Commento alla lettura biblica - 6 gennaio 2009
L'epifania di Gerusalemme
Alzati,rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore. (Isaia 60, 1-6)
Questo testo poetico, nato dopo il rientro da Babilonia, risale all'epoca della ricostruzione di Gerusalemme. La città, paragonata a ciò che era prima della sua distruzione ad opera dei babilonesi, era ridotta a poco più di un villaggio. Il profeta, forse in un bel mattino pieno di sole, certo in una visione di fede sorretta dalla fiducia in Dio, sogna e dipinge un quadro luminoso. Questa "miserabile" Gerusalemme che lui ha davanti ai suoi occhi, questa città distrutta e desolata, deve ancora "manifestare" le potenzialità, i doni, le promesse che Dio le ha riservato. Nel contesto di tale desolazione questa pagina non va letta come una visione trionfalistica, etnocentrica e nazionalista, ma come uno sguardo sul futuro che Dio può donare.
Ebbene guardando alla Gerusalemme di oggi, terra insanguinata da lotte spesso combatture in nome di Dio, come non pensare che aspettiamo una Gerusalemme altra? La vera "grazia" di Gerusalemme e la sua epifania sono negate e sepolte dalla guerra e dalle lotte fratricide.
Io sono tra quelli che aspettano con ansia l'epifania di Gerusalemme, il suo diventare fedele al dono e al sogno di Dio, il "manifestarsi" della sua realtà profonda di "città della pace".
Gerusalemme tu sei la patria dei nostri cuori. Non farci attendere oltre. Rivestiti, come dice il profeta, della luce di Dio. Lascia splendere su di te la gloria del Signore e dilata il tuo nome. Metti via il rumore e il bagliore delle armi e unisci i popoli fratelli che ora si combattono.
La tua realtà di oggi è la guerra, ma la tua vocazione è la pace. Scegli oggi la vita. Sì, devi scegliere tra il fragore delle armi e la luce del Signore.
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: "Su di te sia pace!".
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene (Salmo 122, 6-9)
Epifania di Gesù
La seconda lettura è tratta dal vangelo di Matteo. Il racconto evangelico sembra rispondere all'interrogativo: "chi riconosce davvero Gesù?".
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. (Matteo 2, 1-12)
Non è una cronaca
Ci troviamo davanti a un racconto coinvolgente, una leggenda ricca di spunti.
Per chi non ha ancora "riletto" criticamente il proprio catechismo e le predicazioni dell'infanzia, forse non è superfluo ricordare che qui non siamo di fronte ad una cronaca, ma ad una bellissima composizione poetica, midrashica. Come per la pagina delle "tentazioni di Gesù" (Matteo 4,1-11 e Luca 4,1-13), spesso si dà per scontato che chi legge sappia di trovarsi di fronte non ad una cronaca, ma ad una "costruzione" letteraria che è stata pensata per fornire un insegnamento. Ma non sempre questa precisa consapevolezza esiste e, quindi, merita ribadire che questa "novella teologica" va letta in questa chiave.
Chi si mette in cammino?
Chi scrive e redige questa novella aveva alle spalle tante "storie" simili nelle letterature religiose del tempo. Soprattutto aveva alle spalle una esperienza ed una evidenza inconfutabili: Gesù, l'inviato di Dio, è stato respinto dal potere sia politico che religioso, sia da chi credeva di essere in possesso di tutte le chiavi della verità e della salvezza. Questo dato era ben chiaro per Matteo. I potenti e i pii, in larga misura, avevano rifiutato Gesù mentre lo avevano accolto quelle persone che, per lo più, erano povere, marginali, senza potere, senza "titoli" particolari.
Questa leggenda, con un procedimento letterario ben noto che si chiama retroproiezione, colloca all'origine della vita di Gesù ciò che successe durante tutti gli anni della sua esistenza. In Erode e nella Gerusalemme ufficiale il racconto vede l'opposizione del potere politico e religioso. Nei "magi" che vengono da lontano Matteo vede i rappresentanti di tutte quelle persone che "vengono da lontano", che erano "lontane", escluse, emarginate.
