venerdì 29 agosto 2008

LE RESPONSABILITA' DELL'INDUISMO

Quello che succede in India costituisce una medaglia dalle mille sfaccettature, comprese le responsabilità dei missionari cattolici e cristiani, specialmente di quelli esclusivisti e fondamentalisti. Ma c'è dell'altro.

Federico Rampini, su Repubblica del 27 agosto compie una riflessione articolata alla quale qui non posso che accennare: La furia omicida contro le comunità cristiane nello Stato dell'Orissa rivela una feroce contraddizione in cui si dibatte oggi l'India. L'induismo è una delle religioni più praticate del mondo, con un miliardo di fedeli. E' anche l'unica importante religione che sancisce il principio di non eguaglianza degli esseri umani fin dalla nascita. La sopravvivenza delle caste è la ragione per cui il cristianesimo – come anche l'islam e il buddismo – continuano a reclutare nuovi adepti nei ceti più diseredati.

Esistono, certo, le "propagande" cristiane aggressive che profittano del terreno fertile delle popolazioni dalit per mietere conversioni di massa attraverso le istituzioni assistenziali, scolastiche e sanitarie. Ma esiste anche un doppio problema interno all'induismo. Anche lì si trova molto fanatismo, figlio del fondamentalismo indù. Inoltre quando l'Induismo riuscirà a rimettere in discussione la concezione del principio di non eguaglianza, delle caste e dei fuori casta? Tutto questo dimostra quanto sia centrale per la pace del mondo, per il bene dei singoli e dei popoli, trovare strade nuove, non violente di convivenza e di collaborazione tra le varie religioni. Questo nodo è difficile da sciogliere in un tempo in cui la tentazione dei vari fondamentalisti riemerge continuamente. In questo contesto è ancor più prezioso ricordare che in India sono esistiti periodi in cui cristiani, induisti e islamici hanno realizzato esperienze di convivenza pacifica.

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