Siamo tutti d'accordo su un fatto: occorre sconfiggere il terrorismo, ogni terrorismo. La "battaglia di Mumbai" ci ha svelato ancora una volta la potenza delle organizzazioni terroristiche. Ma come sconfiggere il terrorismo? Qui le cose mi sembrano aver imboccato la "strada dei muscoli", cioè contrapporre alle organizzazioni terroristiche una operazione militare unitaria e massiccia fino alla distruzione della loro rete. Anche Obama, che pure fa esplicito riferimento all'impegno diplomatico, si dichiara convinto ed è costretto a inserirsi in questa prospettiva. Temo che si tratti di una scorciatoia pericolosa ed illusoria per alcuni motivi. Finchè esiste una società delle diseguaglianze e dell'ostentazione della ricchezza, resta intatta la prima sorgente del terrorismo. Finchè noi continuiamo a pensare che il nostro modello va esportato e trattiamo gli stranieri poveri come indesiderati e come nemici della nostra civiltà, poniamo in atto delle dinamiche che suscitano reazioni aggressive. Noi siamo talvolta dei "piccoli terroristi", cioè dalla caserma di Bolzaneto ai vigili di Parma, diamo prova di comportamenti di violenza e tortura. Se poi guardiamo a Guantanamo, ci accorgiamo che i terroristi siamo noi, non meno degli altri. Dobbiamo abbandonare anche l'idea che tutto il mondo è nelle nostre mani, e sotto controllo. Ormai questa è una barzelletta dopo i crolli delle Torri Gemelle e la crisi finanziaria ed economica. A mio avviso, occorre puntare su tre cardini: la distribuzione della ricchezza secondo giustizia, accoglienza delle differenze, azione diplomatica. Obama non cada nella trappola dell'America salvifica. Il suo impero è al tramonto. Può solo inserirsi, facendo un passo indietro, nel consesso dei popoli e delle nazioni con il suo enorme potenziale di risorse umane, spirituali, economiche.