Federico Rampini su Repubblica del 1° novembre segnala quanto per i mercati asiatici il nostro Occidente sia diventato inaffidabile:
"Un banchiere europeo ha avviato a New Delhi le pratiche per aprire una filiale del suo istituto di credito in India. L'autorità monetaria gli ha spiegato quali verifiche farà per dargli I'autorizzazione. Fra I'altro New Delhi si riserva di valutare la banca centrale del paese europeo e la serietà delle regole di vigilanza. "Nessun problema-ha assicurato il banchiere europeo - abbiamo regole severe". La risposta delle autorità indiane: "Dopo la crisi dei mutui abbiamo smesso di fidarci del sistema americano. Dopo il fallimento di Northern Rock abbiamo sospetti sui controlli in Inghilterra. Dopo la truffa alla Sociètè Gènèrale non ci fidiamo di Parigi. Dopo i buchi di bilancio alla Ubs diffidiamo della Svizzera". Per le classi dirigenti asiatiche I'Occidennte ha smesso di essere il rnodello da imitare, perfino dal punto di vista delle regole di mercato. Nessuno ha dimenticato la crisi asiatica del 1997. Tantomeno sono dimenticate le lezioni che all'epooca vennero impartite all'Asia dagli americani e dagli europei. I dirigenti del Fondo monetario internazionale, chiamati a fornire prestiti per aiutare le economie asiatiche in crisi, imposero con fermezza I'ortodossia rigorista in vigore allora a Washington e a Bruxelles. Il messaggio agli asiatici fu: non salvate banche inefficienti che meritano di fallire; riducete i deficit pubblici; non abbassate i tassi d'interesse. Ora che I'America e I'Europa sono colpiti duramente da una crisi, le loro reazioni sono I' esatto contrario di quel che predicavano agli asiatici nel 1997."