LUISITO BIANCHI, I miei amici, Sironi Editore, Milano 2008, pagg.912, € 24,00
Luisito Bianchi è un prete di 81 anni che oggi svolge la funzione di cappellano presso il monastero di Viboldone. Notissimo come scrittore, è stato insegnante, traduttore, operaio, benzinaio ed inserviente d'ospedale. In questo libro compaiono i suoi "Diari 1968-1970"che, in qualche modo, rappresentano il suo "giornale dell'anima".
Intanto direi che ci vuole del coraggio a pubblicare oggi un libro di 912 pagine, ma il nostro Autore è avvezzo a simili imprese. Il lettore si trova a contatto con pagine di densissima spiritualità, di aperta contestazione della chiesa clericale, di una singolare capacità di esplorare la vita. Per alcuni versi queste pagine sono datate, ma si respira un'umanità priva di ipocrisie e di reticenze.
Bianchi nel 1968 entra in fabbrica scegliendo di rifiutare ogni provento legato alla sua funzione di prete e di mantenersi non grazie al suo ruolo ma grazie al suo lavoro di operaio.
Così per tre anni riempie cinque agende, a ritmo quotidiano. Le sue sono annotazioni tumultuose, appassionate, dubbiose e drammatiche. E animate da un affetto sincero verso i compagni che condividono i turni nel reparto della Montecatini, a Spinetta Marengo.
Leggendo entriamo nella vita di questi amici: sappiamo tutto delle loro famiglie; sentiamo l'odore chimico del reparto, proviamo la lunghezza del turno di notte, i thermos di caffè, attraversiamo i conflitti, gli incidenti e patiamo le morti. E' questa la ragione del titolo I miei amici, perchè è attorno ai compagni che prende senso tutta l'esperienza di don Luisito Bianchi.
Questo libro racconta così il movimento operaio, i difficili anni post-conciliari, il '68 e i suoi contrasti. Ma, soprattutto, protagoniste sono la Chiesa e la Fabbrica: restituite senza ideologia e con la capacità di fare emergere problemi e contraddizioni in cui ci sorprendiamo ancora oggi immersi.
Società, politica, teologia, cronaca: qui non sono concetti, ma forze che agiscono nella viva carne di una persona che a quarant'anni mette da parte tutto, tranne la propria coscienza, per esporre alla nuda prova della vita la sua vocazione e la sua umanità.
Ne raccomando vivamente la lettura a piccoli sorsi.
Luisito Bianchi è un prete di 81 anni che oggi svolge la funzione di cappellano presso il monastero di Viboldone. Notissimo come scrittore, è stato insegnante, traduttore, operaio, benzinaio ed inserviente d'ospedale. In questo libro compaiono i suoi "Diari 1968-1970"che, in qualche modo, rappresentano il suo "giornale dell'anima".
Intanto direi che ci vuole del coraggio a pubblicare oggi un libro di 912 pagine, ma il nostro Autore è avvezzo a simili imprese. Il lettore si trova a contatto con pagine di densissima spiritualità, di aperta contestazione della chiesa clericale, di una singolare capacità di esplorare la vita. Per alcuni versi queste pagine sono datate, ma si respira un'umanità priva di ipocrisie e di reticenze.
Bianchi nel 1968 entra in fabbrica scegliendo di rifiutare ogni provento legato alla sua funzione di prete e di mantenersi non grazie al suo ruolo ma grazie al suo lavoro di operaio.
Così per tre anni riempie cinque agende, a ritmo quotidiano. Le sue sono annotazioni tumultuose, appassionate, dubbiose e drammatiche. E animate da un affetto sincero verso i compagni che condividono i turni nel reparto della Montecatini, a Spinetta Marengo.
Leggendo entriamo nella vita di questi amici: sappiamo tutto delle loro famiglie; sentiamo l'odore chimico del reparto, proviamo la lunghezza del turno di notte, i thermos di caffè, attraversiamo i conflitti, gli incidenti e patiamo le morti. E' questa la ragione del titolo I miei amici, perchè è attorno ai compagni che prende senso tutta l'esperienza di don Luisito Bianchi.
Questo libro racconta così il movimento operaio, i difficili anni post-conciliari, il '68 e i suoi contrasti. Ma, soprattutto, protagoniste sono la Chiesa e la Fabbrica: restituite senza ideologia e con la capacità di fare emergere problemi e contraddizioni in cui ci sorprendiamo ancora oggi immersi.
Società, politica, teologia, cronaca: qui non sono concetti, ma forze che agiscono nella viva carne di una persona che a quarant'anni mette da parte tutto, tranne la propria coscienza, per esporre alla nuda prova della vita la sua vocazione e la sua umanità.
Ne raccomando vivamente la lettura a piccoli sorsi.
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