondo sarebbe fermo all'età della pietra se non ci fossero stati uomini e donne che hanno saputo andare contro corrente rispetto al potere. La gerarchia è stata alleata di Pinochet, di Hitler, di Francisco Franco, di Berlusconi...

Non si tratta di realismo ingenuo, ma di autentica adesione al vangelo. Per questo possiamo, proprio in nome della fede, contrastare le leggi inique che proibiscono l'uso del preservativo, le seconde nozze, l'amore omosessuale...

E' proprio la mia fede che mi ha spinto ad agire contro la struttura gerarchica, non contro la chiesa o contro la fede. Non ho alcun risentimento contro le persone, ma combatto le posizioni che esse fanno valere a livello istituzionale.


D) Dove vede lei personalmente i maggiori rinnovamenti apportati dal Vaticano II e quali ricadute hanno o potrebbero avere nel quotidiano della vita ecclesiale?

R) Il Concilio Vaticano II aveva aperto un pochino il dialogo nel popolo di Dio e collocava la chiesa non sopra il camino della gente, ma dentro il sentiero della vita quotidiana.

Rappresentava una chiesa che si mette in ascolto, che sa imparare. Questo è un atteggiamento che genera fiducia, simpatia, partecipazione, coinvolgimento.


D) A suo parere come si sono relazionati gli ultimi due papati al Concilio Vaticano II?

R) Bisogna parlar chiaro al riguardo. Gli ultimi due papi hanno citato migliaia di volte il Concilio per nascondere il fatto che lo stavano buttando dalla finestra.

Il papa polacco ha usato quei testi che si prestavano al suo pauperismo sincero ma retorico. Da assoluto signore della chiesa e da grande attore, ha agito in modo da fare della propria immagine la rappresentazione di tutta la chiesa. Questo ha prodotto l'occultamento, la sparizione della "chiesa-comunità" con le sue mille voci.

Benedetto XVI ha addirittura archiviato il Concilio e per lui la chiesa è un gregge obbediente. Il dissenso è una rovina, il pluralismo un pericolo. Ha creato una chiesa della paura, della delazione, della scomunica.


D) Come si pone riguardo alle ultime posizioni di Benedetto XVI e mi riferisco in particolare all'esortazione post-sinodale Sacramentum Caritatis e al più recente Motu Proprio?

R) Il papa è coerente con la sua idea di chiesa. Per lui è importante ritornare ai tempi della Controriforma.

Per quanto a me sembra delirante pensare che l'unica vera chiesa di Cristo sia quella cattolica-romana, questa è la teologia che si legge nei documenti ufficiali e il papa la impone a tutta la chiesa istituzionale.

E' tragico, ma è la natura della teologia cattolica ufficiale (i teologi e le teologhe sono ben altra cosa) che porta in sé il virus dell'arroganza. Il guaio è che questa insolente e indecente dottrina diventa "catechismo" diffuso in molte parrocchie e non c'è ribellione, non si manifesta dissenso.

Una chiesa di spettatori ha perso l'abitudine di ragionare con la propria testa. Per questo sono importanti anche episodi come quelli di Monterosso, vicino a Padova, dove il parroco don Sante si è opposto alle dimissioni richieste da parte del vescovo, anche se rischierà di essere rimosso.


D) Perché secondo lei la ventata d’aria fresca del mondo, voluta da Roncalli, entra con tanta difficoltà nella Chiesa?

R) Vede, la chiesa gerarchica ha paura dell'aria fresca... perché nell'aria fresca c'è il vento della libertà, della voglia di vivere. Nell'aria fresca prospera il pensiero plurale, legato alla vita quotidiana.

L'aria fresca "dà al cervello" in modo ossigenante e sano e invita ad andare oltre l'obbedienza, che è la vera patologia cattolica.

La gerarchia si sente a suo agio con chi è gemente e piangente in questa valle di lacrime e le persone che ragionano sono autonome e felici, costituiscono il suo incubo.


D) Molte ragazze e ragazzi omosessuali, che vivono un forte dissidio interiore non riuscendo ad accettare questa parte della loro persona, le hanno scritto cercando un confronto e nella speranza di ricevere una parola che possa aiutarli ad uscire dal limbo in cui vivono.

A questi ha risposto di accogliere l'omosessualità come un dono di Dio, allo stesso modo in cui per lei è stata l'eterosessualità e vivendola serenamente senza più vergogna. A questo punto le domando perché le gerarchie ecclesiastiche non riescono a pronunciare queste parole, che al mio modesto giudizio di ragazzo di diciannove anni appaiono tanto semplici quanto evidenti?

In relazione a ciò ricordo che di recente l'ONG Human Rights Watch in un documento ha stilato una graduatoria degli uomini più influenti che hanno usato la loro autorità per alimentare pregiudizi verso le persone omosessuali o transessuali, ed in questa classifica Benedetto XVI è apparso al primo posto.


R) Proprio domenica 16 settembre nella eucarestia domenicale della mia comunità si sposeranno due donne dopo un anno di felici incontri con alcuni gruppi. Credo che occorra essere tranquillamente positivi e celebrare liberamente ogni amore che, per un credente, è dono di Dio.

L'omosessualità, molto presente in Vaticano anche ad altissimi livelli e nel clero, costituisce per la teologia ufficiale il vero scoglio, la più profonda cecità. La chiesa è una delle fautrici e delle fomentatrici del pregiudizio.

Sia le sue categorie mentali, prigioniere del modello unico patriarcale, sia le paure ossessive di una casta abituata ala negazione del corpo e alla ipocrisia, chiudono la porta ad ogni apertura. Se il papa polacco era per la emarginazione, Benedetto XVI è un vero persecutore degli omosessuali.

Penso che bisogna leggere con intelligenza e senso dell'umorismo e lasciar cadere questi monumenti di ignoranza e di pregiudizio e poi... vivere secondo la propria natura. L'amore omosessuale vive sotto il sorriso di Dio anche se il papa maledice...

Suvvia, dobbiamo essere persone mature e saper compiere le nostre scelte, quelle che sentiamo vere e oneste, senza chiedere permesso a nessuno. L'omosessuale che va a confessarsi di essere omosessuale, vuole farsi schiaffeggiare. Eviti di farsi del male.

Condivido: nella classifica il pastore tedesco merita il primo posto.

Ora sto preparando un libro con persone transessuali. Mi rendo conto che la gerarchia vive fuori del mondo perché non sa ascoltare i vissuti delle persone.

Ma a me interessa vivere il Vangelo e credo che l'ultimo mio pensiero è ciò che dice il vaticano. Ripete sempre la solita canzone che, purtroppo, riesce ancora a fare tanto danno a persone oneste e sincere, che non hanno ancora trovato le motivazioni e il coraggio di essere se stesse.

Guardiano avanti... ben coscienti che Dio e amore stanno sempre insieme mentre Dio e gerarchia sono due cose opposte, abitano due diversi continenti.

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