C’è chi lo vorrebbe in giacca e cravatta e chi si traveste solo in questa occasione. Chi ci va per rivendicare diritti, chi per incontrare gli amici, divertirsi e magari rimorchiare. Festa delle diversità per eccellenza, il Gay Pride anche quest’anno non si smentisce. La manifestazione romana è stata un tripudio di colori. Secondo gli organizzatori sono mezzo milione i partecipanti (10.000 secondo le forze dell'ordine, ndr): tante donne, molte spingevano le carrozzine con i loro bambini, tanti ragazzi giovanissimi ma anche persone con barba e capelli bianchi, e una nutrita presenza di giovani dei centri sociali. Tutti insieme per la parità, la dignità, la laicità.
Testardamente, come recita lo slogan della manifestazione: nonostante i biasimi di ministri e primi cittadini, la popolazione rainbow ha invaso le vie del centro di Roma con una ventina di carri – meno numerosi ma non meno chiassosi dello scorso anno – i cartelloni dissacranti, le signorine in mise discinte, gli attivisti allegramente incazzati.
Ed è subito festa. Ma una festa che non toglie spazio alle rivendicazioni. Come quella della tutela delle unioni omosessuali: se ne sono simbolicamente celebrate a decine sul carro dell’Arcigay, officiate dall’unica parlamentare e dall’unico presentatore del Tg1 dichiaratamente omosessuali. L’atto di visibilità di Anna Paola Concia e di Stefano Campagna è valso loro il titolo di improvvisati ufficiali di stato civile e in questa veste hanno "benedetto" l’unione di qualche coppia gay e lesbiche.
Amareggiate dal fatto di non vedere la ministra per le pari opportunità Mara Carfagna sfilare al Gay Pride, tantissime drag queen hanno pensato di imitare i suoi mitici scatti scollacciati realizzati per un calendario di qualche anno fa. E il nome della ministra ex-showgirl è stato tra quelli più invocati dalle animatrici dei carri. Ci si è dovuti “accontentare” della presenza della ministra-ombra Vittoria Franco, che ha guidato l’inizio del corteo partito da piazza della Repubblica per arrivare, dopo ore di musica e slogan per le vie del centro, in piazza Navona.
Una destinazione – come si sa – di ripiego, visto che il circolo Mario Mieli, organizzatore dell’evento, aveva chiesto di poter chiudere il corteo in piazza San Giovanni. Ma per la questura la richiesta era inaccettabile per la contemporanea esibizione del coro interuniversitario di Roma "Traditio et confessio" organizzato in occasione del convegno "Allargare gli orizzonti della razionalità" della Pontificia Università Lateranense.
Il diniego ha suscitato la protesta di alcuni politici che si sono imbavagliati davanti alla basilica. Nel corteo, invece, i rappresentanti del mondo politico erano pochi: qualche radicale, qualche esponente del Partito Comunista dei Lavoratori e poco più. È il mondo delle associazioni che sfila col Pride: gruppi gay sportivi, orsi, leather, lesbiche, mamme e papà e tutti gli altri colori dell’arcobaleno. All'altezza di Piazza Venezia, però, un gruppo di 40 neofascisti ha tentato di spaccare il corteo sventolando bandiere nere con le croci celtiche. L'irruzione, però, è stata bloccata dalle forze dell'ordine.
Per protestare contro le ingerenze della Chiesa, invece, alcuni attivisti di Facciamo Breccia, in serata, ha simbolicamente occupato Piazza San Pietro esponendo uno striscione in cui si leggeva: "Il Vaticano occupa l'Italia, noi occupiamo il Vaticano". Il presidio è durato qualche minuto ed è poi stato interrotto dagli agenti delle forze dell'ordine.
Testardamente, come recita lo slogan della manifestazione: nonostante i biasimi di ministri e primi cittadini, la popolazione rainbow ha invaso le vie del centro di Roma con una ventina di carri – meno numerosi ma non meno chiassosi dello scorso anno – i cartelloni dissacranti, le signorine in mise discinte, gli attivisti allegramente incazzati.
Ed è subito festa. Ma una festa che non toglie spazio alle rivendicazioni. Come quella della tutela delle unioni omosessuali: se ne sono simbolicamente celebrate a decine sul carro dell’Arcigay, officiate dall’unica parlamentare e dall’unico presentatore del Tg1 dichiaratamente omosessuali. L’atto di visibilità di Anna Paola Concia e di Stefano Campagna è valso loro il titolo di improvvisati ufficiali di stato civile e in questa veste hanno "benedetto" l’unione di qualche coppia gay e lesbiche.
Amareggiate dal fatto di non vedere la ministra per le pari opportunità Mara Carfagna sfilare al Gay Pride, tantissime drag queen hanno pensato di imitare i suoi mitici scatti scollacciati realizzati per un calendario di qualche anno fa. E il nome della ministra ex-showgirl è stato tra quelli più invocati dalle animatrici dei carri. Ci si è dovuti “accontentare” della presenza della ministra-ombra Vittoria Franco, che ha guidato l’inizio del corteo partito da piazza della Repubblica per arrivare, dopo ore di musica e slogan per le vie del centro, in piazza Navona.
Una destinazione – come si sa – di ripiego, visto che il circolo Mario Mieli, organizzatore dell’evento, aveva chiesto di poter chiudere il corteo in piazza San Giovanni. Ma per la questura la richiesta era inaccettabile per la contemporanea esibizione del coro interuniversitario di Roma "Traditio et confessio" organizzato in occasione del convegno "Allargare gli orizzonti della razionalità" della Pontificia Università Lateranense.
Il diniego ha suscitato la protesta di alcuni politici che si sono imbavagliati davanti alla basilica. Nel corteo, invece, i rappresentanti del mondo politico erano pochi: qualche radicale, qualche esponente del Partito Comunista dei Lavoratori e poco più. È il mondo delle associazioni che sfila col Pride: gruppi gay sportivi, orsi, leather, lesbiche, mamme e papà e tutti gli altri colori dell’arcobaleno. All'altezza di Piazza Venezia, però, un gruppo di 40 neofascisti ha tentato di spaccare il corteo sventolando bandiere nere con le croci celtiche. L'irruzione, però, è stata bloccata dalle forze dell'ordine.
Per protestare contro le ingerenze della Chiesa, invece, alcuni attivisti di Facciamo Breccia, in serata, ha simbolicamente occupato Piazza San Pietro esponendo uno striscione in cui si leggeva: "Il Vaticano occupa l'Italia, noi occupiamo il Vaticano". Il presidio è durato qualche minuto ed è poi stato interrotto dagli agenti delle forze dell'ordine.
Giulio Maria Corbelli
www.gay.it
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