Oggi ho voluto ascoltarti alla televisione e a fatica ho resistito fino alla fine. Ho provato tanta pena e molta tenerezza per te. Con il tuo consueto tono funereo e il tuo abituale volto segnato dall'angoscia hai tentato di annunciare la gioia della risurrezione. Eri parte di uno spettacolo più triste di te, inserito in uno scenario freddo ed artificiale. Sei stato, a mio avviso, un generoso e stanco promulgatore di pensieri astratti, mille miglia lontani dalla concretezza con cui i profeti e Gesù si rivolgevano alla gente. Quanta fatica ho intravisto in te, quanta sofferenza nei tuoi occhi di ghiaccio, quanto sforzo in quei movimenti comandati ad un corpo rigido, ingabbiato in quei paramenti faraonici......Anche per questo ti scrivo con affetto: ritorna a Tubinga. Abbiamo bisogno di "pastori" che siano testimoni di fiducia in Dio e di amore per questo nostro tempo. Tu hai diritto ad una vita più adatta alle tue risorse e al tuo temperamento.
Il giorno più evangelico del tuo pontificato sarebbe quello in cui tu decidessi di firmare le tue dimissioni. E poi, prima che arrivi quel benedetto giorno, smettila con queste tue benedizioni pontificali e soprattutto imperiali. Ci basta la benedizione di Dio. Per questo la tua è del tutto superflua.
Con grande affetto e con l'augurio di una serena Pasqua.
don Franco Barbero