lunedì 13 aprile 2009

COMMENTO A GEREMIA 29.doc

COMMENTO A GEREMIA 29,4-14

 

Qualcuno a Babilonia farneticava o addirittura progettava una ribellione, una insurrezione popolare e un rientro quasi immediato nella terra dei padri, cioè  in Palestina.

Molti si erano proclamati profeti e annunciavano come volontà di Dio l’imminente organizzazione del viaggio di ritorno.

Questa propaganda, sbandierata  come voluta da Dio,generava un atteggiamento di fuga dalla realtà dell’esilio.  Geremia, ormai solo e inascoltato, gioca l’ultima carta e tenta ancora di smascherare questa illusione. Oggi come oggi, dice il profeta, la vostra ribellione sfocerebbe in un massacro. Dovete prepararla in tempi lunghi. Non potete cambiare le cose in  due e due quattro. Siete come formiche davanti ad un gigante. Poche migliaia di persone di fronte ad un impero.

Tenete vivo il desiderio del rientro perché Dio ha pensieri di pace e di libertà per voi, ma non lasciatevi prendere dal fanatismo e dalla fretta.

Siate saggi: le illusioni possono distruggervi e l’angoscia può paralizzarvi.

Da questo messaggio di Geremia, ho ricavato alcune piccole riflessioni.

 

1)     Intanto Geremia invita all’azione contro la tentazione dell’inerzia che può prenderci quando le difficoltà  sono grandi come le montagne. Di fatto in esilio la vita non era per nulla semplice.

Geremia indica cose concrete da fare subito: piantate, fabbricate,coltivate, crescete…è un invito ad agire.

 

     2) Mi è molto piaciuta la frase “piantate alberi”, sia perché è uno stimolo ad amare

         la terra, sia perché rappresenta una allusione alla profondità.

         Piantare è andare nel cuore della terra, non rimanere in superficie. Io ho letto

         questa  frase come un invito ad andare al cuore delle cose, superando la

         tentazione  della superficialità.

Ho riflettuto a questo anche perché in questi giorni a Pinerolo, davanti alla stazione ferroviaria, hanno rimosso parecchi alberi  ormai secchi e hanno scavato in profondità per piantare quelli nuovi perché le piccole radici potessero attingere bene al nutrimento.

 

       3) Mi ha fatto riflettere anche l’espressione “Piantate degli orti e dei giardini e

          mangiatene i frutti”. Se da una parte questa espressione esorta ad avere il

           senso di cura, per sostenere la propria vita, amarla e nutrirla, dall’altra ci vedo

           una spinta ad accogliere la gioia della vita come si accoglie la bellezza e il

           profumo dei fiori e come si stacca un frutto maturo dall’albero.

Il profeta invita, anche nei giorni dell’esilio, quando abbondano le incertezze e scarseggiano le prospettive, a dare grande valore alle piccole gioie della vita quotidiana.

         4) Il vostro benessere dipende dal benessere della città.

            Qui Geremia davvero sollecita il popolo ad allargare lo sguardo, a non

              rinchiudersi, a sentirsi parte attiva di quella “famiglia” allargata che è il

             mondo.  Esattamente quello che secoli dopo vivrà e insegnerà Gesù.

Per noi il messaggio pasquale diventa chiaro: anziché chiuderci nell’egoismo, siamo sospinti ad un amore aperto e a lavorare con fiducia con tutti i movimenti di liberazione, con tutti “i figli e le figlie della risurrezione”.

                                                                          

                                                                           Fiorentina Charrier

                                                        Predicazione della Veglia Pasquale 2009