sabato 6 dicembre 2008

DUE TESTI: UN SOLO GRIDO

Commento alla lettura biblica - domenica 7 dicembre 2008
1 «Consolate, consolate il mio popolo,
dice il vostro Dio.
2 Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele
che è finita la sua schiavitù,
è stata scontata la sua iniquità,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
doppio castigo per tutti i suoi peccati».
3 Una voce grida:
«Nel deserto preparate
la via al Signore,
appianate nella steppa
la strada per il nostro Dio.
4 Ogni valle sia colmata,
ogni monte e colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in pianura.
5 Allora si rivelerà la gloria del Signore
e ogni uomo la vedrà,
poiché la bocca del Signore ha parlato».
6 Una voce dice: «Grida»
e io rispondo: «Che dovrò gridare?».
Ogni uomo è come l'erba
e tutta la sua gloria è come un fiore del campo.
7 Secca l'erba, il fiore appassisce
quando il soffio del Signore spira su di essi.
8 Secca l'erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura sempre.
Veramente il popolo è come l'erba.
9 Sali su un alto monte,
tu che rechi liete notizie in Sion;
alza la voce con forza,
tu che rechi liete notizie in Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annunzia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
10 Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio egli detiene il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e i suoi trofei lo precedono.
11 Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri».
(Isaia 40, 1-11)
 
1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. 2 Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
3
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri
,
4 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5 Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico 7 e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. 8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
(Mc 1, 1-8)
 
Scrivo queste note mentre sono in viaggio, in un treno traballante che ferma a ogni pilone campestre e non arriva mai. Il vagone in cui sono seduto è pieno di spifferi gelidi e così ho un motivo in più per riscaldarmi al calore di questi due testi biblici davvero affascinanti.
 
Il Secondo Isaia
Il capitolo 40 del libro di Isaia appartiene all'anonimo profeta degli ultimi anni dell'esilio a Babilonia. Siamo nel sesto secolo avanti Cristo. In molti suoi connazionali il profeta ha visto spegnersi la fiducia in Dio e anche la speranza di un ritorno in Palestina. Del resto a Babilonia i deportati non erano in schiavitù. In qualche modo pochi avevano fatto una discreta fortuna: era il caso di ritornare in quella terra che i loro avi avevano salutato ora che non c'era più un tempio, una monarchia indipendente e tutto ciò era così incerto? Il profeta che aveva avuto notizia della nuova politica tollerante di Dario, re dei persiani, e forse conosceva lo spirito tollerante di Ciro, il nuovo sovrano, pensa che sia l'ora di scuotersi dall'insonnia e dalla indifferenza. Il suo è davvero un grido. Sente come affidatagli da Dio la missione di alzare la voce, di proclamare la speranza, di stimolare il popolo perchè si metta in cammino.Ma notiamo i particolari di questo testo così straordinario. Quante volte Dio esige che il profeta alzi la voce, gridi, proclami senza paura. Dio vede la paura del popolo e suggerisce al profeta una riflessione sapienziale: "Voi, popolo d'Israele, avete ancora negli occhi l'immagine degli invincibili sovrani babilonesi, siete rassegnati all'esilio... Ma ogni uomo, anche il sovrano più potente, è come l'erba. Anche gli "imperatori" di Babilonia ora sono seccati, il loro "fiore" è appassito... Resta valida la promessa di Dio che vi sollecita riprendere la via della libertà". Dio vuole, secondo lo stile tipico del linguaggio profetico, che il messaggio gridato, urlato, annunciato, proclamato... infonda fiducia e risollevi il popolo degli esiliati dalla paura e dalla rassegnazione al presente stato di cose.
 
"Consolate, consolate il mio popolo"
Dio è vicino, conforta, sostiene: questa è la bella notizia che i profeti di Dio portano nel mondo a chi geme sotto qualunque oppressione, pregiudizio, sofferenza, emarginazione. Questa settimana, dopo la pubblicazione di uno squallido documento vaticano, molti sacerdoti e molti credenti mi hanno confidato la loro "desolazione". La Scrittura ci invita a non fermarci alle parole che vengono dai palazzi del potere e a ritrovare in Dio colui che rinnova in noi ogni giorno la gioia di vivere. Mentre da molti pulpiti, dice il teologo Drewermann, si semina angoscia, il "Secondo Isaia" ci invita a piantare ogni giorno semi, chicchi, alberelli di gioia. Dio ci mette il sole, la pioggia... La chiesa cristiana avrebbe il compito di "consolare", confortare, alzare la voce contro i soprusi. Invece le gerarchie burocratiche e mondane della nostra chiesa ufficiale alzano la voce (eccome!) ma per sconfortare, scoraggiare, condannare, per soffocare la profezia. Parlano e straparlano con arroganza. L'orrido documento vaticano contro la proposta di depenalizzazione universale dell'omosessualità è una vergogna, una scelta di ignoranza e di crudeltà. Il vaticano è come Hitler: di fatto incoraggia la violenza contro omosessuali, lesbiche e transessuali. Spero che i preti e i parroci oggi denuncino questa perfidia e non evadano dalla realtà con le leggende devozionalistiche e ridicole sulla immacolata concezione che non hanno nessun fondamento nella Scrittura.
 
Il grido e la speranza
Eppure, anche se i tempi sembrano bui e l'orizzonte può apparire fosco, ogni giorno si aprono cammini di speranza. Al di là degli "spettacoli ufficiali", ci sono molti uomini e molte donne che ascoltano la voce che grida nel deserto e si immergono nelle acque profonde del Giordano, secondo il racconto evalgelico. Sì, tanti cristiani hanno capito che la sequela di Gesù significa sganciarsi tranquillamente e totalmente dai Diktat dei faraoni vaticani, ormai privi di ogni autorevolezza e ricchi soltanto di paludamenti ridicoli, per prendere sul serio la proposta evangelica. Andiamo al Vangelo, alla solidarietà, all'impegno laico nel mondo. E' in questo terreno del quotidiano che, senza barriere e senza prevaricazioni, con il bagaglio delle nostre comuni fragilità e incertezze, incontriamo gli uomini e le donne di buona volontà. Da qualunque strada provengano, è possibile camminare insieme per contrastare la cultura e la pratica della violenza e per cercare spezzoni di giustizia e di amore. Ma sia il Deuteroisaia sia il Battista ci ricordano che anche noi dobbiamo alzare la nostra piccola voce e non possiamo sempre attendere che lo facciano altri al nostro posto. Il resto è retorica o spiritualismo. Non ci è chiesto di essere eroi o di fare cose grandi: ci è chiesto di essere presenti e consapevoli che oggi è il tempo che ci è donato per vivere l'evangelo del regno di Dio nel piccolo spazio in cui trascorriamo i nostri giorni. La Parola profetica ci accompagna in questo itinerario in cui anche a noi sarà donato di vedere che è possibile "riempire qualche valle e spianare qualche monte e collina". Lasciamoci inondare dalla dolcissima parola profetica: "Come un pastore conduce il suo gregge, prende in braccio gli agnellini, li porta sul petto e ha cura delle pecore che partoriscono, così Dio provvede per il suo popolo" (40, 11).