Fa male al cuore, ma bisogna parlare chiaro agli "amici", ai politici che stimiamo. Come ricorda Bernardo Valli su Repubblica del 29 dicembre, Obama è partito con una dichiarazione banale, grave e irresponsabile: " Il calendario ricorda un altro appuntamento di grande importanza: l'ingresso alla Casa Bianca, il 20 gennaio, del nuovo presidente. Non si poteva riservare a Barak Obama, come cerimonia inaugurale del suo mandato, il bagno di sangue di Gaza. La repressione israeliana è stata comunque approvata in anticipo dallo stesso Obama, durante la visita in Israele, nel luglio scorso, egli disse infatti: «Se qualcuno lancia dei missili sulla mia casa dove la notte dormono le mie due figlie, io faccio qualsiasi cosa per fermarli».
Tra le priorità di Obama (oltre la crisi economica, l'Iraq e l'Afghanistan) c'è adesso anche il conflitto israelo-palestinese, che sembrava relegato nell'ombra. E spetta proprio al presidente degli Stati Uniti, di cui Israele è il principale alleato in Medio Oriente, ed anche qualcosa di più, riproporre, anzi imporre, l'idea di un vero dialogo tra palestinesi e israeliani. Idea per ora morta o ibernata. La difficoltà per Obama, come per i suoi predecessori, anche democratici, consisterà nel sapere e potere essere un arbitro deciso e imparziale".
Del resto gli USA non sono più in alcun modo i "padroni del mondo". Perdono colpi. l'ONU è come Ratzinger: fa proclami. La politica "alta" deve trovare sedi autorevoli e capaci di negare legittimità alla guerra.
Nessun commento:
Posta un commento