12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo 14 e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi». 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17 Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18 Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19 Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». 20 Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. 21 Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!».
22 Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23 Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24 E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. 25 In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».
26 E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. (Marco 14, 12-26)
L'eucarestia negata o svuotata
Ci siamo abituati. Ogni giorno, dalle cattedrali più maestose alle chiesette più sperdute, si celebra l'eucarestia o, nel linguaggio consueto cattolico, la messa. Il rito evidenzia la centralità del ruolo del sacerdote che, nella messa, è il vero e spesso unico protagonista sacrale. La "messa" cattolica ufficiale, tra l'altro, ha la terribile tendenza a emarginare la comunità, quasi a cancellarla, nel senso che essa diventa più spettatrice che protagonista, più silente che partecipe della parola. La stessa "distribuzione" delle ostie è diventata più una consumazione individuale che una condivisione, uno spezzare il pane. Il tutto spesso è ulteriormente compromesso dalla spettacolarità di certe celebrazioni solenni. Tra quel pasto che Gesù mangiò nel cenacolo e le nostre celebrazioni eucaristiche è difficile vedere una parentela, una connessione. Tanto più che quell'ultima "cena" di Gesù era da collocarsi nel quadro dei tanti pasti che egli mangiava con "peccatori", "impuri" emarginati del suo tempo. Adesso le nostre eucarestie sembrano piuttosto raduni spiritualizzanti dove quelli che sono in regola si ciucciano un'ostia che è negata a separati, divorziate, conviventi, gay, lesbiche, dissenzienti vari. Abbiamo davvero "neutralizzato" l'eucarestia rendendola un momento sacrale esclusivo ed escludente. Questa è la tragedia delle nostre celebrazioni eucaristiche che sono state spesso ridotte a riunioni dei soci del club cattolico. Se sei un po' "fuori regola", c'è il lasciapassare di una buona assoluzione....e allora sei ammesso.
Si è persa la forza "calamitante" di quella memoria che le comunità delle origini celebravano per sostenersi nel cammino, per accogliersi reciprocamente, per trarre impulso per un impegno di condivisione nella vita laica di tutti i giorni. Succede che nel rito si spezza il pane e nella vita lo accumuliamo. Quando l'esistenza quotidiana va in direzione opposta allo "spezzar del pane", l'eucarestia è tradita. Inutilmente trangugiamo centinaia di ostie o di pagnotte.
Un po' di storia serve a capire
La gerarchia cattolica inventò la festa del Corpus Domini ("Corpo del Signore") nel tredicesimo secolo. Essa fu celebrata la prima volta nella diocesi di Liegi nel 1246. Papa Urbano IV, già autorevole esponente del clero di Liegi, nel 1264 la estese a tutta la chiesa e ne stabilì la celebrazione il giovedì dopo l'ottava di Pentecoste. Da pochi anni la festa viene celebrata la domenica successiva. E' interessante notare che il papa, nel decreto di erezione di tale festa, scrisse che essa veniva istituita "per confondere la infedeltà e l'insania degli eretici". Ma quasi nessuno diede retta a papa Urbano e nel 1314 dovette intervenire di autorità papa Clemente V per fare applicare tale decreto. Qualche decennio dopo nacque la "solenne processione" del Corpus Domini. Su questa festa, nata in aperta polemica con chiunque manifestasse un pensiero diverso dalla gerarchia romana, non si è mai spenta la disputa nelle chiese cristiane e anche all'interno della stessa chiesa cattolica. Le decisioni gerarchiche già allora non parvero convincenti e nei secoli non si sono mai spente le "controversie eucaristiche". "L'antichità cristiana aveva trasmesso due spiegazioni del mistero eucaristico: quella realistico-metabolica che parla di un vero cambiamento del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore e quella piuttosto dinamico-spiritualista: tutte e due tendono a farsi valere nella controversia eucaristica del secolo nono ed anche più tardi" (Bihlmeyer – Tuechle, Storia della chiesa, pag. 101). Non ho qui lo spazio per documentare il vastissimo e "caldissimo" dibattito che coinvolse Isidoro di Siviglia, Pascasio Radberto, Rabano Mauro, Ratramma di Corbie, Giovanni Scoto… La controversia eucaristica nel dibattito tra "realisti" e "simbolisti" esploderà con un'eco straordinaria nell'XI secolo con