da www.adistaonline.it
"DON SANTORO COME DON MILANI": FIRENZE SI STRINGE ATTORNO AL PRETE DELLE PIAGGE
"Che cattolici integralisti più o meno ottusi e atei devoti più o meno opportunisti diano addosso a un parroco come Santoro allineandosi alla parte più costantiniana e meno evangelica della gerarchia, è scontato: stupirebbe il contrario. Per nulla scontato e parecchio allarmante è trovare inserite in quel coro indecente voci ritenute, evidentemente a torto, insospettabili. Quella per esempio di Giannozzo Pucci, il nuovo proprietario della Lef, proprio la Libreria Editrice Fiorentina cui, per il prestigio di un catalogo includente il meglio dell'intelligenza progressista cattolica, religiosa e laica, Giorgio La Pira in testa, don Lorenzo Milani aveva affidato prima Esperienze pastorali poi Lettera a una professoressa e L'obbedienza non è più una virtù". Così ha scritto Giorgio Pecorini sul manifesto del 5 aprile con riferimento ad un articolo pubblicato sulla Nazione lo scorso 31 marzo in cui Giannozzo Pucci criticava aspramente don Alessandro Santoro per le parole pronunciate in occasione dell'incontro pubblico con Beppino Englaro (v. Adista n. 40/09).
"In questa Chiesa io non mi riconosco più", aveva detto il prete delle Piagge incontrando il papà di Eluana, "nel mio vescovo io non ho visto quell'amore verso la vita di cui parla il Vangelo". "Credo - ha detto rivolgendosi a Beppino Englaro - che come il figliol prodigo della parabola dovremmo chiederti perdono per questo baccanale osceno di persone che hanno ostentato preghiere, rosari e parole senza senso per la salvezza di Eluana". Affermazioni che non sono affatto piaciute al vescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, il quale non sembra intenzionato a lasciar correre l'intera vicenda senza conseguenze e ha già richiesto a don Santoro una lettera di ritrattazione, pena l'esclusione dalla comunione ecclesiale.
"Mi spiace che don Santoro abbia appreso poco della lezione" di don Milani, ha scritto Pucci nel suo intervento sulla Nazione. Secondo Pucci il priore di Barbiana "prendeva posizione sempre prima del Vescovo, ma dopo che questi si era espresso stava zitto".
La prima replica a Pucci è giunta da don Enzo Mazzi, della Comunità dell'Isolotto di Firenze: "La memoria e il messaggio di don Milani hanno bisogno di essere valorizzati e non distorti o strumentalizzati e nemmeno inopportunamente mitizzati per condannare persone come don Santoro che subiscono oggi quello che il priore di Barbiana ha subito a suo tempo". Ma con il prete delle Piagge si sono schierati anche Giorgio Pecorini, giornalista, amico personale di don Milani e autore del libro Don Milani! Chi era costui? (Baldini & Castoldi, 1996), e Adele Corradi, anche lei amica personale di don Lorenzo nonché insegnante alla scuola di Barbiana.
Nel già citato articolo pubblicato dal manifesto Pecorini ha affermato che la lezione di don Milani "è tutta nella secca replica al vescovo di un confratello rimproverato a vanvera e che Milani riferisce condividendola: ‘Senta, io penso che è giusto fare così. Lei è vescovo. Se lei mi lascia parroco mi lascia fare con la mia testa. Se non le va bene mi leva da parroco e io obbedisco immediatamente. Ma se lei mi lascia lì, decido io e comando io'". "Questa è la lezione che Santoro mostra di aver bene appreso - ha aggiunto Pecorini - e che fa propria pur sapendo il prezzo da eventualmente pagare.
È per averla impartita e vissuta di persona questa lezione, assieme ad altre della stessa scuola, che quel rompiscatole di Lorenzo Milani era stato esiliato dal vescovo di allora a Barbiana, la più piccola e abbandonata parrocchia della diocesi, già chiusa e riaperta apposta per lui. Suggerisco al vescovo d'ora di ri-riaprirla e di confinarci quel nuovo rompiscatole di Alessandro Santoro. Avendo prima cura di toglierci acqua, luce, posta, telefono e tagliarci la strada: riportarla cioè (non per sadismo: per rispetto e miglior comprensione della verità storica) a com'era quando ci spedirono don Lorenzo: chissà che così ‘restaurata' non ridiventi luogo di nuove glorie. Tutte da riconoscere e celebrare post mortem, ovviamente".
"Che cosa ha fatto don Santoro?", si è invece domandata Adele Corradi commentando le esortazioni formulate da più parti affinché il vescovo prenda provvedimenti nei confronti del prete delle Piagge. "Che io sappia non ha detto che la Santissima Trinità non esiste. Ha detto, mi pare di aver capito, che gli piacerebbe un Vescovo più caritatevole. Può darsi che la carità che piace a Santoro non piaccia al Vescovo, ma perché il desiderio di Santoro di vivere in una Chiesa diversa non potrebbe nascere da un grandissimo amore per lei? Siamo in parecchi ad avere questo desiderio.
Se si facesse un sondaggio serio credo che molti vescovi rimarrebbero sorpresi. E, per quello che ne so io, questo desiderio non ce l'hanno gli indifferenti. Sentii una volta Gianni Vattimo che diceva a Sgarbi: ‘A te la Chiesa va bene comunque sia perché di lei non te ne importa niente'. Aveva ragione da vendere Vattimo. Sulla Chiesa trovan da ridire i credenti: quelli a cui piace il Vaticano II e quelli a cui non piace. La Chiesa così com'è pare piaccia soprattutto agli atei devoti. Santoro certo non è tra quelli. Né io lo sono".