Giovedì 14 Lucio Caracciolo svolge una corposa e profonda riflessione sui recenti fatti georgiani. Tra l'altro scrive:
"Se Saakashivili non esistesse, Putin dovrebbe inventarlo. Pare che nelle prime ore di guerra il padrone della Russia non credesse alle sue orecchie. Lo sconsiderato arcinemico georgiano era finito con entrambi i piedi nella trappola sud-ossetina, sfidando Mosca sul terreno militare. In pochi giorni, Putin ha non solo ripreso il controllo dell'enclave contesa, ma minaccia di ridurre l'intera Georgia ad entità virtuale. Soprattutto, ha inflitto una sonora lezione agli Stati Uniti. Per la prima volta dal crollo dell'Unione Sovietica, l'impero russo è all'offensiva. La guerra di Georgia non ha solo un formidabile impatto regionale, ma contribuisce a riscrivere gli equilibri globali come sembravano essersi consolidati alla fine dello scorso secolo. Vediamo."
Aggiungerei un particolare. Nella lotta contro l'ormai tramontata supremazia USA, ora la Russia trova un formidabile alleato nella Cina. E' interesse comune sconvolgere il quadro. Le ingenuità europee non servono più. Servono scelte oneste, politiche chiare. L'Europa che ha truccato le carte nell'ex-Jugoslavia, ora si trova divisa e in estrema difficoltà.
"Nel gioco delle ingenuità e manipolazioni reciproche, alla fine, come nel caso del Kosovo, è stata la coda a muovere il cane. Se però gli albanesi dell'Uck usarono magistralmente la Nato contro la Serbia, i georgiani - o almeno il loro avventuroso condottiero - si sono illusi di godere della protezione americana contro Putin. Nessuno a Washington è pronto a scatenare la guerra alla Russia in nome dei diritti della Georgia".
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