Berengario di Tours, i sinodi di Roma e Vercelli (1050), il Sinodo di Parigi, quello di Tours e il sinodo lateranense del 1059 e non si spense più. Anche per questo oggi la teologia eucaristica, cioè il modo di comprendere la cena del Signore o eucarestia, è molto variegata anche dentro la chiesa cattolica. Questa molteplicità è certamente un grande bene perché rispecchia le molteplici interpretazioni che della cena eucaristica sono avvenute nelle comunità cristiane, nelle ricerche bibliche e teologiche di questi venti secoli. Questa libertà di scegliere tra diverse interpretazioni s'aggiunge ad un altro fatto molto positivo. Infatti la molteplicità delle interpretazioni teologiche coesiste felicemente con molti elementi che convergono in unità, anzi costruiscono la nostra unità di fede. Molti cattolici, più vicini alle posizioni che la gerarchia andò precisando e fissando con ripetuti documenti, pensano che "nel Santissimo Sacramento dell'Eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero". In tale presenza "reale" Cristo tutto intero si fa presente. "Cristo è tutto e integro presente in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo" (dal Catechismo della Chiesa Cattolica). "Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo" (ivi pag. 366). Questo viene ribadito dalla recente enciclica. Da sempre, accanto a questa, esiste un'interpretazione diversa. Mangiare il corpo e bere il sangue di Gesù è un linguaggio simbolico davvero espressivo. Non significa una nutrizione fisica e biologica, ma la possibilità di entrare in profonda comunione di pensieri e di vita con Gesù, di esperimentare la sua presenza nel nostro cammino in modo intimo e profondo. "Corpo" e "sangue" esprimono simbolicamente questo nutrire i nostri cuori del messaggio di Gesù, il nostro essere uniti a lui come il tralcio e la vite. Quel pezzo di pane rimane pane; così pure il vino. "Il problema, scrive il teologo cattolico Armido Rizzi, è quello di vedere che significato ha, nel disegno di Dio, questo pezzo di pane, anche se continua a restare un pezzo di pane". Infatti "i problemi attinenti al cambio di sostanza vengono a perdere di valore, di rilevanza, e lasciano posto ai problemi attinenti al cambio di significato e di finalità" (Idem) e noi siamo rimandati alla prassi di Gesù che, dopo aver ringraziato Dio, nella sua quotidianeità spezzava il pane con i vicini e i lontani, con i perduti, con pagani e prostitute. Dio, attraverso l'opera e il messaggio di Gesù, non ha interesse a cambiare "la sostanza" del pane e del vino. Quello che deve cambiare è la "sostanza" della nostra vita. In questa prospettiva non esiste nessuna parola sacerdotale che trasformi un pezzo di pane, ma ci si affida, come Gesù, all'amore e alla Parola di Dio che può lentamente cambiare le nostre vite. Aldilà delle diverse interpretazioni teologiche molti cristiani/e stanno addentrandosi in un cammino comune. Che senso ha dividerci tra di noi quando ci unisce un nucleo di fede così consistente? Ecco perché io, se sono cattolico, ora finalmente posso, qualora se ne presenti l'occasione, partecipare con gioia all'eucarestia in una parrocchia che ha sensibilità diverse dalla mia, in una comunità di base, in una chiesa protestante. Non è importante che presieda un uomo o una donna, ma è essenziale che la piccola o grande assemblea, radunata nel nome di Gesù, possa ascoltare la Parola di Dio e ricevere il "cibo" che dà la forza per amare di più, per condividere più profondamente le gioie, le speranze, le sofferenze e le povertà dei vicini e dei lontani. Il cammino ecumenico sta dando i suoi frutti. (da www.viottoli.it - commento alla lettura liturgica del 22/6/2003) | ||
Incoraggiamo la creatività Una nuova consapevolezza può dar vita a tante diverse modalità celebrative. Non ho alcun disprezzo verso forme celebrative ufficiali in cui si faccia lo sforzo di mettere al centro la condivisione della Parola. Ma incoraggio la creatività di gruppo che permette una condivisione più profonda. Alcuni miei amici preti che, a causa del loro matrimonio, sono stati ingiustamente privati del ministero, hanno reinventato il loro servizio al popolo di Dio con la lettura biblica e l'eucarestia di gruppo. Conosco gruppi di donne che a volte si radunano e, per aprire un tempo nuovo in cui il ministero sia pienamente condiviso, celebrano l'eucarestia insieme. Dove c'è fede, dove c'è una pratica di condivisione...tutto questo è davvero promettente. O Dio abbiamo bisogno di ritrovare il cuore della nostra fede. Abbiamo bisogno di momenti celebrativi che siano legati e incisivi nella nostra vita. Dacci la gioia di creare nuovi piccoli cammini sulla strada di Gesù. |