martedì 12 febbraio 2008

LETTERA A GESU’ DI NAZARETH

In realtà non c’è giorno in cui, fin dall’infanzia, tu non sia al centro dei miei pensieri e dei miei affetti. Tu sei per me la creatura di Dio più bella e più significativa.

Di anno in anno cerco di conoscere sempre un po’ di più la tua vita, le tue scelte, la tua fede, il tuo messaggio.

Soprattutto sento che ti amo sempre di più e ora, alla soglia dei miei settant’anni, posso dire che da tempo mi sono innamorato di te.

Sei diventato il mio maestro di vita, il faro che Dio ha acceso sul mio cammino.

Da quando ho scoperto che non sei un dio travestito da uomo o un uomo travestito da dio, ma quel profeta ebreo che ha ricevuto da Dio una particolarissima funzione, allora ho cercato più intensamente di collocare la mia piccola vita al tuo seguito.

Ogni giorno benedico Dio che ha fatto nascere dall’amore di Maria e Giuseppe, nella loro numerosa famiglia, un ragazzo come te che ha riscaldato il suo cuore alla scuola dei profeti fino a farsi discepolo di Giovanni il battezzatore.

Tu, uomo di preghiera e profeta di giustizia, continui a parlare al mio cuore. La tua fiducia in Dio e la tua collocazione coerente dalla parte degli ultimi, delle donne, degli esclusi costituisce per me ogni giorno un invito a convertirmi.

Ma ancora di più ho pensato a te in questa settimana mentre preparavo per il mio blog il brano evangelico della trasfigurazione (Matteo 17, 1-9).

Ti eri ben accorto che ormai attorno a te si organizzava la “congiura” e mentre ti dirigevi verso Gerusalemme avevi sentore che là probabilmente non ti attendevano i festeggiamenti.

Avevi detto e fatto troppe “cose pazze” e si era determinato un certo fuggi fuggi. I tuoi discepoli, quando avevi prospettato alcune “condizioni” per seguirti, avevano protestato. Pietro si era meritato il tuo rimprovero amaro: “vai indietro, Satana” …

Ma lo sconcerto non regnava solo nel gruppo dei discepoli: era anche nel tuo cuore … Ed allora … ecco che hai preso la via dell’alto monte, ti sei appartato, hai cercato il dialogo con il tuo Dio, il Dio del tuo popolo, il Dio dell’esodo.

Penso che dal tuo cuore sia salita alle labbra la preghiera che conoscevi bene:


Canto delle ascensioni (salmo 121)

Levo gli occhi ai monti:
da che parte mi verrà aiuto?
Il mio aiuto viene da Jahvè,
che crea cieli e terra.
Non permetterà che vacilli il tuo piede
né che sonnecchi il tuo custode.
Ecco, non sonnecchia né dorme
il custode di Israele.
Jahvè è il tuo custode, Jahvè è tua ombra
dal lato della tua destra.
Di giorno il sole non ti colpisce
né la luna di notte.
Jahvè ti custodisce da tutti i mali,
custodisce l’anima tua.
Jahvè custodisce il tuo uscire e il tuo entrare,
da ora in eterno.


Come al battesimo, là sulle rive del Giordano, ti eri immerso nelle “acque profonde” per esprimere la tua radicale adesione al messaggio profetico, qui tu attingevi da Dio la forza per rinnovare la tua totale dedizione e la tua completa disponibilità al cammino nel quale hai posto la tua vita in risposta alla chiamata di Dio che lentamente andavi scoprendo.

Tu, nella tempesta del tuo cuore, assediato dalla paura, consapevole della tua umana fragilità, ti sei affidato a Dio. Intuivi che sarebbe arrivata la pianura e poi … la salita a Gerusalemme.

Si, non potrò mai penetrare fino in fondo nei sentimenti del tuo cuore, ma in questo rivolgerti a Dio con totale fiducia, ancora una volta ti ricomprendo come il maestro della mia vita, il testimone più alto per la mia fede.

Questa è per me la strada della fede. Senza questa fiducia in Dio, senza questo ancoraggio in Lui, la fede non ha radici e diventa un ruscello senza sorgente, una casa senza fondamenta.

Ti sento davvero compagno di viaggio … ben altro che la dogmatica seconda persona della trinità.

Questi dogmi letti e ripetuti fondamentalisticamente mi avevano allontanato da te, fabbricando un dio astratto e numerato.

Ora, proprio attraverso di te, uomo ebreo, credente ebreo, profeta ebreo, messaggio di Dio per il tuo popolo, comincio a rendermi conto che tu sei un dono straordinario che Dio ha fatto a Israele e a tutto il mondo.

Tu non sei il salvatore del mondo, ma come molti studi oggi ci documentano, sei nel mondo uno dei portatori e dei testimoni della salvezza che viene solo da Dio. Soter-salvatore è il titolo che viene dato a tutti coloro che si mettono al servizio di Dio, della Sua giustizia, del Suo regno.

Caro Gesù, continuamente guardo a te e ti trovo sempre nuovo, suscitatore in me di nuove idee e di nuovi stimoli.

Vorrei seguirti davvero sui sentieri della fiducia in Dio e della dedizione alla causa del regno.

Sii benedetto, o Dio, che hai regalato al mondo questo profeta nazareno.

Grazie perché non ci lasci mancare le voci che ci chiamano, ci risvegliano, ci contestano, ci invitano a percorsi di conversione.

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