Commento alla lettura biblica - domenica 23 agosto 2009
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio». Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Giovanni 6, 60-69).
Che testo espressivo, denso, provocatorio abbiamo davanti ai nostri occhi..... A volte le Scritture suscitano un corpo a corpo con noi, con la nostra vita, con la nostra ricerca di fede. E' la parola "sctenata" di cui parlava il grande riformatore Martin Lutero. Non so se riuscirò a far emergere qualche raggio della sconvolgente e penetrante luce di questa pagina che va letta, riletta, pregata.
Intanto riprendiamo il contesto
Gesù ha proposto ai suoi ascoltatori una prospettiva lucida: se qualcuno vuole davvero diventare mio discepolo, deve fare propria la mia pratica di vita e il mio messaggio. Giovanni lo esprime con una immagine forte: "mangiare la mia carne e bere il mio sangue".
Siamo di fronte ad un linguaggio simbolico espressivo: non si tratta di avere un pò di simpatia per Gesù, di diventare un suo fans, di far proprie quattro sue belle parole. No, si tratta di far diventare carne, cioè vita nostra, le sue scelte di fondo. Lo abbiamo approfondito meglio alcune settimane fa. Non stupisce allora che anche il Vangelo di Giovanni riferisca a modo suo un dato certamente storico: se Gesù era molto "attraente" e aggregante al primo impatto, succedeva poi un fenomeno abbastanza comprensibile e consueto. Quando il Nazareno approfondiva la sua proposta,...... tra le file dei suoi ascoltatori serpeggiava un evidente sconcerto. Questo profeta sembrava ai loro occhi troppo esigente. Alcuni, dopo una giornata di esaltante speranza, abbandonavano il maestro e se ne tornavano a casa sconcertati. Il Nazareno, che pure era uomo dell'accoglienza e grande educatore, capace di valorizzare anche i piccoli passi di cambiamento dei suoi ascoltatori, qui vuole parlare chiaro ai suoi discepoli: "Volete forse andarvene anche voi?".
Questa pagina del vangelo di Giovanni mostra senza mezzi termini un altro aspetto della persona e dell'invito di Gesù: il discepolo deve coinvolgersi e non può rimanere un simpatizzante.
"Questo vi scandalizza?"
Caro Gesù, evidentemente più e più volte ti sei accorto che le tue parole, le tue azioni e il tuo stile di vita diventavano un "sasso sulla strada", uno scandalo per chi ti incontrava. Tu, così accogliente, testimone fedele della apertura e dell'amore di Dio per tutte le sue creature, poi..... a volte...... lasciavi tutti di stucco, letteralmente sconvolti. Già quando avevi proclamato a voce alta quel "manifesto del regno di Dio", cioè le beatitudini, avevi destato reazioni contrapposte. Il: "guai ai ricchi" aveva dimezzato il numero dei tuoi ascoltatori che non volevano incorrere nel sospetto di essere amici di un profeta che gridava contro i ricchi. Sai, caro Gesù, più ti conosco e più diventi per me uno scandalo. Mi sorprendi, mi attiri, mi hai fatto innamorare di te, hai parlato al mio cuore di Dio come nessun altro, ma, per dirla tutta, sei anche stato per me il più grande disturbatore della mia quiete. Non mi lasci mai riposare sul guanciale delle mie certezze, delle mie presunte virtù, delle mie mediocrità, dei percorsi già noti e scontati. Eppure ogni giorno ringrazio Dio perchè ha messo sui miei passi questo profeta pazzo che sei tu, mite e sovvertitore. Sono sicuro, caro Gesù, che tu continuerai a parlare di Dio al mio cuore, a invitarmi a conversione, a disturbare i miei egoismi e le mie presunzioni. Lo "scandalo" che tu sei, quell'incontenibile e disturbante novità che continuo a trovare in te nella tesimonianza delle Scritture e nel confronto con altri uomini e donne sul sentiero del quotidiano, mi preservano dalla sclerocardia (parola greca che significa indurimento del cuore).
Temo che...
Sovente penso che la palude delle nostre chiese, delle nostre comunità abbia una origine molto chiara: si presenta un Gesù impacchettato, in confezione dogmatica, in pillole catechistiche, un bambolotto divino..... che non scandalizza più nessuno. Purtroppo la predicazione cristiana presenta un Gesù che è una batteria scarica, un profeta sterilizzato e disinnescato. Ne consegue che questo Gesù "normalizzato" diventa il testimone di un Dio ecclesistico, non del Dio biblico. E' ovvio che i gestori del sacro, con le loro catechesi sterilizzate e con le loro liturgie tranquillizzanti hanno tutto l'interesse a "mettere il collare" a Gesù per condurlo dove vogliono loro. Un Gesù vero e storico con la sua fede radicale in Dio e con la sua passione per la giustizia, sarebbe una bomba per il cristianesimo, uno tsunami per il Vaticano, un incendiario che appiccherebbe il fuoco a sindoni, santuari, madonne, reliquie....., manderebbe in fumo centinaia di encicliche...... L'ordine pubblico ecclesiastico ha bisogno di un Gesù "addomesticato".
Grazie, o Dio
Si, Ti ringrazio per il grande dono di questo profeta ebreo, disturbatore delle nostre paci fasulle.
Aiutami, o Dio, ad accettare la sua "provocazione" perchè lui è per me la strada che porta a Te, all'amore, alla solidarietà.
Come lui vorrei ogni giorno vivere il tempo, lo spazio e le relazioni come luogo della mia conversione davanti a Te, Dio che sei la sorgente della vita.
Eppure le parole ora dolci ora infuocate di questo profeta segnano per noi la via della pace, una via lungo la quale si trova senso e quel poco di felicità che a noi umani è concessa nei giorni della nostra vita terrena.