giovedì 19 febbraio 2009

PAROLE CHIARE

 

Movimento per la Società di Giustizia e  per la Speranza

Lecce


 

 

 

 

 Al Romano Pontefice Benedetto XVI

al Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone

al Presidente CEI Card. Angelo Bagnasco   

ai Card. Severino Poletto e Dionigi Tettamanzi

 

Gerarchia cattolica arrogante e crudele nel caso Englaro

 

Da parte della gerarchia, e dei suoi organi di stampa, e delle associazioni cattoliche si è parlato di omicidio e assassinio nel caso Englaro. Ma in base a quali principi scientifici ed etici?

Se la gerarchia ritiene di avere una particolare autorità in campo etico, tanto più dev'essere prudente, e non esporsi con tanta sicurezza e arroganza, come ha fatto in questo caso; suscitando dissenso e risentimento e aperta avversione. Che si ritorce poi contro la fede, contro ciò che è autenticamente cristiano e principio di salvezza.

 

Non si può dire semplicemente c'è la vita e la vita è intangibile. Quale vita? C'è una vita vegetale, una vita animale, e c'è la persona con la vita dello spirito.

Ora nel caso della morte cerebrale, nella riduzione ad uno stato vegetativo con nutrizione e respirazione indotta, come si può dire che ci sia ancora la persona, il soggetto di diritto?

E nel caso di una paralisi totale che blocca ogni attività, come in uno stato terminale molto avanzato di malattia inguaribile, c'è un processo di natura che va verso la morte, c'è una vita che inesorabilmente si spegne, e che non sembra sia opportuno trattenere attraverso l'artificio; che sia meccanico o no. Non sembra opportuno per la dignità stessa della persona.

 

C'è poi una ragione di pietà misericordiosa; che il cristiano dovrebbe sentire profondamente. Pietà per il morente, pietà per un padre che per tanti anni ha seguito e curato la figlia, e che ora vuol condurla verso la morte. Con quale animo si può gridargli assassino? perché poi la gerarchia, con la sua spietatezza in difesa di pretese verità da essa sola possedute, porta a questo, porta ai cattolici che gridano assassino.

 

Quando il Presidente Napolitano si è rifiutato di firmare il decreto legge che proibiva di sospendere nutrizione e respirazione indotta, la gerarchia ha espresso disappunto e deplorazione. Ma come? il Presidente compiva soltanto un atto dovuto in forza della Costituzione, senza entrare nel merito, che la proibizione fosse bene o male, conveniente o sconveniente. Con quale pretesa la gerarchia lo deplorava? con quale cecità e presunzione?

 

Lecce, febbraio 2009                                                                

                                                                                per il Movimento il responsabile

                                                                                        Prof. Arrigo Colombo