martedì 26 febbraio 2008

TORTURE

Forse uno dei segnali più preoccupanti di un certo “assopimento della coscienza” è la crescente indifferenza nei riguardi delle “torture d’America”, come le definisce Adriano Prosperi su Repubblica del 21 febbraio. La sua considerazione è amara:

Lo schermo televisivo - specialmente in Italia - riversa sugli interni domestici particolari di storie atroci senza rispetto per chi le ha sofferte o per chi le guarda, facendosi guidare spesso da istinti sadici appena coperti da un velo di moralismo ipocrita.

Ma oggi il dubbio che si tratti di imbarbarimento rischia di diventare una certezza. Abbiamo assistito ad una descrizione realistica di che cosa sia quella speciale tortura che si chiama “water-boarding” e di come sia stata impiegata per far confessare i prigionieri del carcere statunitense di Guantanamo.

Abbiamo anche appreso che le prove ottenute con quelle torture saranno proposte come valide in giudizio. Esaminiamo queste due distinte notizie e chiediamoci quale sia stata l’eco che hanno suscitato nel tribunale della pubblica opinione.

Che cosa accade quando la tortura si svolge sotto gli occhi della televisione e viene vista contemporaneamente in tutto il mondo? La risposta è: nulla”.

Non si tratta, ovviamente, soltanto di una distrazione.

E così le “torture USA” autorizzano le grandi potenze alla violazione dei diritti dei detenuti nel silenzio delle chiese e delle istituzioni mondiali.

Nessun commento: