Commento alla lettura biblica - domenica 16 agosto 2009
La sapienza si è costruita la casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino
e ha imbandito la tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
"Chi è inesperto accorra qui!".
A chi è privo di senno essa dice:
"Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate la stoltezza e vivrete,
Andate diritti per la via dell'intelligenza"(Proverbi 9, 1-6).
Una pessima e diffusa abitudine della predicazione cristiana domenicale concentra la sua attenzione sul testo evangelico e quasi mai prende in considerazione le pagine del Primo Testamento.
Oggi, anche per superare questa brutta consuetudine, mi soffermerò brevemente su alcuni versetti del libro dei Proverbi.
Nella Bibbia ebraica si chiamano libri sapienziali: Proverbi, Giobbe e Qohelet. Se prendiamo in mano la Bibbia greca, dobbiamo aggiungere anche il Cantico dei Cantici, i Salmi, il Siracide e la Sapienza. Ecco perchè troviamo nelle nostre Bibbie alcune diverse collocazione dei libri.
Il libro dei Proverbi, con i suoi 31 capitoli, è una collezione che si è formata nel tempo e che, per conferirgli dignità, è stata posta sotto il nome di Salomone. Si tratta di un libro biblico che non gode di buona fama.
Spesso viene trascurato perchè alquanto monotono e poco incline ai sublimi voli e alle eccelse vette del pensiero creativo.
Eppure nei lunghi anni della mia vita più e più volte mi sono cullato e addirittura tuffato in questa lettura.
Un invito, un imperativo
Che cosa mi ha attratto? Un invito che quasi o senza quasi diventa un imperativo. Nella vita, se non si cerca e non si trova un senso, si fallisce. Questo andirivieni di versetti e di capitoli, solo in apparenza banali, mi lascia intravvedere la fatica quotidiana di tanti uomini e tante donne che cercano di dare un senso alla loro vita.
La sapienza, o anche solo la saggezza, è sempre provvisoria o lontana, irraggiungibile, "eppure, così insegna il libro dei Proverbi, per tutti la sapienza è a portata di mano, e la puoi incontrare a ogni angolo" (Renzo Petroglio)
E non finisce qui perchè si cerca un senso per trovare una strada, dei sentieri concreti. Anche il passo più piccolo e più incerto acquista valore.
Ma Dio dov'è?
Dentro la polvere delle nostre strade umane, fatte di incontri e di scontri, di fatiche, di imprevisti, di sorprese, di tentativi andati in fumo Dio si è come nascosto: un Dio che fa silenzio.
Il libro dei Proverbi non vuole che noi ci aspettiamo da Dio le risposte già pronte all'uso, confezionate. No: tocca a noi, ricevendo la testimonianza di chi ha cercato la sapienza prima di noi, fare la nostra parte.
Ma Dio, quel Dio che gioca a nascondersi, si fa compagno di viaggio di tutti coloro che cercano i sentieri della sapienza, dell'amore, della pace, della solidale convivenza. Già Eraclito svela come questa sapienza dal basso sia, nello stesso tempo, un dono dall'alto, una forza di cui l'uomo non può e non potrà mai impadronirsi.
Il testo biblico
Il testo dei Proverbi nei primi capitoli conferisce tale importanza alla Sapienza da farne la personificazione di Dio.
Se la ricerca della sapienza è fatica quotidiana, qui viene celebrata come un invito festoso, un pranzo pieno di abbondanza e di convivialità, con vino aromatizzato e pane nutriente. E' Dio che invita ad accogliere la sapienza: "se volete essere felici".
Nel cap. 8 l'invito si fa pressante decisivo:
"Ora, figli ascoltatemi!
Beati quelli che seguono le mie vie.
Ascoltate quel che vi insegno;
siate saggi e non dimenticate le mie parole.
Felice chi mi ascolta,
chi sta ogni giorno davanti alla mia porta,
e aspetta il momento di entrare!
Chi trova me, trova la vita......." (32 - 36)
Noi dentro al quotidiano
Quante occasioni la vita ci offre per metterci sul sentiero della vera sapienza: "Per le strade e sulle piazze la Sapienza lancia i suoi appelli......" (1, 20)
Gesù è per noi il testimone per eccellenza come infaticabile ricercatore della sapienza di Dio.
Nelle Scritture del suo popolo, nella preghiera, nell'incontro con le persone, nella solitudine Gesù cercava i sentieri di Dio tra gli uomini e le donne. Luca lo dice con una immagine efficace: "Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già divampato......" (12,49)
In un mondo in cui subiamo ogni giorno l'assedio della stupidità e della volgarità, questa "passione per la sapienza" è la via delle beatitudini che Gesù ha vissuto e poi predicato. Senza questa passione il sale, come ci ricorda il Vangelo, perde sapore e non serve più a nulla.
Gesù per me è, come scrisse Paolo, "sapienza di Dio" (1 Corinzi 1,24) nel senso che in lui si è incarnata, realizzata la volontà di Dio e, nello stesso tempo, il suo messaggio è per me, per noi cristiani, il cartello indicatore fondamentale per cercare e trovare ciò che Dio vuole da noi nella vita di ogni giorno.
Quanto più scandaglio la vita storica di Gesù tanto più essa mi pare "sovversiva" e costruttiva. La sua proposta mi sembra sempre più attuale ed incisiva.
Ma c'è un "ma"
Voglio dire che c'è un equivoco. La sapienza a volte viene presentata come la "virtù" dei prudenti, di quelli che non vanno mai fuori dal "seminato", collaudato, garantito...
La sapienza non può essere confusa con il freno a mano, con la retromarcia, con il calcolo, con il fare diplomatico.
In questi giorni ho ascoltato con gioia, trepidazione e tante lacrime il racconto di persone in ricerca di nuovi sentieri. Ho pregato con loro perchè Dio immetta nei loro cuori la forza e la sapienza necessarie per scegliere tra la volontà di un superiore ecclesiastico e il Vangelo.
La sapienza è audace e ci aiuta a non vendere l'anima nè al denaro, nè alla paura, nè al comodo, nè al potere ecclesiastico.
Quanto coraggio, quanta fiducia in Dio ci vuole quando devi scegliere tra la soggezione alle regole ecclesiastiche e la volontà di Dio, per non precipitare nell'angoscia o essere divorati dalla rabbia.
Ti prego
Ti prego, o Dio.
Voglio cercare dentro la vita laica di ogni giorno,
nel groviglio della matassa, nel labirinto e nel turbinio delle cose
i segni della Tua presenza e del Tuo amore.
Rendi sapiente il mio cuore e fammi compagnia
nel lungo cammino della sapienza,
come cercatore umile ed appassionato della Tua volontà.