Non era forse successo proprio questo? Questo racconto non anticipa forse ciò che avvenne là in terra di Palestina? Ma non è forse quello che avviene anche oggi sotto i nostri occhi?
I potenti "si informano su Gesù", come Erode, dagli "attuali capi dei sacerdoti", ma il loro interesse è quello di usare la religione per il loro potere. Anche oggi "i capi dei sacerdoti" compulsano le Scritture (a modo loro), ma spesso non si mettono in cammino, non si scomodano.
Lo scenario attuale non sembra molto diverso. I figli e le figlie del Regno, senza tagliare la strada a nessuno, stanno ancora tra le pecore smarrite, le monete perdute, i figli prodighi, le persone umiliate e vilipese.
Una stella
Chi è lontano non è perduto: ecco il grande messaggio che Gesù ci ha continuamente proposto con la sua vita e le sue parabole.
Dio lo chiama con qualche "stella"! Per quanto noi siamo lontani/e, la "stella" di Dio ci può raggiungere. I "vicini", quelli che presumono di possedere le chiavi del Regno, non guardano più le stelle, non accolgono i "sogni" che Dio mette nei cuori e dormono i sonni dell'immobilismo, difendono i perimetri di una religione anziché muoversi alla ricerca dei sentieri di Dio. Potremmo domandarci se noi siamo aperti e disponibili al "cammino" che la stella ci indica... o se, invece, ci culliamo nell'autosufficienza religiosa.
Non identifichiamoci troppo facilmente con questi "magi", con questi viandanti. Forse ci siamo un po' addormentati in un angolo di Gerusalemme, all'ombra di alcune comode sicurezze travestite di rinnovamento, Ciascuno di noi, con la sua vita, può ritardare o impedire l'epifania di Gesù, la manifestazione del suo messaggio, della sua proposta. Siamo proprio noi credenti che, spesso, siamo "antiepifanici", cioé col nostro stile di vita andiamo in direzione opposta a quella di Gesù e del Vangelo.
Seguire la stella è impresa complessa. Ci sono le eclissi: la "stella", cioè i segnali di Dio, non illumina continuamente i nostri passi. Tocca a noi assumerci la decisione del viaggio, le sue incertezze, i suoi pericoli, i "trabocchetti" e gli inganni del potere. Né la "stella" ci fa volare. Un cammino di fede ha bisogno di "guardare la stella del cielo", ma poi deve saper calcare molto concretamente la terra della vita quotidiana. E' qui, in questa realtà, che occorre "incarnare", realizzare la direziono della stella e la "voce del sogno".
"Provarono una gioia molto grande"
Si, anche questo versetto ha il sapore di anticipazione verace: "Provarono una gioia molto grande". Ogni volta che noi, dal profondo del nostro cuore, ascoltando l'invito della Parola di Dio, ci decidiamo per un cammino di amore, avvertiamo dentro di noi il dischiudersi di una gioia. Ci accorgiamo allora che Dio ci apre altre strade, molto diverse da quelle che gli "Erodi" di turno vorrebbero imporci, funzionali al loro potere, Che bello poter tornare al "paese" della nostra vita, alla nostra esistenza quotidiana progettando e percorrendo "un'altra strada" (v. 12): la strada di chi ha riposto al centro della sua vita l'incontro con Gesù, il testimone di Dio.
O Dio, dì ai nostri cuori che c'è un'altra strada, una strada "altra" da quella proposta ogni giorno dal potere, dalle gerarchie, da chi ci propone l'individualismo e ci invita alla rassegnazione, al consenso e ci rende prigionieri delle cose. Soprattutto accompagnaci nel percorrerla. Non siamo forse anche noi chiamati/e a diventare "epifania di Gesù", cioé testimoni del Regno di Dio?
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