La redazione de Il Dialogo, con questo intervento, vorrebbe far parte, come dice l’amico Franco Barbero, del mucchio crescente di lettere dei credenti che soffrono terribilmente lo scandalo di questa chiesa.
Scandalo (inciampo), una definizione letterale che rappresenta una realtà ben precisa, quasi visiva. Questo mastodonte è inciampato, continua ad inciampare e sembra non potersi rialzare, o non volersi rialzare, oramai pieno di terreno melmoso e impossibile da seminare. Ma noi abbiamo la forza per non soccombere sotto il suo peso?
Paradossalmente, per evitare di venire schiacciati, non resta che acquisire consapevolezza, essere coraggiosi nelle intuizioni e non avere paura di sopportare un altro tipo di peso, forse ancor più brutto, ma indubbiamente più fruttuoso, quello dell’emarginazione, del non sentirsi parte di qualcosa di grosso, del non sentirsi protetti, ma essere costretti in qualche modo ad assumersi delle responsabilità in base unicamente alla propria coscienza.
Potremmo ad esempio parlare dello scandalo della ricchezza della chiesa, della sfarzosità dei suoi riti pieni di oro e gemme preziose che nulla hanno a che vedere con il messaggio dell’evangelo di Gesù. Potremmo parlare del sostegno della chiesa ai potenti della terra, alle loro guerre, alle loro rapine delle risorse naturali e all’immiserimento di miliardi di esseri umani, all’inquinamento e alla distruzione della Madre Terra.
Potremmo parlare di una chiesa che conosce a memoria ”il diritto divino” e dimentica sempre il perdono e la misericordia, che accoglie nelle proprie chiese torturatori di interi popoli o delinquenti incalliti e rifiuta di accogliere le persone sofferenti come Welby, o chi ha divorziato e poi si è risposato. Potremmo parlare di una chiesa che parla continuamente di “vita” ma che in realtà porta avanti una politica di morte.
Potremmo ad esempio parlare del celibato obbligatorio, una norma che ha creato forse il più alto tasso di schizofrenia tra gli uomini in sottana e di sofferenza tra le controparti (uomini o donne) che si sono trovate a vivere questi rapporti, la discriminazione verso gli omosessuali, che di fatto hanno riempito i seminari di tutti i tempi, con buona pace delle alte sfere (purché non si sappia!), un approccio punitivo verso la sessualità in genere, intesa spesso come un aspetto della vita di un individuo da guardare con un certo sospetto …
Inizialmente è difficile, il processo di liberazione ha un prezzo, ma il cambio è meraviglioso. La cosiddetta “chiesa del dissenso” può e deve riattivarsi. Possiamo ripartire dal Vangelo, possiamo guardarci intorno, scoprire i nuovi studi esegetici, liberarci di tutte le bugie e falsità di cui ci hanno riempito, sbarazzarci di un Dio che punisce, che castiga, che discrimina, ma che non è il Padre di Gesù, non è il Dio dei Vangeli.
E se da una parte il mastodonte continua ad agonizzare tra processioni, incensi e sotterfugi finanziari e sessuali, non dobbiamo avere paura di criticare, di denunciare, di svelare un sistema che è pura religione, con le sue gerarchie, il suo presunto potere di salvare o dannare, assolvere o punire, senza mai sfiorare la luce della fede che è poi la nostra risposta all’amore che Dio, gratuitamente, ci fa di sé.
Non continuiamo a guardare il dito che punta alla luna!
La redazione del sito www.ildialogo.org
Lunedì 24 novembre 2008