mercoledì 7 maggio 2008

DIO CI DONA LA SUA PACE

Commento alla lettura biblica - domenica 11 maggio 2008

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre per paura dei Giudei le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse, Gesù venne, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". E ciò detto mostrò ad essi le mani ed il fianco. Nel vedere il Signore, i discepoli furono pieni di gioia. Egli disse di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi". E ciò detto alitò su di essi e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi li riterrete saranno ritenuti" (Giovanni 20, 19-23)


Con gli occhi della fede

Bisogna sempre superare la "tentazione" di leggere i "quadri" del Vangelo di Giovanni in chiave cronachistica o fotografica. Invece le cosiddette "apparizioni" sono racconti teologici che ci danno testimonianza di eventi visti con gli occhi della fede.

I discepoli, sia pure tra delusione e speranza, hanno già compiuto un cammino di fiducia in Dio e di accoglimento della parola di Gesù. Egli aveva insegnato loro che Dio non lo avrebbe abbandonato nella morte e che avrebbe mandato la Sua forza per sostenerli nel cammino.

Questo racconto di apparizione condensa questo doppio messaggio: Gesù è vivo per opera di Dio e i discepoli sentono nei loro cuori la presenza del soffio di Dio, della Sua forza. Le immagini che l'Autore di questi versetti usa sono singolarmente espressive.

E' il primo giorno della settimana! Giovanni vuol dirci che, se anche persistono le ombre della sera, è però iniziato un tempo nuovo per i discepoli, è avvenuta una svolta nel loro cammino di fede.

Le "porte chiuse" e "la paura dei capi dei giudei" lasciano il posto alla gioia quando i discepoli vedono con gli occhi della loro fede che Dio ha dato una vita nuova a Gesù: "Gioirono al vedere il Signore". Per quanto la paura, il dubbio e la chiusura avessero invaso la loro vita, Dio ha fatto penetrare la luce del risorto anche attraverso le porte sbarrate.

L'azione di Dio attraverso Gesù consiste proprio in questo venire in un mondo chiuso per farne un mondo aperto. Questo Dio che ci aiuta, attraverso la testimonianza di Gesù, ad aprire le porte per uscire dalle prigioni della paura e dell'angoscia, è l'esatto opposto di quel Dio moralista ed opprimente che troppa predicazione cristiana continua a proporre.

"Pace a voi"

Gesù comunica ai suoi amici e alle sue amiche la vicinanza di Dio: questo è il senso dell'annuncio ebraico. Allora il sentiero che la crocifissione aveva interrotto si riapre, rifiorisce la speranza ... Dio, datore della pace, è vicino, non ha perso la fiducia nei discepoli e nel mondo.

In questi giorni (compongo queste righe in treno) ho esperimentato ancora una volta in tanti incontri con persone in ricerca quanto sia importante l'annuncio del Dio amico, del Dio che è in pace con noi, che ci accoglie così come siamo, che ci accompagna nella vita soprattutto con il Suo amore accogliente e perdonante. Questo "pace a voi", ripetuto, non è un ribadimento casuale.

Se non siamo "a nostro agio" con Dio, se lo percepiamo freddo con noi o se ci percepiamo non riconciliati con Lui, come potremo camminare sulle strade del Vangelo? Se non accogliamo il soffio del Suo amore che il messaggio del nazareno continuamente alita su di noi, come potremo cercare di essere testimoni nel mondo?

La remissione dei peccati

Quando da giovane prete ero alle prime "armi" negli studi di esegesi e di ermeneutica, avevo fatto mia una lettura istituzionale di questa pagina. Secondo questa interpretazione ufficiale Gesù, in questa apparizione, aveva conferito ai ministri della comunità (a noi sacerdoti!) il potere di rimettere i peccati, di "assolvere" o non assolvere ...

Peccato che qui "discepoli" significa tutta la comunità e di sacerdoti proprio non c'è traccia. Pensiamo un po' se Gesù, il Risorto, aveva come prima preoccupazione quella di "istituire un sacramento"!

Lentamente gli studi biblici mi hanno insegnato che quel "pace a voi", è la chiave di volta per interpretare il versetto in cui si parla della remissione dei peccati. E' la comunità intera che, secondo il Vangelo di Giovanni, ha il compito di annunciare al mondo la vicinanza perdonante di Dio. E' la pace che viene da Dio che la comunità deve annunciare per le vie del mondo.

Ben altra cosa che dare assoluzioni o negarle. L'orizzonte della riconciliazione ha una diversa ampiezza.

Dio, che ha visto crocifiggere il Suo inviato, dopo averlo risvegliato a vita nuova, vuole che lo stesso "crocifisso" risuscitato diventi il segno e il messaggero del Suo perdono, della Sua pace, della Sua accoglienza senza misura. Il "soffio" di Dio, il Suo vento deve spingere la comunità in questa direzione.

Non si tratta quindi di rinchiudersi in cenacoli di gente ossessionata dalla presenza del male, ma di camminare incontro al futuro sapendo che Dio guarda alle persone, al mondo, anche dentro le vicende più conturbanti, con fiducia. Bisogna "soffiare" nelle vie del mondo questo calore di un Dio che ama.

Se non viviamo in questa prospettiva, diventiamo gente che "ritiene" il peccato, cioè non assume la responsabilità di un percorso di liberazione, non si libera dai ceppi della paura e dell'egoismo e non diffonde amore nelle vie del mondo.

Ci è data una possibilità, ci è affidata una responsabilità: ognuno/a di noi, per quanto piccolo e fragile, può fare fiorire qualche petalo di amore, di riconciliazione, di relazioni intessute di tenerezza, di fiducia e di perdono reciproco.

Nella tua vigna

Voglio credere, Dio d'amore, che Tu continui a sospingerci nella vita, fuori dai cenacoli chiusi, fuori dalle angosce paralizzanti, fuori dai sensi di colpa perchè è il mondo il campo del Tuo regno, la vigna nella quale ci inviti a lavorare...

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